L'Ue vuole evitare un nuovo caso Cambridge Analytica


L’Unione Europea potrebbe decidere di multare le organizzazioni politiche che abusano della raccolta di informazioni personali per fini propagandistici.

A rivelarlo è il Financial Times, venuto a conoscenza della bozza di un disegno di legge circolato tra gli uffici della Commissione Europea e che sembra orientato a prevenire, prima delle prossime elezioni europee, un nuovo scandalo Cambridge Analytica​​.

La notizia arriva infatti a cinque mesi da quando si è appreso che la società britannica aveva utilizzato le informazioni di 87 milioni di utenti Facebook per condizionare le opinioni politiche degli elettori.

Utilizzare il targeting dei cittadini in Europa è legale, ma deve essere fatto in modo trasparente e con il dovuto consenso da parte degli elettori. In questo senso la bozza di legge intende punire con multe fino al 5 per cento del proprio budget annuo – la versione definitiva potrebbe cambiare sensibilmente – i gruppi politici europei che non dovessero rispettarla. Il limite giuridico però è che una simile norma troverebbe applicazione soltanto verso i partiti europei, dal momento che la Commissione non ha autorità sui partiti dei Paesi membri.

A motivare la direzione intrapresa dalla Commissione Europea potrebbe essere il timore di un gioco sleale da parte di gruppi anti-europeisti o filo-russi, che ultimamente hanno acquisito maggiore forza nello scenario politico europeo. Un primo allarme è arrivato con la scoperta che la Internet Research Agency (Ira), la cosiddetta "fabbrica dei troll" russa incriminata negli Stati Uniti con l'accusa di aver prodotto propaganda o disinformazione per interferire nelle elezioni americane a favore di Donald Trump, avrebbe agito anche sui social network italiani.

La notizia era trapelata dall'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sulla possibile influenza del Cremlino nel processo elettorale americano. Con questa accusa la stessa Ira e tredici persone a essa legata erano state incriminate in Usa dal Gran Giurì lo scorso 16 febbraio per aver tentato di interferire "con le elezioni e i processi politici statunitensi", spingendo due mesi dopo Facebook a cancellare 270 account.

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In aggiunta, la settimana scorsa l’Estonia ha pubblicato un report sui rischi digitali nel processo democratico, sollevando apprensione verso il rischio di manipolazione che potrebbe avvenire attraverso cyber-attacchi. Scenari difficilmente prevedibili nei quali l’Unione Europea non sembra avere intenzione di lasciare nulla al caso.

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Fonte: estero agi