Maria Teresa Achiardi


 

La sua, da diverse generazioni, era una famiglia benestante, grazie a un avviato commercio di olio d’oliva con la Gran Bretagna. Maria Teresa è la settima figlia di Pietro e Ida Giraudini, e nasce di sette mesi mentre il fratello maggiore Francesco, diciottenne, è sul fronte del Piave. Attribuirà sempre alle preoccupazioni di Ida durante la gravidanza e alla nascita prematura la sua spiccata sensibilità e apertura spirituale: “Sono settimina, me lo sento” afferma con ironica fierezza quando azzarda previsioni basate sull’intuizione e sull’intelligenza emotiva.

La sua infanzia è funestata da una serie di malattie familiari: il fratello Francesco rientra dalla guerra con problemi respiratori per i gas asfissianti e con i nervi scossi dalla violenza della trincea. Maria Teresa riferirà che “i ragazzi venivano imbottiti di grappa e lanciati fuori dai ripari per la lotta corpo a corpo con le baionette innescate”.

La radicale scelta nonviolenta di Maria Teresa, il suo disincanto nei confronti di ogni velleità o retorica bellica nasce dalla conoscenza diretta e profonda delle conseguenze della guerra, anche sui sopravvissuti. Il fratello Giovanni perde la vista a ventidue anni, la sorella Maria perde l’uso delle gambe per una malattia, la sorella Giuseppina muore a ventuno anni di scarlattina. In questo contesto doloroso Maria Teresa studia appassionatamente, prima dalle Suore francesi (cresce bilingue), poi all’Istituto Sacro Cuore delle Suore domenicane, quindi al Magistero di Firenze.

Nel 1938 perde la madre, che muore di polmonite dopo un’angosciosa agonia, curata con salassi di sanguisughe. Nella grande casa di Via Aurelio Saffi, che si affaccia sui “fossi” livornesi, restano Giovanni e Maria accuditi dalle sorelle Cecilia e Agnese, e la giovane Maria Teresa col padre Pietro, gravati da pesanti difficoltà finanziarie, perché il banco dell’olio è fallito per le sanzioni della comunità internazionale all’Italia fascista.

Durante la seconda Guerra Mondiale Livorno, col porto e il cantiere navale, in cui è impiegata Agnese, è un obiettivo militare; per sfuggire ai bombardamenti e proteggere i suoi ammalati, la famiglia Achiardi trova rifugio presso gli agiati parenti Pellegrini nella loro villa di Lorenzana, nella campagna pisana. In questo periodo Maria Teresa, per procurare i mezzi di sussistenza all’anziano padre e ai fratelli, dà lezioni private e prepara agli esami i ragazzi sfollati da Livorno e Pisa: “Davo lezione di latino per un uovo” – racconterà alle figlie – insieme ai viaggi in barroccio con i ragazzi che andavano a dare gli esami sotto le bombe, per non perdere gli anni scolastici”. Durante un rastrellamento delle SS, seguito a un attentato, viene imprigionato Pietro. Maria Teresa si offre ostaggio al suo posto. I tedeschi rifiutano lo scambio e anche Pietro viene rilasciato. Le relazioni con la famiglia Pellegrini e con gli scolari di Lorenzana, primi fra tutti i Guerrini, saranno una gioia e una forza per tutta la vita di Maria Teresa.

Nella Livorno devastata dai bombardamenti, nel corso dei quali viene distrutta anche la casa di Via Aurelio Saffi, Maria Teresa inizia a insegnare, prima alla Scuola Media Borsi, nel centro popolare della città, poi all’avviamento, la prima magistrale dell’Istituto Angelica Palli Bartolommei.

Nella parrocchia della Madonna, a due passi dal porto Mediceo, crea la “Messa della carità”, iniziativa di distribuzione ai poveri di cibi e abiti, che raccoglie tramite offerte e distribuisce direttamente con un gruppo di amiche, tra cui Cesarina, Maria Luisa e Marta Pellegrini. Per raccogliere le risorse per i poveri di Livorno, Maria Teresa incontra e coltiva poi relazioni epistolari con i più illuminati esponenti del cattolicesimo democratico. Sue guide e interlocutori affezionati e partecipi, con amicizie che proseguiranno per tutta la vita, sono monsignor Montini (poi Papa conciliare Paolo VI); Arturo Paoli, il piccolo fratello di Charles de Foucauld, che vivrà in America Latina la teologia della liberazione; Giorgio La Pira, mitico sindaco di Firenze, che avrà come testimone di nozze insieme ad Augusto Mancini, rettore dell’Università di Pisa, nonché marito della zia Giulia Achiardi1. In questi anni si reca più volte a San Giovanni Rotondo, con viaggi estenuanti sui treni fatiscenti dell’Italia del Sud, nel primo dopoguerra, e diviene figlia spirituale di Padre Pio; e sono tempi in cui questi è inviso alla Chiesa Ufficiale.

La fede cristiana si traduce per Maria Teresa nell’amore per gli altri, secondo quella che sarà poi l’impostazione del Concilio Vaticano II. Gli accenti mistici della spiritualità si esprimeranno per tutta la vita di Maria Teresa nella continua preghiera, il rapporto costante e diretto con “le anime” dei defunti, gli angeli, lo Spirito Santo, condiviso con sacerdoti illuminati come Don Roberto Corretti, i vescovi Guano e Ablondi, don Raffaello Schiavone e con le suore del Carmelo di Livorno.

Fino al 1983 insegna, nella scuola pubblica, secondo l’impostazione di Don Lorenzo Milani in L’ignoranza rende schiavi, la conoscenza rende liberi. Nel 1969, durante le occupazioni studentesche, responsabile della succursale dell’Istituto Magistrale di Via Demi, a Livorno, Maria Teresa apre un confronto con gli studenti, va a trovarli nella scuola occupata, tiene accesi dibattiti col collega Adriano Sofri, con cui condivide l’obiettivo della giustizia sociale, ma a cui contrappone il metodo della nonviolenza.

Dal 1954, sposatasi con il commercialista Gastone Lessi, continua a insegnare fino al 1983 materie letterarie alle Magistrali, come servizio a generazioni di giovani donne delle famiglie meno agiate che studiano per diventare maestre. In questi anni nascono due figlie.

Negli anni Settanta si espone a favore del divorzio nella campagna referendaria, pur dichiarando di sentirsi “cristiana cattolica apostolica romana” e educa le due figlie nell’amore della libertà femminile.

Anche ultranovantenne, non vedente, prepara agli esami di terza media Reina, la giovane peruviana che l’assiste. Muore il 25 maggio 2008, giorno del Corpus Domini, per arresto cardiaco, al termine di un pomeriggio di primavera, soleggiato e caldo in cui aveva “risentito” Kant all’adorata nipote Anna Maria. Le sue ultime parole sono state “Va bene”, come il filosofo tedesco, ma il “va bene” di Maria Teresa è illuminato dalla fiducia nella Divina Provvidenza, dalla speranza nella salvezza per ciascuna/o di noi, nonostante “il mistero della sofferenza”.

Di Maria Pia Lessi fonte@enciclopediadelledonne