Manovre europee Italia pronta a ratificare il Mes, ma solo dopo l’intesa sul nuovo Patto di stabilità


Oggi la Commissione Ue dà il suo parere sulla legge di bilancio: in arrivo una promozione con riserva a causa di deficit e debito alti. Domani Meloni sarà a Berlino per incontrare Scholz
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Il governo Meloni sarebbe pronto a ratificare il nuovo Meccanismo europeo di stabilità. Ma a dicembre. Ovvero dopo la riunione dell’Ecofin che potrebbe dare il via libera alla Riforma del Patto di Stabilità. Lo scrive Repubblica, parlando di una apertura informale e ufficiosa arrivata da Palazzo Chigi verso i piani di alti della Commissione europea. Ed è questa una delle “doti” che la presidente del Consiglio vuole portare domani a Berlino nell’incontro che avrà con il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, per firmare il cosiddetto “Patto d’azione” Italia-Germania.
L’idea quindi è di mettere sul tavolo il voto parlamentare sul Mes cercando di ottenere domani il massimo della disponibilità da parte di Scholz sui nuovi vincoli di bilancio. Ma l’apertura italiana non a caso arriva nei giorni che hanno preceduto la valutazione della manovra economica da parte dell’esecutivo europeo. Oggi infatti è atteso il parere della Commissione europea sulla legge di bilancio, nello stesso giorno in cui scade al Senato il termine per la presentazione degli emendamenti.
Bisogna tenere presente che l’Italia è l’unico Paese europeo a non aver ratificato il Meccanismo e fino a quando non lo farà non potrà entrare in vigore. E se l’intera procedura non si completerà entro fine anno, dal primo gennaio tutti gli Stati membri e le banche europee non potranno contare su nessun ombrello protettivo.
Palazzo Chigi e Tesoro puntano dunque a calendarizzare in aula l’esame della ratifica del Mes nella prima metà di dicembre con due «clausole politiche». La prima riguarda la possibilità di poter convincere la Lega a non dissociarsi in aula, costringendo il governo a chiedere l’aiuto di una parte dell’opposizione. In cambio, Meloni deve dimostrare però di aver ottenuto qualche vantaggio nelle regole sui parametri economici.
La seconda è una sorta di «assicurazione» sul futuro: nel documento con cui si chiederà il via libera, si prevederà l’impegno a chiedere un nuovo scrutinio alla Camera e al Senato nel caso in cui l’Italia si dovesse trovare la necessità di attivare il Mes. Significa dire ai proprio parlamentari: ratifichiamo il Fondo ma non lo utilizzeremo mai. E nei prossimi anni, chiunque sarà al governo dovrà tornare alle Camere per reclamarne l’aiuto finanziario.
La mancata ratifica italiana del Mes nei mesi scorsi aveva irritato soprattutto il governo tedesco. Per questo, domani uno degli argomenti che porterà Giorgia Meloni nell’incontro di Berlino sarà proprio la linea di apertura dell’Italia, sperando in una minore rigidità sul Patto di Stabilità. Berlino insiste ad esempio sulla necessità che il deficit nei prossimi anni non debba solo scendere sotto il tre per cento ma arrivare al due per cento.
Un discorso che si lega direttamente alla valutazione che oggi la Commissione Ue esprimerà sulle manovre economiche europee, inclusa quella italiana. La legge di bilancio del centrodestra presenta dei nodi che riguardano esattamente le questioni centrali del Patto di Stabilità. Ovvero il deficit e il debito.
Il giudizio finale sulla manovra, infatti, sarà compliant. Ossia l’Italia sarà promossa. Ma nello stesso tempo nel documento predisposto dagli uffici di Palazzo Berlaymont figureranno almeno due warning piuttosto severi: su debito e deficit. Un avviso che rischia di essere formalizzato a giugno prossimo con le nuove raccomandazioni. Quindi la manovra supererà l’esame perché nel breve periodo la spesa primaria non crescerà, soprattutto per la cancellazione del Superbonus edilizio. Ma l’andamento del disavanzo e del debito pubblico è considerato incompatibile.
E sempre oggi al Senato scade il termine per la presentazione degli emendamenti alla manovra. Dall’opposizione, sono attese oltre 1.500 proposte di modifica.
Fonte: https://www.linkiesta.it/