L'Ue fa i conti con la crisi energetica. Von der Leyen: "Il nucleare ci serve"


AGI – L’Ue è chiamata a fare i conti con la crisi energetica immediata, con i prezzi alle stelle, ma anche con l’imponente sfida della transizione ecologica. E su questo dovrà scegliere quali fonti valorizzare, quali salvare e quali abbandonare nella prossima fase di transizione. E lo farà entro dicembre.

Al termine del vertice Ue, dopo la discussione di ieri sera durata oltre cinque ore, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha tracciato la sua linea. “Se esaminiamo l’aspetto di medio e lungo termine, lavoreremo su altre misure per aumentare la resilienza e l’indipendenza dell’Unione europea: vogliamo esplorare come stabilire una riserva strategica di gas, esplorare la possibilità di appalti comuni, intensificheremo l’outreach verso i diversi fornitori per diversificare le fonti di approvvigionamento e dobbiamo accelerare il lavoro sull’interconnessione”, ha spiegato.

“In parallelo a tutto questo, valuteremo il funzionamento del mercato del gas e dell’elettricità oltre che del mercato Ets e riferiremo verso la fine dell’anno”, ha aggiunto. “Questo mi porta al mix energetico del futuro: è ovvio che abbiamo bisogno di più energia rinnovabile e pulita, se consideriamo il costo di produzione dell’energia rinnovabile, per il solare è dieci volte meno cara di dieci anni fa, l’energia eolica è volatile, pero’ è del 50% meno cara di dieci anni fa, quindi vi sono rinnovabili e sono fonti che abbiamo in casa. Accanto a questo abbiamo bisogno di una fonte stabile, il nucleare per esempio, e durante la transizione anche del gas naturale. Come abbiamo già detto ad aprile, presenteremo la proposta sulla tassonomia tra breve”, ha annunciato la leader dell’esecutivo Ue aprendo qualche spiraglio per il nucleare. “Nucleare e rinnovabili ci danno anche indipendenza“, ha aggiunto. 

A dicembre proposta su nucleare

“Abbiamo parlato anche di nucleare. Alcuni Paesi chiedono di inserirlo tra le fonti di energia non inquinanti”, ha confermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi. “La Commissione procederà a una proposta a dicembre. Ci sono posizioni molto divisive in Consiglio. Vedremo quale nucleare e poi in ogni caso ci vuole moltissimo tempo“, ha aggiunto.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha preso la palla al balzo: “Bene la Ue, anche in Italia occorre ripensare e superare il no al nucleare pulito e sicuro di ultima generazione, Lega pronta a presentare una proposta di legge”, ha dichiarato. Tornando a Bruxelles. Tutti sono d’accordo sull’ineluttabilità delle rinnovabili. Il Consiglio europeo sostiene fermamente questa strategia, nonostante i continui inconvenienti di Polonia, Ungheria e, in misura minore, della Repubblica Ceca. Non c’è nemmeno dubbio che il gas, considerato economico e stabile, si qualifichi come “energia di transizione”.

Ma ogni Stato membro ha una realtà energetica diversa e una propria percezione dell’attuale crisi dei prezzi, con “divergenze sulle cause, sugli effetti, sulla durata e su come affrontarla”, riconoscono fonti diplomatiche. La Germania non abbandonerà il carbone prima del 2040, ma cesserà con il nucleare nel 2022, mentre la Francia ha il secondo parco atomico più grande del mondo e vuole rafforzarlo. Il principale fornitore di gas della Spagna è l’Algeria, l’Irlanda lo importa dalla Scozia e la Finlandia lo ottiene dalla Russia, come faceva la Lituania fino a quando non ha cominciato a portarlo dalla Norvegia. Pertanto, la riflessione di ampio respiro, con profonde implicazioni politiche, economiche e sociali, deve tener conto “della diversità e della specificità delle situazioni degli Stati membri”, affermano le conclusioni approvate dal Consiglio.

Il vertice si è anche impegnato a valutare se “certi comportamenti commerciali” nei mercati del gas, dell’elettricità e dell’Ets “richiedano più misure normative”. Ci sono Paesi, come la Spagna, che ritengono che il mercato elettrico “non stia inviando i segnali di prezzo adeguati” mentre altri partner, come la Polonia, ritengono che l’energia stia diventando più costosa, anche a causa delle speculazioni sulle emissioni.

Le conclusioni di queste analisi saranno note nei prossimi mesi, anche se la premessa della Commissione è che non vi siano indicazioni di errori o manipolazioni. Uno dei temi al centro del dibattito energetico, che prende slancio di fronte alla necessità di rilasciare meno Co2 e ai prezzi elevati delle importazioni di idrocarburi, è l’energia nucleare, che rappresenta il 26% dell’elettricità nell’Ue e il 13% del consumo finale di energia.

Tredici dei 27 Stati membri dell’Ue dispongono di reattori nucleari e, sebbene alcuni si stiano muovendo verso l’abbandono di questa fonte di generazione poichè gli impianti esauriscono il loro ciclo di vita, dieci Paesi spingono per indentificarlo come fonte green. L’energia nucleare è “una fonte di energia economica, stabile e indipendente”, sostiene il gruppo di Paesi, guidato da Francia e composto da Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania. Vorrebbero che la generazione atomica fosse vista come un investimento sostenibile nelle regole della “tassonomia” che la Commissione europea prepara, in modo che apra le porte a condizioni di finanziamento amichevoli. Bruxelles, che si dichiara tecnologicamente neutrale, rimanda da anni questa decisione politica.

La crisi dei prezzi coincide con l’avvio dei negoziati legislativi per raggiungere l’obiettivo dell’Ue di accelerare il taglio delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 rispetto al 1990. Polonia e Ungheria hanno già attaccato direttamente la proposta della Commissione europea, collegando l’aumento dei prezzi alle politiche climatiche e accusando la Commissione di mettere in pericolo le classi medie, una preoccupazione estrema a Bruxelles, sottolineano le fonti.

Crea anche incertezza non sapere quanto durerà l’escalation dei prezzi. La Commissione ritiene che la carenza diminuirà ad aprile, quando si prevede che il nuovo gasdotto russo Nord Stream 2 inizierà a pompare gas in Germania attraverso il Baltico. Altri paesi, come la Spagna, temono che possa trascinarsi. “Nessuno mi garantisce che questo aumento dei prezzi sarà risolto in pochi mesi”, ha dichiarato il presidente francese Francia, Emmanuel Macron, in conferenza stampa.

Source: agi