Da monitorare anche il forte drenaggio di liquidità che il Tesoro statunitense inizierà ad attuare negli Usa, dopo l’accordo sull’innalzamento del tetto del debito. In pratica il Tesoro per rimpinguare il suo conto di tesoreria prossimo allo zero a causa dei lunghi negoziati sul tetto sul debito inizierà ora un forte flusso di emissioni di Treasury. Questo drenaggio, dopo l’accordo, inizierà a partire da lunedì e dovrebbe accrescersi nella seconda parte di giugno, quando al flusso di emissioni governative a breve temine si aggiungerà anche l’effetto delle scadenze fiscali. Sul fronte banche centrali, la settimana sarà ricca di riunioni con gli interventi delle autorità monetarie di Australia, Canada, India e Polonia. Tutti questi istituti dovrebbero mantenere i tassi invariati e sarà di particolare interesse soprattutto la riunione della Rbe australiana, la quale il mese scorso aveva sorpreso i mercati con un rialzo di 25 punti base. Infine, c’è da monitorare il meeting dell’Opec+ di oggi, con il mercato che non si attende nuovi tagli, anche se il calo delle quotazioni petrolifere visto di recente aumenta le possibilità di una discussione interna su tale opzione, soprattutto tra i due maggiori esportatori, l’Arabia Saudita e la Russia.
Un altro effetto del drenaggio è l’aumento dei tassi dei titoli a breve. Il rendimento dei Treasury a 6 mesi è salito al 5,5%, il 3 mesi rende il 5,4% e anche il 2 anni continua ad apprezzarsi sul 10 anni: 4,6% contro il 3,37%. Questi movimenti sul fronte obbligazionario hanno fatto aumentare i differenziali di tasso Usa/Germania, comportando un apprezzamento del dollaro. “E in prospettiva – spiega Cesarano – questo trend tenderà a rafforzarsi, man mano che il drenaggio a giugno crescerà, prenderà piede”.
L’inflazione nell’area euro è migliorata, grazie al calo dei prezzi dell’energia. L’inflazione ‘core’, che è quella che preoccupava di più, è scesa a maggio soprattutto in Germania, Spagna e Francia, meno in Italia, dove la componente servizi e quella alimentare, che sono più difficili da raffreddare, contano di più. Tuttavia Christine Lagarde insiste nel dire che l’inflazione europea “resta alta” e che occorre “fare di più” per ridurla, il che significa che la Bce sicuramente farà altri due rialzi dei tassi a giugno e luglio, riservandosi di decidere a settembre sulla base dei prossimi dati. Anche negli Usa i dati sul mercato del lavoro sono andati bene venerdì scorso. “Il mercato del lavoro Usa resta tonico – commenta Cesarano – grazie al traino dei servizi, mentre la manifattura appare già in recessione. Tuttavia i servizi pesano i due terzi dell’economia, per cui contano più del manifatturiero”. La settimana prossima occhio ai dati dell’Ism servizi, attesi a maggio in lieve miglioramento rispetto al mese precedente. “Se il dato fosse sensibilmente più alto delle attese questo potrebbe alimentare il timore di una fed più aggressiva. Viceversa un dato sotto le attese stempererebbe tali timor ma nel breve potrebbe riaprire i timori di recessione”. La Fed per giugno si sta orientando per una pausa di riflessione sui tassi. Il motivo? “La versione ufficiale – spiega Cesarano – è che lo facciamo così abbiamo altri dati per decidere meglio dopo. Credo però che concorra anche un altro fattore: in questa fase di drenaggio di liquidità, se rialzi i tassi facendo salire ulteriormente i rendimenti dei Treasury bills, rischi di spingere ancora di più i depositanti a lasciare i depositi per comprare Treasury, creando così tensione e dunque problemi alle banche, specie quelle regionali”.– SI RIUNISCE L’OPEC+, NON SONO PREVISTI TAGLI A PRODUZIONE
Oggi si riunisce l’Opec+, in una fase di prezzi petroliferi in calo. Tuttavia non sono previste grandi sorprese, sarebbe a dire non dovrebbero esserci nuovi tagli della produzione in vista. L’importante sarà capire i toni con cui dialogano i ‘big’ del settore, in particolare Arabia Saudita e Russia, che in questa fase non sono sulla stessa lunghezza d’onda. “Il problema – spiega Cesarano – è che si sono messi d’accordo per fare i tagli e sostenere i prezzi. L’Arabia li fa e la Russia invece preferisce vendere di più e fare un po’ come le pare sui tagli alla produzione. Di qui le frizioni tra i due”.
Questa settimana ci sono diversi dati cinesi da monitorare. Si inizia lunedì con il Caixin servizi. Poi mercoledì si prosegue con la pubblicazione della bilancia commerciale di maggio, prevista nettamente in surplus. Ancora più importante sarà, venerdì, il dato sull’inflazione. Una conferma di un livello prossimo allo zero, visto di recente, aumenterebbe le attese di nuove misure di stimolo da parte della PBoC. In Cina la ripresa sembra aver perso slancio. I dati sull’attività manifatturiera a maggio sono stati contrastanti. L’indice Pmi manifatturiero, calcolato dall’ufficio nazionale di statistica, è sceso a 48,8 punti dai 49,2 punti di aprile, ai minimi da 5 mesi. L’indice Caixin, calcolato privatamente e che tiene maggiormente conto delle piccole e medie imprese, registra invece dei dati diversi e mostra a maggio un’espansione di 50,9 punti dell’industria. Tuttavia, secondo Bloomberg, il governo di Pechino è pronto a varare manovre di stimolo per il comparto immobiliare, che è da tempo in crisi e che rappresenta un ‘driver’ importante per la crescita dell’economia del Dragone. Questo è bastato a cambiare l’umore dei mercati finanziari cinesi, con la Borsa di Shanghai e quella di Hong Kong che sono tornate a salire, per l’aspettativa che l’arrivo di stimoli al settore immobiliare possa bastare a far ripartire i consumi e gli investimenti.- IN ITALIA DEBUTTA IN ITALIA IL BTP VALORE
Da segnalare il debutto in Italia, la prossima settimana, del Btp Valore in Italia. Si tratta di uno strumento pensato dal Tesoro per il mercato retail, cioè principalmente per i piccoli risparmiatori individuali, e per stabilizzare il debito, in un quadro in cui abbiamo delle revisioni al rialzo del nostro Pil, intorno all’1% nel 2023, grazie al calo del prezzo del gas e alla buona partenza nel primo trimestre. Le due cedole minime del Btp valore, che eventualmente potranno essere riviste al rialzo, saranno 3,25% per i primi 2 anni e 4% per i successivi 2, a cui andrà aggiunto un premio fedeltà dello 0,5%, per chi terrà i buoni del Tesoro per 4 anni e dunque fino a scadenza, il che, alle condizioni attuali, rappresenta un vantaggio intorno allo 0,25% rispetto all’acquisto di un normale Btp a 4 anni. Sarà importante capire quanto decolla questo nuovo prodotto, per capire quanto riesce l’Italia a collocare il suo debito internamente. Oggi circa il 9% del debito pubblico italiano è in mano al retail. Se questo prodotto andrà bene si andrà oltre questa quota, iniziando così ad andare in doppia cifra. (AGI)