Mattarella, Palestina non Hamas. Ok Kiev, non umiliare Mosca


(dall’inviata Barbara Tedaldi) – “Alla mia età non immaginavo di poter assistere alla guerra in Europa”. Sergio Mattarella affida al presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev la sua amara riflessione e tutto il suo orrore per i due conflitti in corso in Ucraina e in Medio oriente. “Quello che ha fatto Hamas il 7 ottobre sgozzando bambini, violentando le donne, prendendo ostaggi bambini e anziani, filmando le scene di violenza è un insulto all’umanità”, afferma, mentre l’invasione di Kiev è stato “un grave errore della Russia che riporta indietro il tempo”. Nelle parole del Presidente c’è dolore, sorpresa e l’amara sconfitta di intere generazioni che hanno cercato di costruire un tempo di pace; il capo dello Stato fa i conti con la dura analisi dei fatti ma guarda comunque avanti cercando di indicare le possibili soluzioni.
“Come un cammello in una grondaia”, cantava Franco Battiato citando il filosofo e matematico persiano al-Biruni, in un inno contro guerra e violenza ricordato da Mattarella. Cioè come chi, davanti all’incognita incomprensibile dell’orrore di nuove guerre, non perde la speranza e cerca ovunque e in ogni modo la via per la pace. Ecco allora che dall’Uzbekistan, un paese stretto tra Russia, Cina e Paesi Arabi, quasi al termine di un viaggio che lo ha visto andare in Corea del Sud, lungo il 38’ parallelo su cui cominciò la Guerra fredda, il Presidente cerca spiragli e costruisce ponti. Dunque se ribadisce che l’invasione è stato “un grave errore della Russia che riporta indietro il tempo” perché “nessuna controversia può essere risolta aggredendo vicino”, l’impegno ora, insieme al sostegno a Kiev è “incoraggiare tutti i tentativi di mediazione in corso”. La prima condizione è che gli accordi futuri e auspicati “rispettino l’integrità territoriale dell’Ucraina”, ma per la prima volta si affaccia anche una riflessione su Mosca: “nessuno vuole umiliare e indebolire il ruolo della Russia” ragiona il capo dello Stato.
Mattarella, anche in questo caso per la prima volta in modo così dettagliato, analizza a voce alta la crisi in Medio Oriente. La premessa è inossidabile: “Quello che ha fatto Hamas il 7 ottobre sgozzando bambini, violentando le donne, prendendo ostaggi bambini e anziani, firmando le scene di violenza è un insulto all’umanità”. E va anche “ribadito, nell’interesse dei palestinesi, che Hamas non rappresenta il popolo palestinese”. Altro assioma è che i non militari uccisi o feriti in questa crisi sono tutti uguali, dunque anche Tel Aviv deve capire che “le azioni militari devono tenere conto delle vittime civili”. Ma la bilancia non è in equilibrio: “non si può mettere sullo stesso piano la deliberata azione di Hamas di colpire civili inermi”. L’imperativo ora è incentrato sulla “grande preoccupazione per la situazione umanitaria della popolazione, ma anche per il mancato rispetto dei diritti umani e in particolare della condizione delle donne”. Come prospettiva di medio-lungo periodo per il capo dello Stato non ci sono dubbi: “resto convinto che l’unica soluzione che porti alla stabilità e alla pace sia quella di due popoli e due Stati”.
E dall’Uzbekistan, paese orgoglioso della sua autonomia ma che vive all’ombra di vicini potenti e prepotenti, Mattarella cerca di tenere aperta una porta tra Europa e Asia, mentre a giorni due grandi nemici proveranno a stringersi la mano, con l’incontro di Biden e Xi a San Francisco. “Solamente il dialogo e la cooperazione – fondati sul rispetto reciproco e sul valore inalienabile della persona umana, in tutte le sue diverse manifestazioni – potranno debellare i fantasmi che si riaffacciano dell’imperialismo”.
L’Italia, l’Europa, offrono dialogo e rispetto, come dimostra l’accordo di partenariato strategico siglato tra Roma e Tashkent. Nella capitale uzbeka ieri si è svolto per la prima volta un summit dell’Economic cooperation organization in cui siedono tra gli altri Afghanistan, Iran, Kazakhstan, Pakistan e Turchia. Insomma, mentre le armi fanno fuoco, la diplomazia non si ferma e anche senza i riflettori puntati addosso, molti cercano di tessere una trama di dialogo. “Noi ci impegneremo in Europa per rafforzare la collaborazione con l’Asia e l’Asia centrale in quest’ottica è la chiave”, spiega il Presidente. Domani per Mattarella ultima tappa del viaggio, Samarcanda, su quella via della seta che nei secoli scorsi ha collegato in modo pacifico i due continenti. (AGI)
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