Lo scandalo del CIS di Nola. Confedercontribuenti agisce e denuncia


 

Di Antonello Longo

direttore@quotidianocontribuenti.com

Si è tenuta stamattina l’attesa conferenza stampa di Confedercontribuenti dedicata all’annosa vicenda degli ingiusti fallimenti di molti operatori del CIS (Centro Ingrosso Sviluppo) di Nola e delle recenti iniziative al riguardo da parte della magistratura napoletana.

“Il Presidente della Confederazione delle famiglie e delle imprese, Carmelo Finocchiaro, nell’introdurre il tema ha ricordato che “ il CIS di Nola, attivo dal 1986, è la più grande struttura per il commercio all’ingrosso d’Europa (300 aziende, 90 settori merceologici, 6 km di area espositiva, 20.000 operatori commerciali al giorno, 130 uffici di rappresentanza e studi professionali, ndr), ma la sua gestione si è contraddistinta per aspetti di presumibile illegalità che hanno portato Confedercontribuenti a intestarsi un fortissimo atto di accusa contro la gestione della SpA, senza escludere sospetti di collegamento con la camorra. Non a caso il presidente del CIS di Nola, Gianni Punzo e il presidente del consorzio che ne ha realizzato le strutture, Giuseppe Aiello, furono arrestati, nel passato, con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico”. (Il Punzo fu poi prosciolto dall’accusa di appartenere alla camorra, mentre il reato di favoreggiamento cadde in prescrizione, ndr).

“Già da quel 2016 – ha ricordato l’Avv. Alessandro Palermo, che segue la vicenda sotto il profilo penalistico – Confedercontribuenti ha presentato circostanziati esposti alla procura della Repubblica di Nola, la quale ha aperto due procedimenti a carico di ignoti contestando i reati di usura e di esercizio abusivo di attività finanziaria”.

La gestione del Centro, infatti, ha messo nei guai, con opache operazioni che Confedercontribuenti non esita a definire fraudolente, moltissimi operatori commerciali, con cento imprese insolventi tra cui trenta costrette al fallimento.

Carmelo Finocchiaro si chiede “come è stato possibile che un primario istituto di credito come Unicredit abbia affidato centinaia di milioni di euro a gente inquisita perché sospettata di essere vicina alla camorra”?

La vicenda del CIS è davvero complessa. Il Centro fu costruito, su una grandissima area espositiva, grazie alla partecipazione dei primi duecento soci, operatori del commercio all’ingrosso, con quote proporzionali ai metri quadrati dei rispettivi capannoni, fino a quando non sono arrivati i contributi statali. Da quel momento tutti i contratti preliminari d’acquisto dei capannoni pattuirono la stipula di un rapporto di leasing della durata di 16 anni, con scadenza al 31 ottobre 2002.

Conseguenza logica era che alla scadenza del leasing i soci avrebbero riscattato la proprietà dei capannoni, e per questo motivo, nel sottoscrivere il contratto di leasing il socio accettava di trasferire al CIS la gestione unitaria e complessiva del contributo statale e del finanziamento agevolato, nel presupposto di un’assoluta fiducia nella solidità del consorzio e nello stesso presidente Punzo.

Ma le cose non sono andate come dovevano andare, tutt’altro. Confedercontribuenti denuncia che il presidente Punzo, dopo alcuni anni, accese con Unicredit un mutuo di 300 milioni circa, trasformandolo in seguito in un sub-mutuo destinato a saldare i soci del CIS, ai quali fu chiesta una girata in bianco consentendo alle banche di accendere un’ipoteca sui capannoni.

Nella conferenza stampa di oggi, un pool di grandi professionisti del diritto – nella conferenza stampa sono intervenuti anche gli avvocati Coppola, Riccio e Palermo – ha ripercorso tutta la vicenda, analizzandola puntualmente sul piano giuridico e processuale, in sede civile e penale, denunciando la nullità degli atti compiuti per violazione del patto commissorio, per l’imposizione di tassi d’interesse nel complesso oltre la soglia dell’usura, per il vizio del consenso causato dalle minacce agli operatori, più o meno implicite, di sottrarre loro i capannoni in cui operavano le aziende.

Nel corso della conferenza stampa si sono succedute le testimonianze delle vittime delle spregiudicate operazioni nella gestione del Centro, che hanno subito il fallimento ingiustamente e – secondo la denuncia di Confedercontribuenti – in seguito ad una concertata azione fraudolenta. Consolato Cinque, per esempio, e Enzo Pisano, hanno raccontato l’incredibile storia che ha travolto le loro floride imprese, con fatturati di milioni di euro, a fallire e perdere il proprio capannone e chiudere l’attività per un debito di poco più di un centinaio di migliaia di euro. Hanno parlato di vite cinicamente rovinate da una vicenda drammatica che ha portato a vanificare decenni di lavoro e di sacrifici. “Solo l’assistenza coraggiosa e assidua di Confedercontribuenti ci ha permesso in tutti questi anni di andare avanti e non perdere la speranza di ottenere giustizia per tutto quanto abbiamo dovuto subire senza nostre colpe”.

L’Avv. Biagio Riccio ha sottolineato come l’azione contro la nullità degli atti non cade in prescrizione, indicando la strada della “actio nullitatis” come il percorso giuridico da perseguire con determinazione.

L’Avv. Coppola ha puntualmente ricostruito i passaggi che hanno portato le imprese vittime della presunta azione fraudolenta dei gestori del CIS al fallimento e come la gestione delle procedure fallimentari sia stata caratterizzata da gravi anomalie sfociate alla fine nella vendita dei capannoni a prezzo vile, a vantaggio dello stesso CIS.

Il presidente Finocchiaro ha concluso ribadendo l’impegno di Confedercontribuenti a sostenere in tutte le sedi giudiziarie, civili e penali, le azioni intraprese e da intraprendere a difesa degli imprenditori vittime di un male ingiusto e grave. “La Confederazione – ha concluso Carmelo Finocchiaro – non arretrerà fino a quando giustizia non verrà fatta e non cesserà di denunciare all’opinione pubblica quanto accaduto al CIS di Nola, continuando a tenere viva l’attenzione sul caso della stessa Direzione Investigativa Antimafia”.

 

Video Conferenza Stampa:  https://youtu.be/OMY0-dJ28NA