L’Italia che non si arrende: intervista a Giuseppe Failla (Comitato Partite Iva)


La crisi economica attanaglia ormai da un decennio il sistema produttivo italiano e le conseguenze dell’emergenza Covid rischiano di aggravare, ancora di più, una situazione già di per sè drammatica. I dati sul crollo del Pil, da questo punto di vista, sono emblematici. Ma la redazione del “Quotidiano dei contribuenti” intende dare voce a quegli imprenditori che non smettono di lottare, che stanno in trincea e costruiscono, giorno dopo giorno, il loro futuro e il futuro del paese. Abbiamo quindi deciso di dare vita ad una rubrica, “l’Italia che non si arrende”, per raccontare storie di impegno, di speranza e di rinascita.

Primo protagonista della nostra rubrica è Giuseppe Failla, neo titolare di una ditta di ceramiche con sede a Caltagiorne, portavoce del Comitato Partite Iva e rappresentante di Confedercontribuenti nella città calatina.

 

IL COMITATO PARTITE IVA

“Il Comitato Partite Iva nasce in piena emergenza e unisce varie categorie: dal ceramista, al parrucchiere, al gommista.  É nato per chiedere al Comune una riduzione della Tari, l’esenzione dalla tassa per l’occupazione del suolo pubblico, la sospensione della tassa di soggiorno. Abbiamo chiesto, quindi, una serie di aiuti che a nostro avviso non intaccano il bilancio comunale, perché siamo a conoscenza del fatto che arriveranno quasi 4 milioni di euro dal governo centrale e da quello regionale.  A fronte di questa cifra il Comune mette a dispozione, per le attività commerciali, 375.000 euro. Sia a me che a tutto il Comitato, sembra chiaro che questo è il risultato di una precisa scelta politica”.

“Le piccole e medie imprese, fino ad ora, hanno sempre pagato tutte le crisi, e vogliamo che non sia più così. La nostra idea è quella di continuare, portando avanti con maggiore forza le nostre battaglie e le nostre richieste. Faremo dei flash mob di protesta, stiamo valutando l’opportunità di costituirci come associazione. In questo periodo, infatti, l’amminstrazione ha declinato ogni proposta di incontro perchè, in quanto Comitato, non eravamo giuridicamente riconosciuti. Comune che, tra l’altro, ogni qualvolta incontra le associazioni di categoria esclude Confedercontribuenti… Forse perchè ha una posizione che non si allinea mai con le altre organizzazioni. Il Comitato nasce anche per questo, perchè gli aderenti non si sentivano più adeguatamente rappresentati ed hanno deciso di scendere in campo e di decidere del proprio destino”.

 

UNA VITA TRA LE CERAMICHE DI CALTAGIRONE: DA DIPENDENTE A IMPRENDITORE

“Opero nel settore della ceramica a Caltagirone, ho svolto l’attività di ceramista come dipendente per oltre vent’anni e recentemente ho deciso di mettermi in proprio. La mia realtà imprenditoriale, infatti, è nata in pieno periodo Covid, tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Dopo varie vicessitudini e lungaggini burocratiche, il 6 maggio, ho aperto la partita Iva”.

 

LA DIFFICILE RIPARTENZA

“Le difficoltà che potrebbero nascere dal calo del turismo in Sicilia? Sarà una situazione pesantissima, purtroppo credo che determinerà una riduzione dei posti di lavoro e non sappiamo quale sarà il destino delle botteghe che dovranno riaprire, o della mia che, invece, dovrà iniziare ad operare. Il nostro settore vive, principamente, di quei turisti che vanno a Caltagirone, a Noto, a Palermo e nelle altre zone dove esportiamo. In questo ambito avremo un calo di fatturato superiore al 70%, purtroppo lo stiamo già vivendo. Per fortuna c’è un settore che ci rincuora, quello dell’ecommerce”.

“Il comparto di Caltagirone conta più di 100 botteghe ed ha un indotto che supera di gran lungo le 1000 -1500 persone, tra dipendenti, soci e quant’altro. Dopo il settore terziario questa è l’attività principale in città, ma andando avanti così si prospetta una situazione drammatica. Molti dipendenti non rientreranno in azienda, fin quando sarà possibile usufruiranno della cassa integrazione, poi il loro futuro sarà incerto. Danneggiando questo settore si danneggerà anche il tessuto sociale di Caltagirone, perchè verrà a mancare una percentuale significativa di occupati. Ciò vuol dire che, queste persone, non saranno in grado di spendere, di finanziare il sistema economico locale”.

Le spese di sanificazione e gli aiuti che non arrivano? É un problema enorme, innanzitutto perchè i fondi previsti con i vari decreti si sono esauriti in pochissmo tempo. Anche in questo caso, a mio avviso, bisognerebbe andare a vedere chi li ha ricevuti. Perchè ritengo che, in un paese equo, le piccole e medie imprese vadano aiutate prima rispetto alle grandi aziende. Si tratta di una differenza sostanziale, le spese di sanificazione hanno un impatto maggiore sulle piccole realtà imprenditoriali”.

 

 

LA BUROCRAZIA E GLI INTERVENTI IMPROROGABILI

“Un altro fattore determinante è quello della burocrazia, viviamo in un paese nel quale molte certificazioni richieste sono inutili, costano e fanno perdere tempo. Molte norme, poi, sono paradossolamente concatenate tra di loro: per avere una determinata certificazione è necessaria l’iscrizione alla Camera di Commercio, ma senza questa certificazione non ci si può iscrivere…. Praticamente un cane che si morde la coda. La burocrazia è il primo aspetto sul quale andrebbe fatto un serio lavoro di semplificazione”

“Si dovrebbe intervenire anche sui costi, come ad esempio quelli dell’energia elettrica. Un vero rilancio non passa dalle soluzioni tampone come i finanziamenti a fondo perduto o il bonus da 600 euro, ma  dallo snellimento della burocrazia e dell’abbatimmento dei costi del lavoro e delle materie prime. Senza dimenticare, poi, che anche per una semplice spedizione la Sicilia è una zona svantaggiata: per fare arrivare un pacco da Caltagirone a Milano ci vogliono quattro giorni, mentre da Reggio Calabria bastano poco più di 24 ore. Tutti questi fattori, messi insieme, e sommati alle altre spese, incidono parecchio”.

 

L’ASSENZA DELLE ISTITUZIONI

“In questa fase siamo delusi dal governo nazionale, perchè non è intrervenuto in maniera tempestiva negli aiuti, anche se capiamo che, negli ultimi 30 anni, il tessuto economico è stato distrutto: dalla sanità ai fondi, nel bilancio statale, che sarebbero stati destinati a questa emergenza. La regione non è pervenuta perchè, fino a questo momento, la legge finanziaria è rimasta soltanto sulla carta, ad oggi non c’è nulla di concreto. Mi dispiace dirlo, ma anche il comune di Caltagirone ci ha deluso. Con il Comitato Partite Iva abbiamo portato avanti diverse battaglie per chiedere alcune riduzioni delle tariffe, ma non c’è stato nulla da fare. Noi riteniamo che i fondi che arriveranno al Comune non verranno spesi per affrontare l’emergenza economico-commerciale”.

 

Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei contribuenti)