di Rosario Sapienza
Cade quest’anno l’ottantesimo anniversario della nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il trattato istitutivo fu infatti aperto alla firma il 26 giugno 1945 ed entrò in vigore il 24 ottobre di quello stesso anno.
E che l’ONU arrivi con fatica a questa scadenza è davvero il meno che si possa dire, e non solo perché esso cade in un anno funestato da guerre che paiono francamente ingestibili da parte dell’organizzazione.
C’è infatti dell’altro. Ad esempio, proprio nell’approssimarsi di questo ottantesimo anniversario, l’anno scorso dal 22 al 24 ottobre, si è tenuto a Kazan in Russia il vertice dei Paesi BRICS, un gruppo di Stati nato nel 2006 come BRIC, acronimo dei nomi degli Stati fondatori Brasile, Russia, India, Cina cui si aggiunse nel 2010 il Sudafrica (aggiungendo così la S).
All’ultimo vertice BRICS hanno partecipato, tra membri e invitati, più di trenta Paesi, ed anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Probabilmente è vero che, ospitando in Russia l’incontro dei Paesi BRICS, Putin avesse l’unico obiettivo di mostrare al mondo intero che la Russia non è isolata.
Però l’incontro ha avuto, che l’abbia voluto Putin o che sia venuto fuori così, per caso, una risonanza ben più ampia. Anche, è innegabile, perché il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ritenuto di recarsi al vertice ai cui partecipanti si è rivolto (singolare coincidenza) proprio il 24 ottobre, giorno in cui si celebra l’anniversario della fondazione delle Nazioni Unite.
Certamente, come sottolineato negli scarni commenti ufficiali delle Nazioni Unite, il Segretario Generale ha il dovere di parlare con tutti i membri dell’organizzazione.
Ed effettivamente, nella sua allocuzione, Guterres ha ribadito l’importanza dell’ambizioso programma approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il cosiddetto Patto per il Futuro, a fine settembre a New York.
Si tratta di un corposo documento (circa una sessantina di pagine tra testo e allegati) che certo era importante citare e segnalare da parte di Guterres, dato che la Russia questo documento lo aveva fortemente contrastato, finendo poi per non approvarlo.
Ci sarà tempo e modo di proporre ai nostri lettori una puntuale analisi di questo documento. Qui vorremmo limitarci a segnalare la progressiva e apparentemente irreparabile esautorazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a motivo del proliferare di gruppi e organizzazioni che nascono allo scopo, legittimo in sé, di creare luoghi di confronto e di concertazione tra Stati che condividono posizioni e interessi.
Non è facile ricostruire una genealogia di questa vague … concertatoria, ma probabilmente occorre ritornare indietro nel tempo fino agli anni settanta quando l’azione concertata all’interno della OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) determinò nel 1973 un brusco innalzamento dei prezzi del petrolio. L’intero sistema energetico mondiale, dominato fino a quel momento dalle grandi multinazionali, entrò in crisi.
Fu anche per questo motivo che nel 1975 venne costituito il G7 da Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America con un incontro al Castello di Rambouillet, il cui fine era concertare le proprie politiche macroeconomiche in una situazione che era diventata assai complessa dopo la fine del sistema dei cambi fissi.
Dal 1998 al 2014 accanto al G7 ha operato un G8 che vedeva i membri del G7 affiancati dalla Russia, poi allontanata a motivo dell’annessione della Crimea. Ora, senza dubbio, i vertici BRICS tendono a presentarsi come contraltare del G7 e dunque siamo già al diretto confronto, un confronto che l’ONU non riesce a mediare, forse nemmeno a intercettare.
Un’altra importante linea di frattura separa, come si sa, i Paesi sviluppati da quelli che si chiamavano, fino all’altro ieri, Paesi in via di sviluppo e oggi vengono indicati sempre più frequentemente come Paesi appartenenti al Global South.
Aggiungerei, in terzo luogo, ma non per questo meno importante, la linea di frattura che divide dal resto del mondo i Paesi governati da sistemi islamo-sciaraitici, che negli ultimi anni stanno assumendo un ruolo sempre più consapevole della loro alterità rispetto appunto al resto del mondo.
Questa progressiva frammentazione, della quale abbiamo fornito solo alcuni, non esaustivi, esempi, ha trovato un’organizzazione incapace di fornire risposte adeguate, o addirittura impegnata in scelte discutibili e ingenuamente autolesionistiche.
Penso, ad esempio, all’insistenza iniziale sul valore universale dei diritti dell’uomo, peraltro mai del tutto abbandonata, pur di fronte alla crescente rivendicazione dell’autodeterminazione culturale da parte di tanti Paesi.
O al tentativo, fin qui non riuscito, di impegnare tutti i Paesi membri dell’organizzazione nel perseguimento degli Obiettivi del Millennio prima, e oggi dell’Agenda per lo Sviluppo sostenibile.
Speriamo dunque che le celebrazioni di questo ottantesimo anniversario portino un sussulto di concretezza, ma onestamente pare proprio che non ci sia da farsi soverchie illusioni.