Market mover: occhi puntati sull’effetto Draghi e sugli indici Pmi


L‘effetto Draghi’ sui mercati lunedì mattina e i Pmi, gli indici anticipatori di Germania, Francia e Europa a febbraio, previsti per venerdì 19 febbraio, sono i due principali market mover da tenere d’occhio.

I mercati hanno terminato in rialzo ma restano molto volatili. Le Borse lunedì resteranno chiuse a Wall Street per il President Day, e non apriranno prima di giovedì 18 febbraio in Cina per le festività del Nuovo anno lunare.

La loro prima preoccupazione sono soprattutto le varianti del Covid, che finora sono state tenute sotto controllo in Europa, Stati Uniti e Asia. La guardia dei governi sulle varianti comunque non si abbassa e Pechino ha introdotto severe restrizioni per fronteggiare la lunga festività del Capodanno lunare. In Cina nuovi lockdown sembrerebbero da escludere, anche se l’effetto dei movimenti durante le festività potranno essere verificati solo nei prossimi giorni.

Effetto Draghi: per spread ancora margini restringimento

Finora l’effetto Draghi ha aiutato Piazza Affari e ha fatto scendere lo spread sotto i 90 punti e il rendimento del Btp decennale al minimo storico dello 0,44%. L’impressione degli analisti è che a partire da domani, alla riapertura dei mercati, il nuovo governo farà ancora scendere lo spread.

“Almeno per un paio di mesi la luna di miele tra il mercato e Draghi è destinata a durare” assicura Vincenzo Bova, strategist di Mts. I motivi? “Non solo – spiega Bova – perché l’ex numero uno della Bce è riuscito nell’impresa che sembrava impossibile di cancellare l’instabilità politica e di costruire un clima di unità nazionale in Italia, o perché il nome di Draghi rappresenta una garanzia di affidabilità per gli investitori.

Esiste anche una ragione più pratica e cioè il fatto che l’Italia e la Spagna sono gli unici due Paesi europei con dei tassi positivi sui decennali. E sono dunque dei titoli appetibili. In realtà ci sarebbero anche Portogallo e Grecia, ma si tratta di due Paesi che sono ancora sotto piano di aiuti e dunque hanno poco debito in circolazione.

Per questo dico che sullo spread italiano ci sono ancora dei margini di restringimento. Non dico che arriverà a zero, ma ci sono ancora ampi margini di discesa”.

Indice Pmi in europa e Usa, sotto osservazione i servizi

La settimana prossima si chiude venerdì con una sfilza di indici Pmi flash in Germania, Francia, Europa, Gran Bretagna e Usa (non sono previsti dati per l’Italia). La componente più interessante da tenere sotto osservazione sarà quella sui servizi, per capire se a febbraio c’è stato o meno un miglioramento.

L’anno si è aperto in frenata per colpa delle chiusure e delle misure di distanziamento, che sono ripartite e hanno indebolito la ripresa, soprattutto nel settore dei servizi.

A febbraio doverebbe esserci qualche segnale di miglioramento anche se piuttosto tiepido, in attesa che a marzo aumentino gradualmente le riaperture. I servizi nell’area euro a febbraio dovrebbero restare sotto la soglia dei 50 punti, che separa le fasi di espansione da quella di contrazione dell’economia, non sono quindi previsti grandi scostamenti, anche se dovremmo assistere a un leggero miglioramento rispetto a gennaio.

Al momento i contagi nei principali Paesi europei sono stabili o in calo, mentre le varianti fanno paura ma sono abbastanza localizzate. In Germania Angela Merkel la settimana scorsa ha lanciato un allarme piuttosto forte sulla pandemia, ma probabilmente lo ha fatto per evitare le riaperture troppo brusche che da più parti si richiedevano. A inizio marzo comunque in parecchi Paesi, inclusa la Germania, l’Italia e la Gran Bretagna, scadranno le misure anti-Covid più pesanti, tra cui i coprifuoco.

Negli Usa mercoledì minute Fed e dati sul retail

Negli Stati Uniti preoccupano i dati sul lavoro. Jerome Powell ha lanciato la settimana scorsa l’allarme e ha detto che il Paese è “molto lontano” dall’avere un mercato del lavoro forte.

Mercoledì 17 febbraio usciranno le minute sull’ultima riunione del Fomc della Fed, quella del 27 gennaio, la prima dell’era Biden, in cui la politica monetaria è rimasta invariata e la banca centrale si è impegnata e fare di tutto per mantenere i tassi d’interesse vicini alle zero finchè l’economia non avrà raggiunto la massima occupazione e l’inflazione non sarà salita al 2%”.

Sarà dunque interessante capire se il 27 gennaio qualche membro del Fomc abbia lasciato intendere che i tassi si possono rialzare. Sempre mercoledì sono attesi i dati sulle vendite al dettaglio Usa a gennaio. In questa fase i consumi sono fondamentali per capire lo stato della ripresa americana. Finora le vendite al dettaglio Usa sono scese a ottobre, a novembre e a dicembre. A gennaio dovrebbero ricominciare a salire. La stima è +1%.

Negli Usa c’è anche grande attesa per il piano Biden da 1.900 miliardi di dollari. I dem sembrerebbero aver scelto la strada rapida della riconciliazione piuttosto che quella dell’accordo bipartisan. Questo significa che che sono pronti ad approvare il piano senza i voti repubblicani. La scadenza per l’approvazione è quella del 14 marzo.

La Speaker della Camera Nancy Pelosi non esclude un via libera entro la fine di febbraio. I mercati ormai lo danno per scontato, per cui qualsiasi intoppo li innervosirebbe, tanto più che il rendimento dei Treasury è in rialzo e questo, se il trend dovesse consolidarsi, non è un segnale positivo per l’azionario.

Fonte: economia agi