MANET E IL RUOLO DELLA DONNA


 

di Stella Fanelli

A 140 anni dalla scomparsa emerge la significativa testimonianza che Manet, il pittore del mondo moderno, diede, per la sua pittura, dei mutamenti nella Francia e, più in generale, dell’Europa della seconda metà del XIX secolo, trasformando il ritratto in uno strumento di indagine della realtà. L’età del caposcuola dell’Impressionismo è quella della femme de lettres.

Nel secolo XIX il pubblico dei lettori raggiunge l’alfabetismo di massa grazie ai progressi dell’età dei Lumi in cui l’ideologia e i valori dei philosophes avevano sostenuto tutte le classi sociali nell’acquisizione di un’etica della consapevolezza di sé e tra chi accede per la prima volta liberamente ai libri ci sono le donne! Il tradizionale divario tra l’alfabetismo maschile e femminile finalmente si riduce per annullarsi entro la fine di quel secolo in cui il libro diviene merce culturale, oggetto prezioso per la conquista di una nuova identità, di un destino di libertà. Fanno la loro comparsa per la femme savante mobili per la lettura e nelle case il boudoir è il rifugio dell’indipendenza femminile. La lettura diventa una esperienza individuale, intima ma si afferma una vera e propria pedagogia della lettura che orienta socialmente ogni determinazione. La chiesa aveva incoraggiato la lettura ma non la scrittura perché poteva dare indipendenza tuttavia la donna moderna adesso ha pretese e bisogni intellettuali e li rivendica.

La donna doveva essere la guardiana del costume, della tradizione familiare, tesoro di saggezza morale e semmai lettrice silenziosa di opere devozionali ma ora il pubblico femminile impone al mercato librario i suoi desideri frustrati da secoli. Settimanali illustrati, manuali, e romanzi nutrivano le aspirazioni delle giovani lettrici: gli editori che si affermano come categoria valutano gli investimenti sulla base delle richieste che affiorano sulla superficie di una società che muta: quella ‘frenesia di lettura’ delle donne impone delle scelte editoriali. per gli editori le donne affette da ‘frenesia di lettura’ erano soprattutto consumatrici di romanzi sentimentali. Stendhal che vive le stesse tensioni e metamorfosi sociali e culturali di Manet racconta che “non ci sono donne di provincia che non leggano i loro cinque o sei volumi al mese; molti ne leggono quindici o venti”; la materia del romanzo era il sentimento, l’immaginazione, la leggerezza e questo comportava dei pericoli per il marito borghese preoccupato che certe letture potessero eccitare passioni e incitare la non sottomissione delle mogli: non è un caso che il romanzo nel tardo Ottocento privilegia l’adulterio femminile e gli amori tragici di Emma Bovary, Anna Karenina e Effi Briest diventano paradigmatici dell’infelicità di quelle donne che chiedono salvezza alla letteratura. La lettura era un’insidia ma ha comunque un ruolo importante nella società femminile: lo storico Duby dice che “la società oggi è ripartita in due grandi categorie, da un canto gli uomini che giocano e fumano e dall’altro le donne e le ragazze la cui vita è divisa tra le lettura di un romanzo e la musica”. Uomini e donne leggono gli stessi giornali ma i primi scelgono saggi e studi e le seconde narrativa a puntate, notizie di moda, scandali. Leggere offre per la prima volta un piacere furtivo nella austera vita familiare delle figlie e delle madri. Accanto alle femme de chambre e de salons ci sono donne di classi sociali basse e svantaggiate che pur non potendo aspirare al possesso dei libri non rinunciano ad accrescere la propria cultura rivolgendosi alle biblioteche pubbliche di prestito. ‘La lettrice’ domina dunque l’immaginario collettivo di un’età incoerente e diviene soggetto della pittura dell’Ottocento: ritratta mentre legge in solitudine, assorta nei loro libri, incastonata nello scenario borghese cui appartiene.

Manet però è scettico circa la reale e concreta possibilità per le donne di conquistare ruoli e dignità intellettuali pari agli uomini, non nutre fiducia nel valore e nel talento delle donne. A Berthe Morisot aveva con sgomento confessato di temere che l’essere nata donna le avrebbe precluso per sempre la via all’affermazione nel mondo artistico parigino e in due quadri Manet distingue il carattere, la dignità del lettore da quelli della lettrice svelando così il suo essere vittima di un pregiudizio culturale, quello di una società che non ha fede nell’universo femminile: Ne Il lettore del 1861 Manet ritrae lo scienziato Joseph Gall ‘dentro’ la totale meditazione del poderoso volume che sta studiando: il padre dell’impressionismo sta dipingendo un erudito! Ne La lettura della rivista del 1879 invece Manet dipinge una donna elegante, fuori da un caffè, che ha scelto e sfoglia una rivista illustrata, da sola, senza particolare concentrazione, inscritta in una cornice mondana e la sua attenzione è distratta dal guadare la strada.

Il giudizio del pittore è netto: le donne leggono ma rivelano, per i libri che scelgono e il cui consumo impone all’editoria investimenti in letteratura disimpegnata, la loro natura frivola! É lunga la strada che nella Storia la donna doveva percorrere per vedere riconosciuto, primo tra tutti, il diritto alla stima intellettuale dal mondo culturale maschile e misogino.

FONTE: VIA PO