di Ignazio Burgio.
La Sicilia – com’è noto – è sempre stata rinomata per i suoi vini. Ma dall’inizio di questo secolo sono sorti numerosi produttori di birra artigianale in ogni angolo dell’isola (comprese le isole minori, come ad es. Pantelleria). Come si può constatare sulle pagine dedicate alla Sicilia del sito www.microbirrifici.org attualmente nella nostra isola i birrifici artigianali attivi superano il numero di cinquanta, ed oltre ad essi sono presenti anche numerosi marchi (o firm) che per la loro produzione si appoggiano ad altri.
Un tour gastronomico dell’isola dedicato alla birra non può che partire da San Martino alle Scale, una frazione del comune di Monreale (Pa) dove sorge una famosa e omonima abbazia benedettina di origine medievale (sito web: www.abbaziadisanmartino.it). Al suo interno si tengono diverse attività culturali – un’Accademia di Belle Arti, una scuola di restauro, una casa editrice, ecc. – gestite dall’associazione “Hora Benedicta” nata nel 2009 per iniziativa della stessa abbazia. La medesima associazione nel 2011 iniziò a produrre un tipo di birra artigianale secondo la tradizione cistercense medievale, avvalendosi anche della collaborazione dello storico birrificio “Paul Bricius” di Vittoria (Rg) – il primo produttore di birra artigianale sorto in Sicilia nel 2004 – il quale installò un laboratorio di produzione all’interno dell’abbazia e ne testò la ricetta. Il successo fu immediato tanto che nel medesimo anno 2011 la birra dell’abbazia conquistò il primo premio al concorso nazionale “Birra di Natale”.
La birra, etichettata “Hora Benedicta Abbey Ale”, è attualmente prodotta e imbottigliata, per la distribuzione ai consumatori, dal medesimo birrificio di Vittoria, e rappresenta l’unico esempio in tutto il Sud Italia di “birra d’abbazia”: “[…]La produzione è artigianale canonica: cottura del mosto a fuoco diretto, fermentazione ad alta temperatura, maturazione in tini d’acciaio, rifermentazione in bottiglia, chiaramente non subisce pastorizzazione né filtrazione. […]” (dall’articolo di Mariacarmela Torchi su www.ildomanibleo.com, 17/12/2022).
Come dichiarato in etichetta, è di varietà Ale (il metodo più antico e tradizionale), di tipo scuro, ed aromatizzata con le erbe e le spezie coltivate dai monaci nell’Abbazia di San Martino (liquirizia, semi di finocchio, genziana, ecc.). Dal 2018, sempre sotto la guida e la ricetta originale dell’istituto religioso, viene prodotta, da un altro birrificio artigianale a Sinagra (Me), anche una birra bionda, la “Epica Blonde Ale”. Tutti i proventi della vendita delle due birre vengono impiegati per finanziare le attività culturali svolte dall’abbazia nel corso dell’anno.
Storicamente la birra come la conosciamo oggi è strettamente legata ai monasteri benedettini. Se è vero che in età antica la si conosceva e la si produceva in grandi quantità sin dai tempi delle antiche civiltà mesopotamiche ed egizie, fu nel medioevo che i monaci la migliorarono aggiungendovi (su consiglio di Suor Ildegarda di Bingen) anche il luppolo per aromatizzarla. Da essi veniva considerata anche un farmaco che davano agli infermi per accelerarne la guarigione, poichè avevano anche notato che a differenza dell’acqua dei pozzi la birra non procurava mai problemi di stomaco (all’epoca naturalmente non si sapeva che l’acqua era spesso contaminata, e che la sua ebollizione durante il processo di produzione della birra uccideva tutti i microorganismi nocivi).
Occasionalmente alcune associazioni culturali ed escursionistiche organizzano visite ai tesori artistici ed architettonici dell’Abbazia di San Martino, includendo anche una sosta presso il suo birrificio artigianale, dove è possibile degustare la birra lì prodotta.
Diversi birrifici siciliani – ad es. a Capo d’Orlando (Me), a Siracusa, a Modica (Rg), ecc. – organizzano regolarmente degustazioni di birre accompagnate da un pranzo o perlomeno dal consumo di prodotti tipici locali (antipasti, formaggi, arancini, dolci, ecc.). In alcune aziende artigianali si possono anche assaporare birre ai sapori più originali, come nell’isola di Salina (Eolie) dove si producono birre aromatizzate alla malvasia o persino ai tipici capperi dell’arcipelago. O ancora sull’Isola di Pantelleria dove il locale birrificio produce una birra aromatizzata con uva passa zibibbo. Non mancano ovviamente neppure le birre aromatizzate agli agrumi, e quelle prodotte, anziché con malto d’orzo, con le tipiche varietà di grano siciliano, come “Timilia” e “Russello”. Sul sito www.farmesxperience.it/sicilia/ si possono trovare occasionalmente – fra quelli più numerosi dedicati ai vini – anche gli annunci relativi a degustazioni di birra artigianale presso i vari birrifici siciliani.
A Palermo, Caltanissetta, Cefalù, Melilli, Acireale, ed altrove si trovano inoltre birrifici che sono anche pub e locali gastronomici (brew pub e taproom, secondo la terminologia anglosassone) dove si possono gustare in primo luogo le birre prodotte in loco (l’elenco coi link ai rispettivi siti web si trova nella già citata pagina del sito microbirrifici.org).
Le definizioni di “birra artigianale” o “microbirrificio” potrebbero risultare fuorvianti in quanto tutti coloro che non conoscono questi tipi di imprese potrebbero pensare ad attività semidilettantesche, casalinghe e con attrezzature da “piccolo chimico”. Nulla di più sbagliato. Come si può vedere chiaramente dai rispettivi siti web, i birrifici artigianali presenti in Sicilia (perlomeno quelli censiti sui già citati link) sono dotati di attrezzature tecniche professionali, con grandi tini in acciaio dove riposa la birra in fermentazione, e dove si utilizzano materie prime selezionate e di qualità (a volte coltivate in Sicilia). I mastri birrai e il loro personale, spinti soprattutto dalla propria passione, cercano di migliorare costantemente la loro professionalità e la qualità delle loro birre, collaborando anche con le università, le associazioni di categoria ed altri enti, anche all’estero.
Oltre il già citato sito microbirrifici.org, possono risultare utili anche le pagine del sito www.clicksicilia.com dedicate ai birrifici-pub, ed il magazine on line www.fermentobirra.com nelle sue pagine dedicate ai birrifici siciliani. Un’ultima osservazione. Come molti sottolineano, il vero intenditore di birra non solo non arriva a ubriacarsi ma non si mette neanche alla guida se ha superato il mezzo bicchiere: come diceva Renzo Arbore in una pubblicità di parecchi anni fa, “meditate gente!”.
Fonte: www.siciliasconosciuta.com