di Alessandro Maran
Mi soffermo piuttosto sul giuramento di Maduro e su quella che potrebbe essere la più grande catastrofe dell’emisfero occidentale. Colpito da una crisi economica e politica che dura da anni, il Venezuela ha visto più di 6,1 milioni di persone fuggire, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite. “È il più grande esodo nella storia recente dell’America Latina”, nota l’organismo delle Nazioni Unite (https://www.iom.int/venezuelan-refugee-and-migrant-crisis)
Il 10 gennaio Nicolas Maduro ha giurato, ancora una volta, come presidente del Venezuela, mentre la comunità internazionale continua a denunciare frodi elettorali, la mancanza di legittimità democratica del mandato presidenziale e a criticare con forza la dura repressione attuata dal regime di Caracas nei confronti dell’opposizione (https://www.reuters.com/…/venezuelas-maduro-be-sworn…/).
Maduro è stato proclamato vincitore di un’elezione di luglio che i più considerano truccata (al punto che gli Stati Uniti e l’Unione europea non lo riconoscono come presidente del Venezuela). Con la sua inaugurazione ufficiale, il dittatore venezuelano voleva “ripristinare almeno parte la legittimità che ha perso in patria e nella comunità internazionale, un obiettivo ormai irraggiungibile”, scrive Benigno Alarcón Deza, direttore del Center of Government and Political Studies presso l’Universidad Católica Andrés Bello di Caracas, in un editoriale su Americas Quarterly (https://www.americasquarterly.org/…/nicolas-maduros…/).
“Secondo gli studi dell’Osservatorio della diaspora venezuelana, circa 1 milione di venezuelani lascerà il paese nel 2025 se Maduro rimarrà al potere. Al contrario, metà di coloro che se ne sono andati, circa 3,5 milioni di persone, sarebbero disposti a tornare se ci fosse un cambio di governo. Se non si sarà una transizione democratica, il paese entrerà in una fase ancora più oscura di autoritarismo egemonico.
Il regime ringalluzzito sarà ancora meno preoccupato delle apparenze di legittimità elettorale e ricorrerà invece a una maggiore repressione. Ciò porterà a un deterioramento esponenziale delle condizioni di vita, a una maggiore migrazione e a una maggiore dipendenza da Cina, Russia e Iran”. Nel complesso, anche se ritiene che la sua inaugurazione sia stata un “successo”, Mauro ha di fronte una strada in salita. Anche i venezuelani, purtroppo.