AGI – “Spiacenti, ma non è disponibile”. Così l’Oms, contattata via mail dall’AGI, ha risposto alla richiesta di rendere noto il contenuto del documento in formato word da cui è stato generato il pdf delle ‘linee guida’ “retrodatate” che il 21 gennaio 2020 hanno ristretto la nozione di caso sospetto Covid.
L’indicazione in esse era quella di escludere di sottoporre al tampone chi presentava sintomi respiratori ma non era stato in Cina. Un input recepito pochi giorni dopo, il 27 gennaio, dal Ministero della Salute.
Il documento fu modificato?
Dai metadati del documento ufficiale in pdf era emersa nei giorni scorsi quella che Consuelo Locati, l’avvocato rappresentante delle vittime, aveva definito “una gravissima anomalia”, cioè che il file in pdf era stato “creato” il 23 gennaio, due giorni dopo la data della sua pubblicazione.
“Il documento in formato pdf è stato sicuramente creato il 23 gennaio ma non ci sono tracce del word da cui è stato generato. Potrebbe anche essere stato completato il 21, non lo possiamo sapere” era stata l’analisi del perito informatico Paolo Reale, che ha partecipato come consulente a importanti processi di cronaca nera ed è ora impegnato nella vicenda giudiziaria dell’ex magistrato Luca Palamara.
“Possiamo immaginare diversi scenari – aveva aggiunto – per esempio anche che il word sia stato redatto precedentemente ma che il pdf sia stato generato il 23 oppure che sia stato fatto tutto il 23. Come tutti i file word può essere modificato”.
Se ci siano state o meno delle modifiche l’Oms ha deciso di non renderlo noto limitandosi a far sapere che il documento word “non è disponibile”.
“La risposta dell’Oms ci lascia attoniti”
Una risposta che suscita la dura reazione di Locati, che guida il pool di avvocati civili impegnati nella causa promossa da 500 parenti delle vittime del Covid davanti al Tribunale Civile di Roma. “Siamo attoniti e basiti – le sue parole – perché non possiamo sapere se ci siano state delle modifiche e perché il documento è stato retrodatato. E’ la conferma che il motto ‘no censura’ resta nelle parole ma non nei fatti costringendoci a un lavoro di ricerca che a questo punto pare indispensabile ancora di più per far emergere la verità dei fatti. Il comportamento dell’Oms ci dice che la nostra è la strada giusta e che c’è stata qualche violazione sulla restrizione dei casi ‘sospetti’ Covid che ha portato a escludere dal tracciamento chi aveva polmoniti anomale ma non era stato in Cina”.
Quando in Italia cambiò la definizione di ‘caso sospetto”
Il cambiamento della nozione di caso ‘sospetto’ in Italia avvenne tra il 22 e il 27 gennaio.
La circolare del 22 non accolse le indicazioni emesse dall’Oms il giorno prima che invece finirono inglobate in quella del 27.
Nella circolare ministeriale del 22 gennaio, si legge che vanno segnalati non solo i casi di chi ha “un’infezione respiratoria acuta (SARI) con febbre e tosse che ha richiesto ricovero in ospedale, senz’altra eziologia che spieghi pienamente la presentazione clinica”, “chi ha una storia di viaggi a Wuhan nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia”, chi svolge la professione di “operatore sanitario che ha lavorato in ambienti con pazienti con infezioni respiratorie acute gravi”, ma anche quelli di persone che “manifestano un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica”.
“Misteriosamente”, commenta Locati, nella circolare del 27 gennaio 2020 scompaiono questi ultimi casi e restano solo i primi. L’ipotesi della legale è che il repentino cambiamento sia avvenuto non per le indicazioni dell’Oma ma perché “ci si rese conto” che nel nostro Paese “non ‘c’erano né tamponi né laboratori per analizzarli”.
Source: agi