Macron bypassa destra e sinistra in Parlamento


Pur essendo arrivata seconda alle ultime elezioni legislative, l’alleanza presidenziale di Macron è riuscita a ottenere la guida di sei commissioni parlamentari su otto, concedendo le altre due ai vincitori del Nouveau Front Populaire, ed escludendo il Rassemblement National, terza formazione per numero di deputati. L’impresa del presidente, che due giorni fa aveva già ottenuto la presidenza della Camera per la macronista Yael Braun-Pivet, riconfermata, è riuscita grazie a un’inedita alleanza con la destra moderata dei Republicains, arrivati quarti ma molto distaccati dai primi tre alle elezioni.
Il “colpo di mano” presidenziale ha inevitabilmente provocato le proteste della destra ma neanche la sinistra è contenta perché la nuova alleanza presidenziale con i conservatori potrebbe essere una possibile alternativa a un governo del Nouveau Front Populaire. Le differenze fra i partiti che formano la coalizione elettorale, in particolare fra il Partito socialista e la France Insoumise, sono esplose e da ormai due settimane non riescono ad arrivare al consenso per un candidato premier. I deputati di Ensemble più quelli di LR (213) superano leggermente quelli della sinistra (193) ma restano lontani dalla maggioranza assoluta di 289.
Ma l’attacco all’accordo di Macron con i Republicain provoca l’ira soprattutto dell’ex leader LR, Eric Ciotti, che si è alleato con il Rassemblement National: “E’ un furto democratico, uno spettacolo doloroso”, ha denunciato. E nonostante il RN sia il singolo partito con il gruppo parlamentare più numeroso, è stato escluso da tutte le posizioni importanti nell’Assemblea generale. Il deputato del RN Jean Philippe Tanguy ha definito la situazione un “patto di corruzione”. “Questo accordo è stato visto dal mondo intero”, secondo la leader del RN Marine Le Pen, che ha accusato il LR di essersi “svenduto” al blocco macronista. Secondo Le Pen, sulla base dei voti ottenuti la rappresentanza ottenuta ai vertici del parlamento dai Republicain sarebbe spettata esattamente al suo partito, che sul suo profilo X lo ha definito “uno scandalo democratico”. Quanto all’incarico di formare un nuovo governo, a sei giorni dall’inizio delle Oimpiadi di Parigi non sembra che la decisione dell’Eliseo sia imminente. Anche se il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon ha nuovamente invitato Emmanuel Macron a “nominare senza indugio un primo ministro del Nouveau Front Populaire”, le divisioni all’interno della coalizione ne hanno vanificato finora gli sforzi di concretizzare la vittoria elettorale: solo due commissioni parlamentari su 8 e il candidato alla presidenza dell’Assemblée National sconfitto dalla uscente speaker del partito del presidente. Ieri i socialisti hanno chiesto che entro martedì 23 luglio i 4 componenti della coalizione (LFI, PS, i Verdi e il Partito comunista) votino su un nome unico: la loro candidata è la specialista del clima Laurence Tubiana, ma il partito di Melenchon non vuole il voto bensì una decisione consensuale che non si riesce ad avere, proponendo in alternativa la presidente dell’Ile de la Reunion, Huguette Bello. Macron ha finora detto di voler prima capire la struttura della nuova Assemblea. Quanto alla destra, vuole proporre un “patto legislativo”, ma insiste sul fatto che non andrà al governo. E’ considerato assai probabile che il governo “per gli affari correnti” di Gabriel Attal sia destinato a durare ancora un po’. (AGI)

VEN