L’Italia si mobilita per accogliere i bambini profughi dall’Ucraina


Secondo le stime del Viminale, oltre 34mila profughi ucraini sono entrati in Italia, dall’inizio della guerra e tra di essi molti bambini. Il Governo ha predisposto un piano di accoglienza, per garantire accoglienza, salute e scuola. Le regioni e le prefetture impegnate nella gestione dei profughi, il cui numero sembra destinato ad aumentare

di Anna La Mattina

L’Italia in prima linea, per la solidarietà e l’accoglienza del popolo ucraino, con una particolare attenzione ai bambini, i cui occhi hanno visto ciò che un bambino non dovrebbe mai vedere e provare: l’orrore della guerra!

Oggi a distanza di quasi ottant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, nessuno di noi si sarebbe mai aspettato di vedere, ancora una volta, l’Europa coinvolta in un altro conflitto bellico, con il cuore sospeso, per la paura di un possibile uso delle armi nucleari, a causa di un possibile, sebbene scongiurabile, allargamento del conflitto ai Paesi NATO (che Dio non voglia!): già è terribile assistere alla sofferenza dell’Ucraina, sotto i bombardamenti russi; pertanto auspichiamo che i tentativi diplomatici non si fermino e presto diano buoni frutti.

Le mete principali Italiane di smistamento dei profughi sono Milano, Bologna, Genova, Roma e Napoli. Ma non solo: anche il Veneto sta accogliendo soprattutto 361 bambini, anche orfani purtroppo, già inserti a scuola; i più grandi, si stanno collegando in DAD con le scuole ucraine d’origine.

Anche in Sicilia si stanno accogliendo i profughi ucraini, con grande slancio di generosità: già i primi sbarchi negli aeroporti di Palermo e Catania e da li smistati presso i centri di accoglienza distribuiti sull’isola, dopo che il Presidente della Regione, Musumeci, ha dato il via per l’autorizzazione delle operazioni di accoglienza, compresi tamponi antigenici, vaccini e mascherine.

Anche il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha messo a disposizione dei profughi ucraini le strutture della città per l’’accoglienza, confermando ancora una volta la vocazione delle città siciliane alla priorità data alla vita.

Un viaggio lunghissimo su treni e corriere di speranza riesce a trasformarsi in forza. Sono tanti i minori giunti in Veneto in queste prime, drammatiche settimane di conflitto in Ucraina, e tanti stanno per arrivare nei prossimi giorni. Sono in arrivo, da diversi orfanotrofi ucraini, 200 tra bambini e ragazzi in fuga dalla guerra (57 erano già arrivati a Padova i primi giorni del conflitto): a dare l’annuncio è Marco Toson, console onorario dell’Ucraina per le Tre Venezie. «Sono tutti minorenni — spiega —, e ovviamente insieme a loro ci sono degli accompagnatori: Padova farà da punto di raccordo di questa operazione. Sono arrivati due pullman con 63 persone, di cui 56 ragazzini! Quando giungeranno in città, si capirà se saranno smistati e dove, anche perché manca ancora un protocollo comune per capire a chi spetta la responsabilità di questi minori.

In ogni caso ci sono indicazioni governative, diramate dalla Farnesina, a cui complessivamente tutte le regioni e le istituzioni territoriali dovranno attenersi.

«Sono 361 i bambini e studenti già accolti dalle nostre scuole statali e paritarie, inseriti nelle classi corrispondenti alla loro età — rileva la dirigente dell’ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo —. Si tratta soprattutto di bambini, con molte iscrizioni nelle scuole dell’infanzia e primaria, ma abbiamo anche inserimenti alla media e superiore». I provveditorati provinciali hanno chiesto a tutti gli istituti scolastici di indicare quanti posti sarebbero stati eventualmente messi a disposizione per gli alunni ucraini. La risposta è stata commovente: «Abbiamo avuto oltre 25 mila disponibilità» sorride Palumbo.

I dati raccolti verranno messi a disposizione delle Prefetture e dei Comuni per creare un data base: ogni sindaco, nel momento in cui viene messo a conoscenza della presenza di profughi nel proprio territorio, potrà dare anche indicazione di quali siano gli istituti che consentono alla famiglia di inserire il figlio.

Questo encomiabile fenomeno di solidarietà si sta ripetendo in tutto il territorio nazionale, ognuno con ciò che ha da offrire: ma l’Italia (specie tra le regioni frontaliere del nord e del sud, via terra e via mare) è, ormai da tempo, abituata all’accoglienza dei fratelli in difficoltà.

In alcuni momenti poco gloriosi della nostra storia recente, è venuto meno lo spirito di solidarietà, in forza del quale, alcuni pezzi delle istituzioni dimostrarono non comprendere che l’accoglienza data a chi scappa dalle guerre, riguarda tutti coloro a cui può essere riconosciuto lo status di rifugiato, in forza della Convenzione di Ginevra del 1951.

Ad oggi, invece, il Governo italiano ha messo a disposizione dei fondi specifici per la mediazione linguistica e culturale, che verranno assegnati grazie anche alla collaborazione della comunità ucraina in Italia.