“L’urlo” di Edvard Munch


 

di Gianni De Iuliis

L’URLO” DI EDVARD MUNCH (1893-1910)

Tecnica: tempera, pastello su cartone e su pannello; Dimensioni: 91×73,5 cm; Luogo: Galleria Nazionale, Oslo

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura».

Il quadro ha una genesi autobiografica, come lo stesso autore indica in un suo diario.

È molto complicato definire l’arte di Munch. I libri lo inseriscono sovente tra i simbolisti e i primi esponenti dell’Espressionismo. La sua forma espressiva è alternativa a quella dei naturalisti. Egli è attratto dagli aspetti psicologici e da temi di natura esistenzialistica, come l’angoscia, la solitudine, la melanconia, la disperazione.

La nostra versione de l’Urlo rappresenta al centro, spostata verso il basso, la figura umana. È ondulante, quasi serpeggiante, con un volto delimitato solo dalle mani che lo stringono, senza connotati di età o sesso, appena abbozzato. E tuttavia si avverte un urlo agghiacciante, una carica di forte disperazione. A destra del dipinto si sviluppa il mare, dalle forti tinte blu scuro e nero che infondono energia e tensione. A sinistra il sentiero delimitato da una palizzata su cui continuano a passeggiare, ignari del dramma del protagonista, i suoi due amici. E infine la linea tortuosa dell’orizzonte, che annuncia un cielo rosso incendiato da un tramonto infuocato, reso da linee sinuose e sovrapposte.

Il dipinto trasmette ansia, disperazione, angoscia e solitudine. Ma soprattutto di fronte a questo quadro avvertiamo proprio un grido di dolore che parte dal soggetto inquietante per poi coinvolgere tutti gli elementi, in una tensione visiva ed emotiva che unisce spirito e materia, Io e natura, anima e corpo, interiorità ed esteriorità.