L'utile del primo semestre di Intesa Sanpaolo è il più alto dal 2008


AGI – Intesa Sanpaolo sta aprendo un “nuovo capitolo” nella propria storia, in cui, dopo l’acquisizione di Ubi Banca, potrà proiettarsi “nelle primissime posizioni tra le banche dell’Eurozona: diventiamo la seconda banca per capitalizzazione, la sesta per risultato operativo e l’ottava per totale attivo”. Così, a valle dei risultati del primo semestre, che si chiudono con l’utile di periodo più alto dal 2008, pari a 2,556 miliardi, l’ad Carlo Messina tratteggia il futuro della principale banca italiana, che sarà “un pilastro fondamentale per un nuovo futuro di crescita del Paese”.

I conti del semestre

La Ca’ de Sass al 30 giugno ha registrato un utile netto a 2,556 miliardi, in aumento del 13,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il risultato include rettifiche di valore su crediti per 880 milioni per i futuri impatti da Coronavirus, principalmente a copertura generica su crediti in bonis, ma giova anche della plusvalenza legata alla cessione dalle attività di merchat acquiring a Nexi, che vale 1,1 miliardi.

L’utile, raggiunto “a fronte di un contesto molto impegnativo”, rappresenta “il miglior utile netto del primo semestre dal 2008”, sottolinea Messina, che rimarca anche come ciò significhi “aver già realizzato l’86% dell’obiettivo minimo di utile netto di 3 miliardi, previsto per quest’anno. Il risultato netto del primo semestre 2020 mostra un aumento del 39% rispetto ai primi sei mesi del 2019, escludendo i 900 milioni di euro di accantonamenti relativi ai possibili impatti futuri del Covid-19”.

Anche i ricavi “mostrano una notevole resilienza, con una crescita dell’attivita’ assicurativa”, mentre le commissioni, penalizzate dal forte rallentamento delle attivita’ economiche e dalla volatilita’ del mercato, “a giugno segnano una ripresa”.

Forte della redditività e della propria posizione patrimoniale, con il Cet1 pro-forma a regime al 14,9%, Intesa Sanpaolo intende chiedere alla Bce  “l’approvazione di una distribuzione di un dividendo in contanti da distribuire dalle riserve nel 2021 alla luce dell’allocazione a riserve dell’utile netto 2019″. La banca conferma la propria politica dei dividendi, che prevede la distribuzione di un ammontare di cedole in contanti corrispondente a un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 e al 70% per l’esercizio 2021. 

L’aggregazione con Ubi

I risultati al 30 giugno sono stati anche l’occasione per Messina di tornare sull’offerta pubblica di scambio e di acquisto che il gruppo ha lanciato, con successo, su Ubi Banca. A valle dell’operazione, che ha portato la Ca’ de Sass a detenere oltre il 90% dell’ex popolare e che porterà, di fatto, alla scomparsa di quella che era la quarta banca italiana, l’ad di Intesa si è soffermato sulle prospettive future del gruppo combinato, che, nel 2022, genererà un utile di almeno 5 miliardi. 

“Insieme, possiamo rafforzare un Gruppo campione nazionale e leader a livello europeo, forte di oltre 1,1 trilioni di euro che gli italiani ci affidano. Insieme siamo più forti e insieme abbiamo un maggiore potenziale di crescita. E’ infatti grazie a questa operazione che possiamo proiettarci . Si tratta di un passaggio di grande rilevanza”.  

“L’anno prossimo, quando lo scenario macroeconomico diventerà più chiaro, forniremo al mercato un Piano di Impresa dettagliato, riguardante il nuovo gruppo combinato”, ha aggiunto, spiegando che ora la sua priorità è “accogliere i nostri nuovi colleghi provenienti da Ubi” che “ora sono una parte preziosa del nostro gruppo”.

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Fonte: economia agi