Il governo lavora da giorni alla ricerca delle coperture per la legge di bilancio, attesa in Consiglio dei ministri lunedì 16 ottobre, che si terrà alla vigilia della riunione dell’Ecofin chiamata a discutere del rinnovo del Patto di stabilità. Senza un accordo a Bruxelles, valutato più probabile con il passare delle settimane, dal 1° gennaio tornerebbero in vigore i parametri di spesa previsti prima della pandemia di Covid.
Il lavoro di ricerca dei fondi procede di pari passo con quello sui decreti attuativi della riforma fiscale. Fonti ipotizzano una manovra su cifre contenute, di poco superiore ai 20 miliardi di euro. La nota di aggiornamento al Def ha fissato i punti chiave della prossima finanziaria: conferma per il 2024 del taglio del cuneo fiscale per i redditi medio bassi, misure a sostegno della natalità tra cui assistenza domestica alle neo mamme nei primi mesi di vita dei neonati, risorse per l’avvio del rinnovo dei contratti pubblici e fondi per la sanità. Il governo punta a reperire risorse anche da un ciclo di vendita di alcuni asset tra le partecipate. Su questo fronte la prima partita aperta è quella di Mps, il Ministero dell’Economia ha annunciato l’avvio del processo per individuare i consulenti finanziari e legali che l’assisteranno nel trovare le “migliori modalità di dismissione” della partecipazione di controllo nella Banca. I tempi dell’operazione saranno comunque lunghi.
Il quadro macro economico è complesso, tra guerra in Ucraina che prosegue da un anno e mezzo e la politica monetaria aggressiva delle banche centrali per placare l’inflazione. In questo contesto l’economia italiana rallenta, come testimoniano le stime ritoccate al ribasso sul Pil del 2023 e del prossimo anno. Per finanziare la manovra verranno utilizzati 15,7 miliardi di euro ricavati dall’ampliamento dello spazio di deficit.
Le risorse si annunciano limitate, il governo intende calibrarle solo su pochi provvedimenti. Solo per la conferma del taglio del cuneo, però, potrebbero essere necessari fino a 10 miliardi, ovvero la metà delle risorse a disposizione. Mentre le opposizioni chiedono di concentrare i fondi soprattutto sul versante della sanità, tra rinnovi contrattuali e infrastrutture. Martedì 10 ottobre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è atteso in audizione in Senato sulla Nadef, dal suo intervento potrebbero arrivare maggiori dettagli sulla stesura della manovra. Il titolare del Mef ripete il mantra di una manovra basata su “prudenza, serietà e responsabilità”. E attende il giudizio delle principali agenzie di rating sull’affidabilità dei conti italiani, atteso nelle prossime settimane. Contemporaneamente alla legge di bilancio prosegue l’avvio dei decreti attuativi della delega fiscale, con la riduzione da quattro a tre scaglioni Irpef. Una mossa necessaria per non rendere vano l’effetto del taglio del cuneo fiscale, che dovrebbe lasciare nelle buste paga dei lavoratori dipendenti circa 120 euro al mese.
“Penso di poter dire, a ragion veduta, che anche quest’anno avremo 10 miliardi in più per la Sanità di quanto non aveva stanziato il governo giallorosso della Schlein e di Conte”, afferma Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia. “Non c’è assolutamente possibilità di arretramento sui numeri, ci sono servizi essenziali che devono essere preservati”, aggiunge il ministro dello Sport Andrea Abodi parlando dei fondi riservati al comparto sanitario.
Di parere opposto invece il segretario della Cgil Maurizio Landini, che sostiene: “Nella Nadef è previsto un taglio della spesa sanitaria per i prossimi anni, noi questa cosa non la possiamo accettare. Abbiamo bisogno di assunzioni di medici e infermieri: questo è il modo di tagliare le liste d’attesa”. (AGI)
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