L’isolamento tra le pareti domestiche per via del lockdown imposto dal Covid-19 è già di per sé un’esperienza difficile. Ma lo è ancora di più per coloro che si trovano bloccati in un paese straniero, senza conoscere la lingua, senza contatti, a 9 mila chilometri di distanza dai loro cari. E’ l’incubo che stanno vivendo venti brasiliani che a dicembre si erano trasferiti temporaneamente in alcuni comuni della provincia di Ragusa per perfezionare le pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana, assistiti dall’agenzia ragusana “Rosso Passaporto” di Janaina Traversim. Avrebbero dovuto trascorrere qui solo qualche mese. E invece, a causa del lockdown sono costretti a rimanere in casa per un periodo di tempo indefinito.
Tra loro, coppie appena sposate, giovani in cerca di lavoro, persone i cui coniugi attendono di venire in Italia e pensionati che hanno lasciato figli e nipoti in Brasile. A tutt’oggi nessuno sa quando riprenderanno i voli internazionali e quando potranno ripartire. Un’odissea che rischia di avere conseguenze drammatiche dal punto di vista psicologico ed economico. A raccontare le loro storie è Janaina Traversim, trentenne italo-brasiliana titolare dal 2016 dell’agenzia “Rosso Passaporto” specializzata nel disbrigo pratiche per la cittadinanza italiana. Con il suo staff sta gestendo un’emergenza nell’emergenza.
“C’e’ un primo problema di ordine meramente pratico – racconta – queste persone hanno nel nostro staff l’unico punto di riferimento sul territorio, 24 ore su 24, per qualsiasi cosa. Dal cibo agli acquisti, dalle richieste d’informazione alle necessità di ogni giorno, fino al supporto morale e all’assistenza psicologica. Per Pasqua, per esempio, la connessione internet in alcune zone ha smesso di funzionare e abbiamo dovuto prontamente fornire delle schede telefoniche perché potessero fare gli auguri ai familiari oltre oceano”. Poi c’e’ un secondo problema, di natura burocratica. “Con il funzionamento degli uffici comunali a regime ridotto, le pratiche per la cittadinanza hanno subito un rallentamento notevole. Normalmente occorrono 4-6 mesi. Cosi’ non sappiamo quanto tempo potrebbe volerci”. Collegato al precedente, e’ il problema economico.
Alcuni hanno denaro sufficiente per 4-6 mesi. Pensavano di dover rimanere senza lavorare solo il tempo necessario a ottenere la cittadinanza e che poi avrebbero trovato un impiego o che sarebbero tornati in Brasile. In realtà non possono fare nulla di tutto ciò. Anche se qualcuno volesse lavorare nei settori ancora aperti, il permesso di soggiorno per attesa di cittadinanza non glielo consente. Intanto, pero’, devono sostenere spese per un periodo più lungo del previsto. E non si sa quanto durerà. Dal momento che non sono ancora cittadini italiani, non hanno diritto a bonus o altri sussidi statali.
Grazie alla sensibilità dei funzionari comunali sono stati inseriti in un elenco di soggetti che ricevono aiuti dalla Caritas e da associazioni private. Ma e’ poca cosa. In ogni caso, stanno cercando di ottenere dai proprietari degli immobili una dilazione nel pagamento degli affitti. Tra gli ospiti c’e’ anche un architetto che ha continuato a lavorare a distanza: sta ultimando la progettazione, con altri, di un ospedale a New York.
Ma è anche la mancanza di assistenza sanitaria a preoccupare gli ospiti brasiliani. “Fincé i comuni non completeranno l’iter della residenza – afferma Janaina – i miei assistiti non avranno diritto al medico di base. Solitamente occorro 20 giorni. Al momento, con la polizia municipale (alla quale competono le verifiche sulle residenze, ndr) impegnata a far rispettare le misure del decreto governativo, i tempi si allungano indefinitamente. Per farsi prescrivere un medicinale devono contattare l’Asp che deve autorizzare la farmacia. L’Asp e’ oberata di lavoro e non sempre risponde in tempi celeri. Il fatto di non potersi affidare a un medico di famiglia o di non conoscere le procedure sanitarie e’ motivo di ansia e apprensione per i miei assistiti che spesso in Brasile godono di un’assistenza medica privata, di qualita’”.
Infine, questa situazione sta creando problemi di ordine psicologico-affettivo a quei brasiliani che vedono frustrata l’attesa di potersi ricongiungere con i propri cari qui in Italia, gia’ programmata per marzo. Per chi vive qui da solo, la famiglia e’ un pensiero costante. E angosciante. “Ad aprile c’erano 15 famiglie pronte a trasferirsi per sempre in Italia. Tra loro, anche persone che hanno lasciato il lavoro, venduto tutto, case e aziende, per venire nel nostro paese – conclude Janaina – E ora si ritrovano bloccati in Brasile, senza casa e senza piu’ lavoro, continuando a pagare in Italia l’affitto dell’appartamento che avevano gia’ prenotato”.
Vedi: L'odissea di 20 brasiliani bloccati a Ragusa
Fonte: cronaca agi