Massimo Montaldi, quando la ricerca costante dell’arte, diventa poesia.


di Patrizia Orofino

Massimo Montaldi, è un’ artista maestro e docente di educazione musicale. Il suo strumento, la chitarra, è sua complice di vita. Nato a Massa, in Toscana, dove cresce una vita sincera e genuina, passata tra valori appresi in famiglia,( la mamma parrucchiera il papà operaio e falegname) e il mestiere scelto per amore: la musica, l’ arte poetica e l’ insegnamento.
Abbiamo scambiato due chiacchiere per conoscerlo meglio.

D: Maestro Montaldi, quando è iniziata la sua passione per la musica e soprattutto chi le ha fatto scoprire le note?
R: Mi sono avvicinato alla musica quando ero bambino, mi ricordo che sentivo le canzoni che passavano alla radio e alla televisione e ne ero attratto ; insieme ai genitori andavo al mercato cittadino e tra un banco e l’altro ascoltavo le musiche che provenivano dai venditori di musicassette dove io, mi soffermavo incuriosito.
In casa vi erano dei 45 e 33 giri che ascoltavo costantemente e cantavo : erano dischi degli anni 60- 70. Devo dire che il mio rapporto con la musica è nato spontaneamente, ho sentito una fortissima attrazione che mi poi segnato positivamente per il resto della vita.
Durante l’adolescenza, ho incominciato a crearmi un mio gusto musicale, ascoltando e comprendendo la musica che circolava nella società di quel tempo, erano gli anni 80, affettuosamente devo anche ricordare la figura di un mio zio materno con il quale ho imparato i primi accordi rudimentali di chitarra, questa è diventata parte fondamentale ed integrante del mio percorso artistico.
Per quanto riguarda l’apprendimento musicale è stato un percorso molto lungo che ha dato forma ed indirizzo, alla mia predisposizione musicale, erano gli anni del Conservatorio dove io mi sono formato e ho iniziato ad entrare in un contesto dove ho potuto sviluppare, il mio senso dell’estetica musicale e strumentale.
D: Ci parli della sua passione per la poesia.
R: Spesso mi sono domandato come dare voce al mio mondo interiore, la poesia è stato un mezzo con cui stabilire un punto di connessione con la mia intimità, è stato un processo graduale che è partito dall’adolescenza per poi concretizzarsi parzialmente, in età adulta.
La mia attività richiama quello stile poetico che al di là della forma, ricerca l’unità e l’integrazione e quindi la valorizzazione dei sentimenti e delle emozioni, dando vita alle immagini interne che simbolicamente mi aiutano a definirmi e a completarmi internamente.
In questa ricerca dinamica, la sfera musicale si intreccia con il modello poetico, la musica, come il suono, può essere vista come un’operazione di sintesi, in cui gli aspetti intrinseci del modello poetico, vengono interpretati.
Questo orientamento specifico, riconosce il beneficio del suono nel vissuto, esso da ordine a un caos che spesso riflette le nostre contraddizioni interne, l’atto poietico diventa parte importante nel vedere e vedersi nelle cose.
Questa esperienza mi identifica, mi rende partecipe e presente a me stesso in un modo artistico che basta a se stesso, ossia diventa utile ai fini di una costruzione interna che rende obsoleta, qualsiasi condizione basata su questioni legate all’esteriorità.
D: Lei è un docente di educazione musicale, i suoi allievi cosa si aspettano da lei, oltre che insegnare uno strumento?
R: L’esperienza di docente, ad oggi per molte ragioni, mi ha consentito di mettere in discussione tutto quello che ho appreso dalla mia disciplina : in un contesto scolastico, il cui il cambiamento rimane un’ aspetto considerevole per poter far fronte alle varie criticità, diventa sempre più importante assumere una flessibilità che ci metta nelle condizioni, di capire come intervenire con delle soluzioni corrette.
Credo che nella realtà, qualsiasi disciplina trasmessa, richieda una comprensione di tutte quelle sfumature umane che necessitano di uno sguardo diverso che motivi e rivitalizzi, trasformando tutto quello che al momento non viene compreso. Compito quindi dell’insegnante è quello di far luce per
mezzo delle conoscenze acquisite, le quali rimandano ad un’attenzione verso lo sviluppo di quelle qualità umane che ancora oggi vediamo, sottomettersi ad una materialità che spesso confonde. Tolleranza, comprensione e umanità sono strumenti a mio avviso con cui aprirsi ad una chiave di lettura che mette la persona, al centro di un vissuto dove questa, viene riconosciuta nella totalità dei suoi talenti ed attitudini.
Ed è quindi nella forza di un‘attività che ricerchi un buon modo di trasmettere una direzione che sia costruttiva e allo stesso rimandi ad un principio di coerenza con quello che siamo e con quello che vogliamo diventare che le aspettative, possono confluire in uno stato armonico, dove il rispetto della propria persona diventa un punto di inizio per proiettarsi positivamente, in un futuro per certi aspetti difficile.
D: La sua prima poesia e l’ultima: ci dica le differenze di crescita nel tempo.
R: Un’ aspetto importante della poesia è senza dubbio il valore che essa imprime sulla vita delle persone, è un valore che viene misurato in base alla capacità di andare in fondo alle cose, conducendo uno stile di vita, dove le parole non rivelano solo una qualità estetica ma in risonanza, donano a noi stessi, lo specchio della nostra vera essenza.
Esse svelano, la direzione con cui intraprendere un percorso che nel tempo ci stimola a cogliere l’opportunità di sentirsi in armonia con quello che siamo e quello ci circonda ; da questo punto di vista le differenze sono da ricercarsi sulla qualità della decisione, portando alla luce ciò che stiamo vivendo ma in una modalità qualitativamente diversa, separando gli aspetti materici da quelli spirituali seguendo una visione alchemica. Pertanto come riporto in un passo della mia un’ultima raccolta di poesie che si chiama “Confessioni di un’Eremita” è nostra responsabilità aprirsi con ogni mezzo alla conoscenza di noi stessi : “nel giusto sguardo di un libero spirito poni le tue speranze e scrivi umile la tua storia. Resta in un ballo dove anche l’eremita danza al ritmo di 7 ottavi e dolcemente chiude gli occhi davanti alla luna.”
D: Progetti per il futuro?
R: Vi sono nella mia attività artistica dei progetti a cui tengo particolarmente e mi piacerebbe che arrivassero al loro compimento come per esempio, lo spettacolo artistico- musicale “Fleurs” di cui sono l’ideatore e il direttore artistico ; questo evento è arrivato ormai alla sua XV edizione, prevede quest’anno come tematica principale, la Magia.
La mia seconda raccolta di poesie uscita quest’anno si chiama “Confessioni di un’eremita” ed è prevista una sua rielaborazione in chiave poetico-musicale che verrà eseguita durante l’estate 2024. A lungo termine, vorrei cominciare a lavorare sulla rappresentazione di una commedia da me scritta che si chiama “Allegri Compagni”, essa è un viaggio ironico che passa, attraverso l’esperienza dell’arte e della filosofia, inoltre nel corso degli anni ho scritto diverse composizioni musicali che necessitano di essere incise e pubblicate.
Per quanto riguarda invece l’aspetto della scrittura, in un futuro prossimo, vorrei scrivere un mio libro autobiografico dove parlerò della mia esperienza sia come uomo che come musicista e si chiamerà “ Shape of my heart.”