AGI – Massimo e Gino sposi a Giarre, nel 40esimo anniversario del delitto che scosse l’opinione pubblica svegliando la coscienza sulla comunità Lgbt+ nel 1980. Massimo Milani e Gino Campanella si sono conosciuti nel 1978, il loro amore è iniziato quello stesso anno.
Gino vestito di bianco, Massimo di sfavillante Rosso, sono stati accolti da applausi e dalle note e dai versi di “Io che ho amato solo te” di Sergio Endrigo. Trenta i presenti nella sala del municipio, nel rispetto delle norme di sicurezza Covid, compreso il sindaco Angelo D’Anna che li ha dichiarati uniti civilmente.
Da oltre 40 anni vivono insieme e portano avanti le lotte che hanno dato vita ad Arcigay in Italia. Insieme sono corsi a Giarre nel 1980, vicino Catania, dopo avere appreso dai giornali e dalla Tv che due ragazzi omosessuali erano stati trovati morti in un campo, mano nella mano.
Mentre le famiglie cercarono di far passare quel delitto come omicidio-suicidio, Massimo e Gino, come tanti attivisti e attiviste dell’epoca, sapevano che era l’ennesimo caso di violenza che le stesse famiglie, la società e i media operavano sulle persone Lgbt+ in Italia.
Nel 1993 il loro primo “matrimonio”. Una celebrazione nella pubblica piazza a Palermo, appoggiata dalla Giunta comunale di allora, in sostegno delle prime leggi che riconoscevano l’unione tra due persone dello stesso sesso. Massimo e Gino non possono ancora sposarsi (non esiste il matrimonio egualitario) ma hanno potuto unirsi civilmente e hanno scelto di farlo a Giarre, nella Sala degli Specchi del palazzo di città, nel quarantesimo anniversario del delitto che vide morire Giorgio e Toni, di 15 e 25 anni.
Un evento che non cambia di certo la storia, spiegano i protagonisti, ma che per moltissime persone “significa tanto, soprattutto per loro due: un riscatto emotivo, simbolico e politico che vuole commemorare le due giovani vite spezzate nel 1980 celebrando l’amore”.
“Il nostro è un lungo discorso d’amore”, afferma Massimo Milani, cominciato 42 anni fa “e che ha la sua apotesi oggi qui a Giarre in ricordo di Giorgio e Toni che sempre sono rimasti nei nostri cuori, ispirando la nostra lotta per la vita, il rispetto e la dignità delle persone”.
Tra fiori, agrumi e decorazioni di ispirazione siciliana, ad allestire la sala sono stati gli studenti e le studentesse del Convitto Annesso a I.I.S. Mazzei di Macchia di Giarre diretti dalla preside Tiziana D’Anna. A colori invertiti rispetto alla celebrazione di schieramento del ’93 ed entrambi con un bouquet donato da Motisi Floral Design. Gino con un completo bianco ghiaccio di Dolce & Gabbana e Massimo in una ‘nuvola’ di colore rosso fuoco.
L’abito da sposa, disegnato e donato da Morena Fanny Raimondo, ha una gonna con strascico e una giacca a taglio smoking rivisitato e arricchito di due interventi a cura di ilovetaboo.com che ha decorato un rever della giacca con la scritta “O si è felici o si è complici”, titolo di uno spettacolo di Nino Gennaro nonché testo più volte portato in scena e in piazza da Arcigay Palermo e ispirazione per diversi eventi politici e teatrali tra cui un reading dell’attore e regista Massimo Verdastro, presente in sala in qualità di testimone insieme all’attivista Lorenzo Canale.
Sull’altro rever invece la scritta “Giorgio e Toni”, in tributo ai due giovani fidanzati assassinati il 31 ottobre di 40 anni fa, proprio a Giarre, e il motivo per cui Massimo e Gino hanno scelto di celebrare nel piccolo Comune del catanese l’unione civile.
Al termine della cerimonia Massimo e Gino hanno portato uno dei bouquet al cimitero di Giarre, lasciandolo in dono per Giorgio e Toni, “vittime di feroce omofobia e vile omertà nell’Italia degli anni Ottanta e loro malgrado scintilla che accese il fuoco del movimento Lgbt+”.
Ora Massimo e Gino dicono di avere un altro desiderio: che Giarre “finalmente cerchi nel cimitero le tombe ‘nascoste’ e introvabili dei due giovani li seppellisca insieme in ricordo del loro amore negato. Sarebbe un segnale molto forte che la citta è cambiata e condivide tutte le forme di amore.
Giarre città aperta “a tutte le persone innamorate che come noi vorranno sposarsi qui in un luogo finalmente pacificato affermando così ogni volta che accadrà che quello che è successo a Giorgio e a Toni non potrà avvenire mai più”.
Vedi: Massimo e Gino sposi in Sicilia, un amore ostinato lungo 42 anni
Fonte: cronaca agi