Madame de Staël 


 

Fonte @biografieonline

Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein, nota storicamente con il nome di Madame de Staël nasce il 22 aprile del 1766 a Parigi. È figlia di un banchiere, Jacques Necker, ministro delle finanze di Luigi XVI, e della figlia di un pastore protestante, Suzanne Curchod, la quale in gioventù aveva avuto una relazione d’amore con lo storico britannico Edward Gibbon.

Approfittando della formazione accademica di cui può usufruire partecipando al salotto letterario che viene organizzato dalla madre, Anne-Louise si appassiona alla lettura dei classici. Dopo avere studiato le opere dei philosophes, si interessa al lavoro di Rousseau, al quale dedica “Lettres sur les ouvrages et le caractère de Jean-Jacques Rousseau” (in italiano, “Lettere sulle opere e sul carattere di Jean-Jacques Rousseau“), il suo primo saggio, concluso a soli ventidue anni nel 1788.

Negli anni seguenti alla Rivoluzione Francese è protagonista e anima di un famoso e conosciuto salotto letterario e politico di Parigi, in rue du Bac. Dopo avere intrapreso una tormentata e prolungata relazione con Benjamin Constant, si dedica alla scrittura di diverse opere che traggono ispirazione dall’ideologia del bene sociale e del progresso, come per esempio “De l’influence des passions sur le bonheur des individus et des nations” (in italiano, “Dell’influenza delle passioni sulla felicità degli individui e delle nazioni”), risalente al 1796.

L’esilio

A partire dal 1800 Madame de Staël è costretta all’esilio per colpa dell’ostilità di Napoleone Bonaparte, a cui si oppone da sempre. Si ritira, pertanto, presso Ginevra, nel castello di Coppet, che in breve si trasforma in un cenacolo di antibonapartismo e di liberalismo. Qui vi sono numerose frequentazioni, con personaggi di rilievo continentale sia in ambito letterario che in ambito politico.

Sempre nel 1800 porta a termine “De la littérature considerée dans ses rapports avec les institutions sociales” (in italiano, “Della letteratura considerata nei suoi rapporti con le istituzioni sociali”), in cui applica la teoria di Montesquieu a proposito della relatività delle istituzioni alle arti, così da proporre una separazione tra le letterature settentrionali e quelle meridionali, in funzione delle connessioni tra la società, il clima e l’espressione artistica e letteraria.

Con queste affermazioni Madame de Staël si pone in contrasto con la teoria classica della bellezza, che intendeva la stessa come un valore universale e immutabile, segnando le basi per l’elaborazione di quella che diventerà la poetica romantica.

I viaggi e gli incontri di Madame de Staël

La baronessa di Staël-Holstein, per altro, non si limita a soggiornare nel suo castello svizzero, ma viaggia tanto, frequentando in modo particolare la Germania, dove ha modo di conoscere Schiller, Goethe e Friedrich Schlegel.

In Italia, invece, la scrittrice parigina entra in contatto, tra gli altri, con Verri, con Pindemonte e con Monti.

Nel 1810 pubblica “De l’Allemagne” (in italiano, “Sulla Germania”), trattato che – tuttavia – viene fatto sequestrare da Napoleone e poi distrutto. L’opera viene, comunque, pubblicata di nuovo a Londra pochi anni più tardi, permettendo ai lettori di conoscere l’opinione di Madame de Staël a proposito del rifiuto dei canoni del classicismo, a favore della spontaneità del fatto poetico, risultato della fantasia creatrice e del sentimento.

In questo modo viene operata una rivalutazione dell’arte popolare, ma anche di epoche storiche fino a quel momento bistrattate come quella medievale. Il testo descrive il popolo tedesco poco interessato all’azione e più proiettato verso le idee, in un’ottica secondo la quale il romanticismo è retaggio del mondo della cristianità nord-europea cavalleresco. Mentre la classicità deriva dall’Europa meridionale e dal suo passato greco-romano.

Della Germania

All’interno del testo sono raccolte le suggestioni dei numerosi viaggi compiuti dall’autrice in Germania, inclusa la prima visita a Weimar che le era costata un giudizio negativo di Johann Wolfgang van Goethe e Friedrich Schiller. Successivamente Madame de Staël aveva avuto la possibilità di prendere parte ai salotti letterari tedeschi, dove aveva incontrato anche Johann Gottlieb Fichte, Friederike Brun e Wilhelm August von Schlegel, precettore dei suoi figli, che aveva condizionato profondamente la sua visione estetica.

Della Germania“, pur rivelandosi un trattato non sempre organico e non troppo originale, è ricco di intuizioni molto interessanti, e influenza in misura significativa il dibattito tra romantici e classicisti che sorge in quel periodo in Italia.

Il ritorno a Parigi e gli ultimi anni

Rientrata a Parigi nel 1814, in seguito alla caduta di Napoleone, Madame de Staël torna a rivestire in Francia un ruolo culturale di prestigio. Due anni più tardi pubblica un articolo sulla “Biblioteca italiana”, intitolato “Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni“, in cui evidenzia il bisogno per gli scrittori di ampliare le proprie vedute anche in direzione delle letterature straniere.

Si inserisce, in questo modo, di nuovo nella controversia tra romantici e classicisti criticando questi ultimi a causa delle tematiche considerate ormai ripetitive e antiche. L’articolo di “Biblioteca italiana” suscita, tra l’altro, la risposta di Pietro Giordani, amico di Giacomo Leopardi e aperto sostenitore del classicismo italiano.

Madame de Staël muore il 14 luglio del 1817 a Parigi, dopo aver scritto “Réflexions sur le suicide” (in italiano, “Riflessioni sul suicidio”) e “Considérations sur les principaux événements de la Révolution française” (“Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione Francese”).