(dall’inviata Barbara Tedaldi) – La scuola riparte, tra luci e ombre, con il richiamo alle parole della Costituzione: “la scuola è di tutti e per tutti, non tollera esclusioni”. Sergio Mattarella inaugura l’anno scolastico con la tradizionale cerimonia che quest’anno è ospitata dall’istituto Saffi Alberti di Forlì, zona colpita dall’alluvione di maggio, segno della “inalterata vicinanza” a una terra piagata: “L’anno scolastico si apre in queste terre con regolarità, nonostante i danni subiti dalle strutture. E’ segno, forte e concreto, di tenacia e di resistenza” e del fatto che “l’Italia è una comunità. Che dai problemi si esce tutti insieme” afferma il presidente dopo aver incontrato i familiari delle vittime del fango.
Il capo dello Stato nota che come ogni anno “non mancano problemi, lacune e insufficienze”, ma conforta il fatto che “cresce, in ogni ambiente, la consapevolezza del valore strategico della formazione”. E soprattutto, nel 75’ anniversario della Costituzione, è fondamentale ricordare l’articolo 34 della Carta, che fissa sulla pietra una norma insuperabile: “la scuola è aperta a tutti”, “perché tutti i cittadini, sin dalla nascita, sono uguali”. Dunque “la scuola è, dunque, per tutti e di tutti. Non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari. Ne verrebbe – e, talvolta, ne viene – deformata”, “non ci può essere società libera e ordinata senza la scuola”.
“Inclusione” è quindi la parola chiave, riguarda chi ha disabilità, i figli dei migranti, i ragazzi delle aree più disagiate, persino i violenti. Innanzitutto “va considerato con attenzione che le nostre classi sono frequentate da circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri. Un decimo degli iscritti nei nostri istituti”, ragazzi che “studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia”. Ma “la peculiarità della condizione di migranti, unita alle condizioni di povertà di molte loro famiglie, fa sì che queste ragazze e questi ragazzi siano esposti più di altri a ritardi o abbandoni scolastici. Non si cresce con il necessario spirito civico nell’isolamento. Perché forme, pur non dichiarate né intenzionali, di separazione producono rischi gravemente insidiosi per l’intera società. Dobbiamo scongiurare il rischio di giovani che, crescendo al di fuori dei canali scolastici, traducano la loro marginalizzazione in rifiuto della convivenza o come impulso alla ribellione”. Ma il pensiero di Mattarella corre anche ai fenomeni di “gravissima devianza che hanno visto dei ragazzi come protagonisti”. Per questo “è necessaria un’azione di ampio respiro e a diversi livelli” che unisca “interventi strutturali per colmare i divari tra i territori”, con strategie per ampliare le opportunità e i percorsi di integrazione e solidarietà, con la repressione dei reati”. Sempre ricordando però che è “fondamentale combattere, con sempre maggior determinazione, l’abbandono scolastico”. “Perché la scuola – scandisce il Presidente – è la prima e la più importante risposta al degrado. E’ la buona scuola lo strumento più efficace e prezioso di cui la Repubblica dispone per creare e diffondere tra giovani generazioni una cultura della legalità, della convivenza, del rispetto”.
E nel giorno in cui il governo vara nuove norme sul voto in condotta, rendendolo fondamentale per il curriculum degli studenti, il capo dello Stato ribadisce che gli insegnanti vanno incoraggiati “assicurando loro condizioni economiche adeguate, e restituendo pienamente alla loro funzione il prestigio che le compete nella società e che talvolta è messo in discussione da genitori che non si rendono conto di recar danno ai propri figli”. Un tema caro al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che dal palco ha chiesto alle famiglie di siglare un nuovo “patto” con le scuole per “ridare autorevolezza alla figura del docente”. E citando Platone, Mattarella chiarisce che “quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari, e preferiscono adularli anziché guidarli, quando si disprezzano le leggi, e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide”.
Anche il Pnrr, che è “occasione storica per l’Italia” riguarda il potenziamento della scuola, che ha bisogno “di continua manutenzione e di aggiornamento. Anche per colmare limiti strutturali”, dai programmi alla sicurezza degli edifici e di studenti e docenti durante l’alternanza tra scuola e lavoro”. Un tema sul quale il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone ha ricordato l’istituzione da parte del governo di una assicurazione a copertura di tutti coloro che frequentano le scuole di ogni ordine e grado.
“L’attenzione ai giovani è fondamentale” afferma Mattarella che, sceso dal palco viene accerchiato dai ragazzi che chiedono, e ottengono un selfie. “La scuola deve essere sempre più aperta, accogliente, integrante”, e l’intero paese deve “credere nei giovani. Puntare su di loro. Aiutarli nella crescita”. (AGI)
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