di Antonino Gulisano
Il governo ha incassato nei giorni scorsi il sì di Montecitorio alla finanziaria grazie a un maxiemendamento di oltre 1.100 commi che contiene un mucchio di mini-finanziamenti e micronorme spesso stravaganti. Ci sono 100 misure con importi sotto i 5 milioni di euro e tre grandi assi: risorse per la famiglia, per il lavoro e per la sanità.
La maggioranza ha incassato grazie al voto di fiducia l’assenso della Camera dei deputati alla blindatura della legge di bilancio: il maxiemendamento è stato il risultato di un restyling generoso (4 miliardi e mezzo per il solo 2021) e un po’ confuso, frutto evidente di un faticoso compromesso. La manovra contiene quindi, per esempio, la proroga del superbonus al 110% fino al 30 giugno 2022 e il rinvio di un anno della sugar tax.
I mini-finanziamenti e le micro norme, anche stravaganti, sono innocue dal punto di vista macroeconomico. Le oltre cento misure con importi sotto i 5 milioni sussidiano, tra le altre cose, le celebrazioni dei presepi, i voucher per gli occhiali e il bonus per gli chef.
Nella manovra, da circa 40 miliardi, si intrecciano in modo disordinato misure ancora emergenziali per far fronte alla seconda ondata (e a un’eventuale terza), elementi di interventi strutturali e indicazioni di massima sull’utilizzo dei fondi europei. Una confusione che non infonde troppa fiducia, a pochi mesi dall’arrivo della prima tranche del Next Generation EU.
Tra le misure in continuità con i decreti introdotti da marzo a novembre spicca il pacchetto anticrisi a sostegno del mercato del lavoro: altre 12 settimane di cassa integrazione con causale Covid e, in alternativa, la possibilità per i datori di lavoro di beneficiare dell’esonero dai contributi. Viene inoltre prolungato il blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo 2021, unico paese in Europa a farlo.
L’intento del pacchetto-lavoro è chiaro: congelare la situazione occupazionale attuale per scongiurare una strage di posti di lavoro, nella speranza che una volta fuori dal Covid non restino troppe macerie.
Ma non sono stati fatti i conti con il dato reale che difficilmente le imprese flagellate dalla pandemia potranno riassorbire tutta la forza lavoro oggi in panchina. Forse sarebbe meglio dirottare le risorse sui percorsi utili per mettere in comunicazione l’offerta con la domanda di lavoro esistente, rafforzando di pari passo il trattamento di disoccupazione. In molti casi si tratterà di transizioni non facili, in alcuni casi saranno necessari incentivi per favorire le assunzioni, ma sarebbe forse preferibile a un lunghissimo letargo con poche speranze di risalita.
Mai come quest’anno è emersa l’importanza di un sistema sanitario in salute. A esso la manovra destina per il 2021 circa 2 miliardi e mezzo, parte dei quali confluiranno in un fondo per l’acquisto di vaccini e farmaci. La campagna di vaccinazione richiederà inoltre l’assunzione di migliaia di medici e infermieri, per cui sono stati previsti 650 milioni.
Il testo della manovra, pieno zeppo di modifiche, arriverà in Senato lunedì prossimo, 28 dicembre, a soli tre giorni dall’esercizio provvisorio. Non il miglior segnale possibile per un Paese che deve, da un lato, aiutare le categorie più colpite dalla crisi e, dall’altro, affrontare cambiamenti strutturali sia nella pubblica amministrazione che nel sistema produttivo. E certamente non un buon segnale guardando ai 209 miliardi del Recovery Fund che ci aspettano.