I Corridoi Umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri, dal febbraio 2016 hanno portato in salvo in Italia, solo dal Libano, 3mila persone. In un tempo segnato dal moltiplicarsi delle guerre, sono una risposta concreta per persone e famiglie vulnerabili, che hanno il diritto di essere protette e a cui va offerto vita e speranza per il futuro. Complessivamente – sottolinea la Comunità di Sant’Egidio – in Europa con i Corridoi Umanitari sono giunti oltre 7.700 rifugiati. Saranno accolti da Sant’Egidio e Chiese protestanti italiane con un progetto che ha già permesso di salvare e integrare oltre 7.700 rifugiati. È atteso in serata all’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino l’atterraggio di un volo charter proveniente da Beirut, organizzato dal governo italiano per favorire il rientro dal Libano in guerra dei cittadini italiani. A bordo, insieme ai nostri connazionali, anche 37 profughi della guerra in Siria, che in questi giorni si trovano coinvolti in un altro conflitto. Il loro arrivo con i corridoi umanitari, inizialmente previsto il 15 ottobre per un centinaio di persone, è stato anticipato per un primo contingente grazie alla collaborazione dell’Unità di Crisi della Farnesina e dell’Ambasciata italiana a Beirut. Le altre decine di profughi, previsti dal programma, dovrebbero partire nei prossimi giorni, se le condizioni di sicurezza lo permetteranno. I cittadini siriani, tra cui una bimba di pochi mesi risiedevano in alloggi precari a Beirut e Saida, nel sud del Libano, e nei campi profughi della Valle della Bekaa, zone interessate dalle operazioni militari nella guerra che ha colpito il Libano.
Verranno accolti nel nostro Paese, in case messe a disposizione da famiglie italiane, associazioni, Diaconia valdese e Comunità di Sant’Egidio. Tutti saranno accompagnati nel percorso di integrazione previsto dai Corridoi Umanitari, grazie all’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, all’inserimento nel mondo lavorativo.(AGI)