Marco Fiocco, Componente della Direzione Nazionale Confedercontribuenti, esprime soddisfazione per il contributo del Superbonus al Paese. Sottolinea come, nonostante l’imperfezione della legge, quest’ultima abbia prodotto risultati tangibili, dando lavoro a migliaia di imprese e operai. Il Superbonus ha generato 72,5 miliardi di investimenti: Fiocco sottolinea che, sebbene la legge possa essere perfezionata, abolirla completamente senza riconoscerne meriti e benefici sia un errore. Il recente contesto economico ha confermato l’importanza fondamentale dell’edilizia come motore di sviluppo, un mezzo efficace per assorbire la disoccupazione in periodi di crisi e rilanciare i consumi. Storicamente, il dopoguerra in Italia vide nella ricostruzione edilizia il catalizzatore del boom economico degli anni ’60, mentre oggi la casa si attesta a bene primario irrinunciabile per gli italiani. Tuttavia, dall’inizio della prima repubblica ad oggi, i governi non hanno dimostrato un particolare interesse nel rilanciare l’edilizia come in passato. In questo contesto, dunque, il Superbonus in Italia ha rappresentato una significativa iniezione di investimenti, generando un impatto positivo sull’economia e portando a un aumento dell’occupazione di 250.000 unità e una crescita del PIL del 2,2%. Marco Fiocco dunque invita il governo a considerare una rimodulazione del Superbonus, stabilendo tetti di spesa per evitare speculazioni e il lievitare dei costi dei materiali, tenendo conto delle esigenze di bilancio dello Stato. Il timore di Fiocco è che l’eliminazione completa del Superbonus possa causare conseguenze nefaste, tra cui il blocco definitivo dei cantieri e opere incomplete. Attualmente, gli investimenti rallentano progressivamente, con un rischio significativo per oltre 50.000 aziende coinvolte. Marco Fiocco conclude il suo appello sottolineando l’importanza di agire prontamente e saggiamente nell’interesse di tutti i cittadini e del settore edilizio, e invita il governo a predisporre una proroga che consenta di consolidare tutti gli investimenti fatti. Una scelta diversa, infatti, rischierebbe di fare esplodere una bomba sociale con rischi all’ordine pubblico rilevanti.