Mattarella: "Per la pace modello Helsinki e non Jalta, la guerra è un mostro vorace"


AGI – Bisogna cominciare a costruire la pace in Ucraina, anche se al momento la Russia non mostra aperture al dialogo.

Sergio Mattarella indica una road map per superare il conflitto, che parta dal cessate il fuoco e si concluda con una conferenza internazionale sul modello di Helsinki. Ma non arretra nella condanna del governo russo, non del suo popolo, e fa notare che l’Italia è pronta a nuove sanzioni “senza esitazione”.

Il Presidente della Repubblica sceglie Strasburgo per il suo primo viaggio all’estero dalla rielezione, per parlare all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, come sette anni fa scelse il Parlamento europeo per il suo primo discorso ufficiale all’estero. E la visita avviene mentre la guerra in Ucraina non cala di intensità, lo scontro tra Russia e Nato si accende, lo scontro su gas e sanzioni è al culmine.

Ecco dunque che, pur senza arretrare di un millimetro nella condanna del Cremlino, il Presidente della Repubblica, da un luogo del multilateralismo che tutela i valori europei e che ha appena sospeso la Russia, cerca di alzare lo sguardo per cominciare a disegnare un ‘dopo’.

E chiede “uno sforzo creativo” per arrivare alla pace, proponendo un percorso fatto di quattro passaggi: innanzitutto “il cessate il fuoco”, poi un dialogo bilaterale tra Kiev e Mosca, la presenza di paesi garanti e infine una conferenza internazionale sul modello di Helsinki. Non Jalta, dove c’erano un vincitore e uno sconfitto, ma accordi tra i due blocchi dell’allora Guerra fredda per creare un nuovo equilibrio di pace e sicurezza.

“Quanto la guerra ha la pretesa di essere lampo – e non le riesce – tanto la pace è frutto del paziente e inarrestabile fluire dello spirito e della pratica di collaborazione tra i popoli” ha fatto notare Mattarella, per il quale “se perseguiamo obiettivi comuni, per ‘vincere’ non è più necessario che qualcun altro debba perdere. Vinciamo tutti insieme”. 

La condanna della Russia di Putin è chiara: “Di fronte a un’Europa sconvolta dalla guerra nessun equivoco, nessuna incertezza è possibile. La Federazione Russa, con l’atroce invasione dell’Ucraina, ha scelto di collocarsi fuori dalle regole”. E la decisione del Consiglio d’Europa che ha portato all’uscita di Mosca a metà marzo è “responsabilità del governo russo, “non del popolo”.

La linea italiana resta dunque quella di “ferma e attiva solidarietà nei confronti del popolo ucraino” e appello a Mosca “perché sappia fermarsi e ritirare le proprie truppe”.

Pungolato da un parlamentare inglese del Consiglio d’Europa sul rispetto delle sanzioni da parte dell’Italia, Mattarella conferma l’adesione “rigorosa e severa all’impianto sanzionatorio” e ricorda che il nostro Paese “è pronto ad ulteriori sanzioni senza alcuna esitazione, questa posizione è chiarissima a chiunque”.

Ma ora, confermata la condanna di Mosca, “alla comunità internazionale tocca un compito: ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso che conduca alla pace”. La premessa è che “in un mondo sempre più interconnesso”, “è anacronistico parlare di sfere territoriali di influenza”.

Mattarella nota anche alcune incongruenze, veri e propri paradossi dello scenario di questi giorni, a cominciare dall’appello della Russia, colpita dalle sanzioni, al rispetto delle regole del Wto dopo aver violato “tutte le principali carte definite nell’ambito degli organismi multilaterali”.

Anche la Corte penale internazionale viene invocata proprio da quei paesi che non le riconoscono autorità. Ma ex malo bonum, per il Presidente: vorrà dire che si amplia la consapevolezza della necessità di “cooperazione e istituzioni multilaterali”.

E se anche l’Onu, pur chiara nella condanna della Russia, è apparsa “inefficace sul terreno”, ben vengano le iniziative di chi vuole “evitare la paralisi del Consiglio di Sicurezza”.

Il rischio è chiaro al capo dello Stato: “La guerra è un mostro vorace, mai sazio. La tentazione di moltiplicare i conflitti è sullo sfondo dell’avventura bellicista intrapresa da Mosca”, “dobbiamo saper opporre a tutto questo la decisa volontà della pace” o “ne saremo travolti”.

E bisogna rispolverare parole che si speravano archiviate nel passato della Guerra fredda: “Distensione: per interrompere le ostilità. Ripudio della guerra: per tornare allo statu quo ante. Coesistenza pacifica, tra i popoli e tra gli Stati. Democrazia come condizione per il rispetto della dignità di ciascuno”.

Il modello che Mattarella propone è dunque “Helsinki e non Jalta: dialogo, non prove di forza tra grandi potenze”. Concretamente la via è quella di “prospettare una sede internazionale che rinnovi radici alla pace, che restituisca dignità a un quadro di sicurezza e di cooperazione”, sull’esempio della Conferenza di Helsinki del 1975. Dando vita se possibile a “una nuova architettura delle relazioni internazionali, in Europa e nel mondo”.

L’Italia è pronta a fare la sua parte, il premier Mario Draghi si sta spendendo in questo senso, per avviare un negoziato “nel rispetto della sovranità dell’indipendenza e dell’integrità dell’Ucraina”, ma Mattarella nota che ancora non si sono aperti “spiragli di disponibilità dalla federazione russa”.

Perché “la sicurezza, la pace non può essere affidata a rapporti bilaterali – Mosca versus Kiiv -. Tanto più se questo avviene tra diseguali, tra Stati grandi e Stati più piccoli”, solo l’intera comunità internazionale, rilancia il Presidente dalla sede di un organismo che unisce tutti i Peasi d’Europa, “può e deve essere la garante di una nuova pace”.

 

Source: agi