Made in Italy: Legambiente e Federbio con Coldiretti per tutela


FederBio, Legambiente e Slow Food Italia hanno scelto di partecipare insieme alla manifestazione, organizzata da Coldiretti al valico del Brennero, per sensibilizzare le istituzioni sul tema dell’obbligo dell’origine in etichetta per le produzioni agroalimentari e contrastare l’importazione di prodotti che vengono venduti come italiani, senza però rispettare regole e standard richiesti per i prodotti nazionali, generando così condizioni di concorrenza sleale per i produttori italiani.
La presenza congiunta delle tre organizzazioni – spiega un comunicato – vuole essere una manifestazione di sostegno agli agricoltori, logorati da sfide economiche e climatiche che non riescono più a gestire, e ha l’obiettivo di condividere alcune proposte costruttive per tutelare le produzioni agroalimentari italiane. Fra tutte quella della revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale dell’Unione europea e del luogo di provenienza.
“Fondamentale superare le attuali regole sul codice doganale – spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – per contrastare in maniera decisa le frodi al nostro agroalimentare. Dobbiamo evitare che i consumatori siano ingannati e bloccare tutto quello che permette di vendere come italiano, magari anche camuffandone il nome, come un prosciutto fatto con cosce di maiale provenienti dall’estero. Serve poi insistere sul principio di reciprocità – aggiunge Prandini – in una situazione che vede l’ingresso dalle frontiere di prodotti trattati con sostanze e metodi vietati in Europa che non rispettano le stesse normative comunitarie in fatto di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e del lavoro. Una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori europei peraltro sottoposti a regolamenti e vincoli spesso fuori dalla realtà. Per questo – conclude Prandini – abbiamo lanciato anche una raccolta firme con la proposta di iniziativa popolare per mettere in trasparenza la filiera agroalimentare”.
“Si recuperi e approvi in tempi rapidi il ddl contro le agromafie e l’agropirateria che ad oggi è inspiegabilmente in stallo alla Camera dei deputati. A Governo e Parlamento chiediamo un atto di responsabilità affinché si sblocchi questa situazione” chiede Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. “Un vuoto normativo da colmare al più presto e che permetterebbe, con l’introduzione nel codice penale dei nuovi delitti contro il patrimonio agroalimentare e un inasprimento delle pene, di contrastare la criminalità organizzata che ha affondato le sue radici anche nella filiera agro-alimentare, dal campo alla tavola”. “Il disagio profondo del settore primario che abbiamo visto sfociare nelle piazze in questi mesi è il frutto della tempesta perfetta che ha travolto l’agricoltura europea. Gli eventi climatici estremi sempre più frequenti e sempre meno prevedibili hanno ridotto le rese. I prezzi pagati ai produttori sono sempre più bassi e le aziende non coprono i costi. Da decenni ormai le politiche agricole nazionali e internazionali sono miopi e confinano la produzione alimentare a un insalubre assistenzialismo. A ciò si è aggiunta la concorrenza – sleale di fatto, legale nella forma – da parte di Paesi che non sono tenuti a rispettare le regole valide in Italia, in termini ambientali per l’uso di fitofarmaci, e in termini etici per i diritti di lavoratori e consumatori” sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. “Riteniamo dunque urgente istituire clausole specchio nelle relazioni commerciali dell’Unione con i Paesi terzi: un sistema in grado di regolamentare la concorrenza fra prodotti locali e di importazione, garantire ai consumatori trasparenza su alimenti importati e limitare al contempo gli impatti negativi su salute, società e ambiente negli stessi Paesi esportatori”.
“FederBio considera prioritaria per i prodotti biologici la questione del ‘giusto prezzo’, elemento chiave per difendere il reddito degli agricoltori e garantire la trasparenza di tutta la filiera nei confronti dei cittadini. Per questo dobbiamo evitare situazioni di concorrenza sleale ed è fondamentale che, per i prodotti agroalimentari importati, siano rispettate le stesse norme che valgono per i produttori italiani ed europei. Questo è un punto chiave anche per il biologico, per il quale condividiamo l’iniziativa di Coldiretti” sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “Il Regolamento europeo sul bio prevede, per le importazioni dei prodotti biologici, il passaggio dal principio di equivalenza a quello di conformità a partire dal 2025. Questo significa che gli alimenti bio importati dovranno rispettare le medesime regole cui sono sottoposti gli agricoltori bio europei. Riteniamo che lo stesso principio debba essere applicato all’agricoltura convenzionale”. “L’introduzione del principio di conformità a tutta l’agricoltura eviterebbe che ingenti quantitativi di principi attivi vietati in Ue, siano scaricati dalle multinazionali nei Paesi in via di sviluppo, rientrando poi in Italia e in Europa sotto forma di frutta e altri alimenti. Bloccare questi agrofarmaci è fondamentale per tutelare la salute, la fertilità del suolo e gli ecosistemi, ma anche per contribuire a superare situazioni di concorrenza sleale per gli agricoltori” conclude Mammuccini. (AInfo