Lo spread potrebbe crollare a 70 punti e farci risparmiare 1,5 miliardi l'anno, dicono gli esperti


AGI – Non si arresta l’effetto Draghi sullo spread che, in appena due giorni, è sceso di circa 20 punti sotto la soglia dei 100 punti, il minimo da cinque anni, e sembra destinato a calare ancora. Secondo gli esperti, il positivo esito del mandato affidato dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Mario Draghi, farebbe scendere il differenziale fra Btp e Bund tedesco fino a 70 punti base, determinando un risparmio di un miliardo e mezzo l’anno per le casse dello Stato. A esserne convinti sono Andrea Delitala, analista di Pictet Asset Management, e Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm.

Delitala: governo Draghi vale taglio di almeno 20-25 punti

“La formazione di un governo a guida Draghi – spiega Delitala – vale a nostro giudizio un restringimento dello spread di 20/25 punti base. L’effetto annuncio e i progressi di ieri hanno già provocato una compressione di 15 punti base fra mercoledì e giovedì. Un’ulteriore compressione di 20 punti base sarebbe possibile sui progetti presentati e approvati dalla Commissione europea contestualmente a credibili riforme strutturali su Pa, pensioni e giustizia presentate nei prossimi mesi. Il differenziale contro Bund potrebbe così comprimersi dai 100 punti base attuali a 70 punti base, non lontano da quello fra il Bund e i Bonos spagnoli. Oltre ai risparmi sugli interessi già maturati in tutta la fase di discesa dei rendimenti a livello globale che ci consente di emettere oggi a tassi mediamente (tra Bot Cct, Btp, ecc.) vicini a 0%, ben al di sotto del costo medio del nostro debito pregresso (circa 2,5%), un ulteriore restringimento dello spread di circa 50 punti base, vale ogni anno, un ulteriore risparmio quantificabile in circa 1,5 miliardi di euro”.

Morra: potremmo tornare a livelli pre-2008

“Nel lungo periodo, se davvero l’Italia dovesse risollevarsi dalla stagnazione dell’ultimo decennio e ridurre il proprio livello di indebitamento – rileva Morra – in uno scenario estremamente ottimistico, lo spread potrebbe tornare a livelli pre 2008 (circa 20 punti in meno) o comunque riassestarsi ai livelli degli altri paesi dell’Europa periferica (Spagna e Portogallo), i cui spread sono intorno ai 50/57 punti base. Come detto – aggiunge – questo dipende da numerosi fattori quali unione fiscale, ripresa dalla pandemia e ammodernamento del Paese tramite messa in atto di riforme strutturali, richieste più volte dallo stesso Mario Draghi in veste di presidente della Bce. Per quanto riguarda il risparmio in termini di minori interessi, è strettamente legato all’attività di emissione di nuovo debito nel corso dei prossimi mesi. Inoltre, a impattare su questa misura non è tanto lo spread quanto il livello dei tassi d’interesse in termini assoluti. Il rapporto di equivalenza tra spread e tasso di interesse è valido solo per le emissioni più a lunga scadenza. Nel corso del 2020 l’attività di emissione è stata pari a circa 500 miliardi di euro. Per dare un’idea generale: su una cifra di tale entità, un eventuale restringimento di 20/30 bps su tutta la curva – se duraturo e a parità di tasso governativo tedesco – potrebbe comportare un risparmio nell’ordine di 1/1,5 miliardi di euro (l’ultima legge di bilancio vale 38 miliardi) all’anno. Si tratta di stime generiche in quanto il risparmio reale dipenderà dal fabbisogno del governo italiano e dai movimenti dei tassi sulle diverse parti della curva, i cui differenziali potrebbero essere inferiori (lo spread si calcola sulle emissioni decennali)”.

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Fonte: economia agi