M.O.: salta la tregua, bagno di sangue a Gaza


A Gaza, la fragile tregua che aveva retto per una settimana si è infranta e Israele e Hamas hanno ripreso a combattere. Niente più scambio di prigionieri e detenuti tra le parti, sono ripresi con inusitata violenza i bombardamenti sulla Striscia ma anche i razzi lanciati dall’enclave. Israele e Hamas si accusano a vicenda della responsabilità della rottura dei negoziati e intanto Israele informa di aver attaccato 200 obiettivi militari legati ad Hamas, mentre il movimento islamista denuncia la morte di almeno 178 persone in poche ore.
E adesso Israele minaccia “la madre di tutte le lezioni” ad Hamas: secondo alcune fonti, sta pianificando una campagna che durerà un anno, forse più, con la fase più intensa dell’offensiva di terra che proseguirà fino all’inizio del 2024. La strategia prevede che le forze israeliane, che adesso sono di stanza nel Nord di Gaza, avanzino a breve verso il Sud dell’enclave. Tsahal vuole inoltre la testa dei massimi leader di Hamas (Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Marwan Issa), la cancellazione dei 24 battaglioni del gruppo, la distruzione della rete sotterranea di tunnel. E intanto lavora allo scenario possibile postbellico: fonti citate da Reuters sostengono che ha comunicato a Egitto, Giordania ed Emirati Arabi Uniti il progetto di creare, una volta finiti i combattimenti, una zona ‘cuscinetto’ nella Striscia che renderebbe più difficili gli attacchi contro il suo territorio.
Oggi Israele ha bombardato anche Khan Younis, chiedendo ai residenti di spostarsi più a Sud: ha pubblicato una mappa che divide la Striscia in centinaia di piccole zone, una mappa che utilizzerà per indicare ai civili palestinesi quali sono le zone pericolose. I palestinesi dovranno seguire gli aggiornamenti dell’esercito per spostarsi da una zona all’altra, invece che mettersi in modo con un esodo di massa, quando l’esercito comincerà ad avanzare verso Sud.
La diplomazia tenta disperatamente di ripristinare la tregua. Siglata inizialmente il 24 novembre per quattro giorni, grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti, la pausa è stata prolungata due volte per altri tre giorni, attraverso un accordo che prevedeva la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas in cambio della liberazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane e dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Sette giorni di scambi di ostaggi-prigionieri sono stati accompagnati dalla gioia delle famiglie israeliane che si sono ricongiunte ai loro parenti liberati e dal giubilo nelle strade della Cisgiordania occupata per i detenuti che uscivano dalle carceri israeliane. Ma ora quel timido spiraglio è alle spalle. (AGI)
BIA