L'organizzazione fascista Ultima Legione sgominata dalla Polizia di Stato


AGI – Sono 30 gli indagati e 25 le perquisizioni domiciliari che la Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica de L’Aquila*, sta eseguendo in 18 diverse province nei confronti di altrettanti sodali dell’organizzazione denominata “Ultima Legione” ai quali viene contestato il perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi.

Le indagini sono state avviate nel 2019 su alcuni sodali residenti nella Regione Abruzzo e si sono poi sviluppate riguardo alle condotte tenute anche da altri soggetti, accusati di essere partecipi della stessa organizzazione, su tutto il territorio nazionale.

I fatti contestati traggono origine da dichiarazioni e documenti diffusi online tramite le piattaforme di messaggistica digitale WhatsApp e Telegram di Ultima Legione ed affini, nonché sui social network Facebook e VKontakte (social network russo noto per l’assenza di censura interna).

Sono state analizzate anche riunioni organizzative e di propaganda promosse da Ultima Legione in occasione delle commemorazioni di Benito Mussolini che periodicamente si sono svolte a Predappio, documentate da scatti fotografici e dichiarazioni pubblicati nelle community di Ultima Legione e sui profili pubblici e di libero accesso nonché sulla pagina web del movimento.

Dall’attività investigativa è emerso che alcuni appartenenti si definiscono apertamente fascisti e denigrano i valori della Resistenza con definizione del 25 Aprile “fine di una libertà inizio di una prigionia”, ed anche della Costituzione italiana, ritenuta “una puttanata” e “prostituzione”.

La violenza viene in più occasioni esaltata quale metodo di lotta politica, con l’aperta finalità di cavalcare il dissenso, anche propugnando, in diverse circostanze, il ricorso alle armi, con frasi pubblicate in chat del tipo: “Le armi si trovano, si trovano. Ho sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro ora ho pure un machete”.

La propaganda razzista e l’incitamento alla discriminazione ed alla violenza per motivi razziali, nazionali, etnici e religiosi è consistita nella pubblicazione, sulle varie chat e sul web, di dichiarazioni e meme improntati, in particolare, alla negazione della Shoah e con l’esaltazione delle leggi razziali, con frasi come: “Elimina l’ebreo e il mondo diventa migliore almeno di un po’”.

L’odio è stato indirizzato, oltre che contro i1 popolo ebraico, anche contro persone di diversa etnia di provenienza, contro gli islamici, ed anche in senso omofobo. Significativa, secondo gli inquirenti, è l’affermazione di un appartenente al movimento che commenta i filmati ritraenti i mezzi dall’esercito italiano utilizzati a Brescia per il trasporto delle bare dei deceduti a causa del coronavirus per essere sottoposti a cremazione. Con cinismo, è stato associato l’utilizzo dei forni crematori al nazismo ed all’Olocausto. 

* Le indagini sono state dirette dalla Procura distrettuale di L’Aquila e coordinate a livello centrale dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno. Le investigazioni sul campo sono state condotte dalla Digos della Questura del capoluogo abruzzese e finalizzate in collaborazione con le Digos di Milano, Como, Chieti, Verona, La Spezia, Genova, Pescara, Terni, Macerata, Piacenza, Modena, Vicenza, Lecce, Fermo, Roma, Cosenza, Venezia. Gli accertamenti di natura informatica, tuttora in corso, vengono svolti con il coordinamento del Servizio Centrale delle Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Source: agi