Market mover: dati Cina, Ism e rischio crisi liquidità Usa


La prossima sarà una settimana economica poco impegnativa, all’insegna della transizione. L’attenzione sarà principalmente rivolta ad alcuni dati macro che arriveranno soprattutto dalla Cina. Il mercato, viste le indicazioni negative giunte dai recenti dati, ha iniziato ad avere dubbi sulla forza della ripresa della seconda economia mondiale. Si inizia mercoledì con la pubblicazione della bilancia commerciale di maggio del Dragone, prevista nettamente in surplus. Ancora più importante sarà, venerdì, il dato sull’inflazione. Una conferma di un livello prossimo allo zero, visto di recente aumenterebbe le attese di nuove misure di stimolo da parte della Pboc. Da tenere d’occhio lunedì anche la bilancia commerciale della Germania. Negli Usa, il dato più importante da monitorare sarà, sempre lunedì, l’Ism servizi, atteso a maggio in lieve miglioramento rispetto al mese precedente.
Da monitorare anche il forte drenaggio di liquidità che il Tesoro statunitense inizierà ad attuare negli Usa, dopo l’accordo sull’innalzamento del tetto del debito. In pratica il Tesoro per rimpinguare il suo conto di tesoreria prossimo allo zero a causa dei lunghi negoziati sul tetto sul debito inizierà ora un forte flusso di emissioni di Treasury. Questo drenaggio, dopo l’accordo, inizierà a partire da lunedì e dovrebbe accrescersi nella seconda parte di giugno, quando al flusso di emissioni governative a breve temine si aggiungerà anche l’effetto delle scadenze fiscali. Sul fronte banche centrali, la settimana sarà ricca di riunioni con gli interventi delle autorità monetarie di Australia, Canada, India e Polonia. Tutti questi istituti dovrebbero mantenere i tassi invariati e sarà di particolare interesse soprattutto la riunione della Rbe australiana, la quale il mese scorso aveva sorpreso i mercati con un rialzo di 25 punti base. Infine, c’è da monitorare il meeting dell’Opec+ di oggi, con il mercato che non si attende nuovi tagli, anche se il calo delle quotazioni petrolifere visto di recente aumenta le possibilità di una discussione interna su tale opzione, soprattutto tra i due maggiori esportatori, l’Arabia Saudita e la Russia.
    “Il pezzo forte della settimana – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – sarà la verifica degli eventuali primi impatti del drenaggio di liquidità ad opera del Tesoro Usa negli Stati Uniti. L’effetto maggiore dovrebbe manifestarsi nella seconda parte di giugno e potrebbe interessare anche l’area Euro in vista della scadenza a fine mese di 477 miliardi di euro di Tltro, le operazioni della Bce di rifinanziamento mirate a fornire liquidità alle banche. Questa prima settimana di giugno – aggiunge Cesarano – potrebbe essere più altalenante e volatile della precedente. E mi aspetto che soprattutto nella seconda parte di giugno arrivino delle prese di profitto sui mercati azionari, quando diventerà più intenso il citato drenaggio di liquidità, per via anche delle scadenze fiscali negli Usa del 15 giugno, delle Tltro in area Euro e per le emissioni di Treasury bill finalizzate a rimpinguare il conto di tesoreria Usa, che è quasi a zero. Prima di entrare nel vivo del possibile effetto drenaggio – prosegue nella riflessione l’analista – potrebbe esserci ancora in parte l’effetto lungo del trend in atti sul tech Usa guidato dall’intelligenza artificiale, in vista della conferenza degli sviluppatori di Apple dal 5 al 9 giugno, che, come è già successo con quella di Google, potrebbe annunciare nuovi prodotti legati all’intelligenza artificiale. Soprattutto dopo Nvidia sull’intelligenza artificiale si è creato un effetto contagio sui mercati. E’ iniziata una corsa all’acquisto dei titoli legati all’AI. L’euforia iniziale di fronte a nuovi trend è un fenomeno già accaduto. E’ possibile in questo caso che, stemperati gli eccessi per effetto anche della fase temporanea di drenaggio di liquidità, il trend rimanga in atto, visti i possibili vasti impieghi dell’intelligenza artificiale. Non mancano ovviamente i possibili rischi legati da un lato ai risvolti etici e dall’altro alla fluidità della catena di fornitura di wafer di silicio da Taiwan, necessari per la produzione di chip ad alte prestazioni”. – USA: SCONGIURATO IL DEFAULT MA RESTA IL PROBLEMA DI UN FORTE DRENAGGIOArchiviato l’innalzamento del tetto del debito Usa che ora, come ha detto il leader dei dem al Senato Chuck Schumer consentirà agli americani di “vedere allo specchietto retrovisore” il pericolo del default, resta sul tappeto un altro problema: il drenaggio di liquidità. Di che si tratta? Intanto una premessa. “Il fatto che le autorità Usa abbiano aspettato fino alla fine a mettersi d’accordo – spiega Cesarano – è legato a un altro fatto e cioè che finora il Tesoro, almeno da un anno, dalle elezioni di midterm, in mancanza della possibilità di un innalzamento del tetto, ha ridotto le emissioni di debito e, per pagare i conti pubblici, ha attinto ‘dai risparmi’, facendo ricorso essenzialmente al conto corrente dello Stato, dove confluiscono le entrate fiscali, che è stato praticamente prosciugato. Restano a disposizione solo una quarantina di miliardi dollari, rispetto ai 600-650 miliardi medi dell’anno scorso. Questo significa che il conto va rimpinguato e che ora, grazie all’innalzamento del tetto del debito, si potrà nuovamente ricorrere alle emissioni di debito. Tuttavia il rischio è che, dopo tanta siccità, arrivi il diluvio ossia l’effetto drenaggio indotto dalle emissioni di titoli a breve sia troppo corposo rapportato al lasso di tempo in cui si manifesta. A partire da lunedì, dopo la firma di Biden, il Tesoro emetterà Treasury bill, cioè titoli a breve, a 3 e 6 mesi, a pioggia. In pratica avverrà un forte drenaggio di liquidità, proprio in prossimità della scadenza fiscale del 15 giugno, che a sua volta drenerà altri soldi dal mercato verso le casse dello Stato. Drenare significa che lo Stato invece di immettere liquidità sui mercati attraverso la spesa pubblica, l’assorbe. E qual è il rischio? Che i mercati finanziari Usa potranno trovarsi a corto di liquidità, il che rappresenta un pericolo, soprattutto per il sistema delle banche regionali, che già hanno dato diversi segnali di crisi di liquidità”.

Un altro effetto del drenaggio è l’aumento dei tassi dei titoli a breve. Il rendimento dei Treasury a 6 mesi è salito al 5,5%, il 3 mesi rende il 5,4% e anche il 2 anni continua ad apprezzarsi sul 10 anni: 4,6% contro il 3,37%. Questi movimenti sul fronte obbligazionario hanno fatto aumentare i differenziali di tasso Usa/Germania, comportando un apprezzamento del dollaro. “E in prospettiva – spiega Cesarano – questo trend tenderà a rafforzarsi, man mano che il drenaggio a giugno crescerà, prenderà piede”.

– NEGLI USA OCCHIO ALL’ISM SERVIZI
L’inflazione nell’area euro è migliorata, grazie al calo dei prezzi dell’energia. L’inflazione ‘core’, che è quella che preoccupava di più, è scesa a maggio soprattutto in Germania, Spagna e Francia, meno in Italia, dove la componente servizi e quella alimentare, che sono più difficili da raffreddare, contano di più. Tuttavia Christine Lagarde insiste nel dire che l’inflazione europea “resta alta” e che occorre “fare di più” per ridurla, il che significa che la Bce sicuramente farà altri due rialzi dei tassi a giugno e luglio, riservandosi di decidere a settembre sulla base dei prossimi dati. Anche negli Usa i dati sul mercato del lavoro sono andati bene venerdì scorso. “Il mercato del lavoro Usa resta tonico – commenta Cesarano – grazie al traino dei servizi, mentre la manifattura appare già in recessione. Tuttavia i servizi pesano i due terzi dell’economia, per cui contano più del manifatturiero”. La settimana prossima occhio ai dati dell’Ism servizi, attesi a maggio in lieve miglioramento rispetto al mese precedente. “Se il dato fosse sensibilmente più alto delle attese questo potrebbe alimentare il timore di una fed più aggressiva. Viceversa un dato sotto le attese stempererebbe tali timor ma nel breve potrebbe riaprire i timori di recessione”. La Fed per giugno si sta orientando per una pausa di riflessione sui tassi. Il motivo? “La versione ufficiale – spiega Cesarano – è che lo facciamo così abbiamo altri dati per decidere meglio dopo. Credo però che concorra anche un altro fattore: in questa fase di drenaggio di liquidità, se rialzi i tassi facendo salire ulteriormente i rendimenti dei Treasury bills, rischi di spingere ancora di più i depositanti a lasciare i depositi per comprare Treasury, creando così tensione e dunque problemi alle banche, specie quelle regionali”.– SI RIUNISCE L’OPEC+, NON SONO PREVISTI TAGLI A PRODUZIONE
Oggi si riunisce l’Opec+, in una fase di prezzi petroliferi in calo. Tuttavia non sono previste grandi sorprese, sarebbe a dire non dovrebbero esserci nuovi tagli della produzione in vista. L’importante sarà capire i toni con cui dialogano i ‘big’ del settore, in particolare Arabia Saudita e Russia, che in questa fase non sono sulla stessa lunghezza d’onda. “Il problema – spiega Cesarano – è che si sono messi d’accordo per fare i tagli e sostenere i prezzi. L’Arabia li fa e la Russia invece preferisce vendere di più e fare un po’ come le pare sui tagli alla produzione. Di qui le frizioni tra i due”.
– CINA: LA RIPRESA PERDE SLANCIO
Questa settimana ci sono diversi dati cinesi da monitorare. Si inizia lunedì con il Caixin servizi. Poi mercoledì si prosegue con la pubblicazione della bilancia commerciale di maggio, prevista nettamente in surplus. Ancora più importante sarà, venerdì, il dato sull’inflazione. Una conferma di un livello prossimo allo zero, visto di recente, aumenterebbe le attese di nuove misure di stimolo da parte della PBoC. In Cina la ripresa sembra aver perso slancio. I dati sull’attività manifatturiera a maggio sono stati contrastanti. L’indice Pmi manifatturiero, calcolato dall’ufficio nazionale di statistica, è sceso a 48,8 punti dai 49,2 punti di aprile, ai minimi da 5 mesi. L’indice Caixin, calcolato privatamente e che tiene maggiormente conto delle piccole e medie imprese, registra invece dei dati diversi e mostra a maggio un’espansione di 50,9 punti dell’industria. Tuttavia, secondo Bloomberg, il governo di Pechino è pronto a varare manovre di stimolo per il comparto immobiliare, che è da tempo in crisi e che rappresenta un ‘driver’ importante per la crescita dell’economia del Dragone. Questo è bastato a cambiare l’umore dei mercati finanziari cinesi, con la Borsa di Shanghai e quella di Hong Kong che sono tornate a salire, per l’aspettativa che l’arrivo di stimoli al settore immobiliare possa bastare a far ripartire i consumi e gli investimenti.- IN ITALIA DEBUTTA IN ITALIA IL BTP VALORE
Da segnalare il debutto in Italia, la prossima settimana, del Btp Valore in Italia. Si tratta di uno strumento pensato dal Tesoro per il mercato retail, cioè principalmente per i piccoli risparmiatori individuali, e per stabilizzare il debito, in un quadro in cui abbiamo delle revisioni al rialzo del nostro Pil, intorno all’1% nel 2023, grazie al calo del prezzo del gas e alla buona partenza nel primo trimestre. Le due cedole minime del Btp valore, che eventualmente potranno essere riviste al rialzo, saranno 3,25% per i primi 2 anni e 4% per i successivi 2, a cui andrà aggiunto un premio fedeltà dello 0,5%, per chi terrà i buoni del Tesoro per 4 anni e dunque fino a scadenza, il che, alle condizioni attuali, rappresenta un vantaggio intorno allo 0,25% rispetto all’acquisto di un normale Btp a 4 anni. Sarà importante capire quanto decolla questo nuovo prodotto, per capire quanto riesce l’Italia a collocare il suo debito internamente. Oggi circa il 9% del debito pubblico italiano è in mano al retail. Se questo prodotto andrà bene si andrà oltre questa quota, iniziando così ad andare in doppia cifra. (AGI)