L’Irlanda si avvicina alla Nato per proteggere i cavi sottomarini dagli attacchi russi


Le infrastrutture sott’acqua trasmettono dati finanziari che valgono miliardi di dollari e quasi tutta la connessione Internet. A un anno dalle esplosioni del Nord Stream, la Alleanza atlantica si esercita in Portogallo con droni e intelligenza artificiale per evitare nuovi attacchi. E Dublino potrebbe in futuro aderire

A un anno dalle esplosioni che hanno reso inutilizzabili i gasdotti del Nord Stream, la Nato e i Paesi dell’Unione europea si stanno adoperando affinché non si ripeta niente del genere, sviluppando nuove tecnologie e un modus operandi per difendere le infrastrutture strategiche dagli attacchi di attori ostili, statuali e non. Il sabotaggio delle due linee del Nord Stream, rimasto senza colpevoli, ha messo a nudo le difficoltà nel monitorare e proteggere le attività sospette vicino alle infrastrutture critiche sottomarine.

In un’esercitazione di dodici giorni dal 18 al 29 settembre denominata «Dynamic Messenger», quattordici membri della Nato hanno testato l’uso coordinato di droni marini, sensori e sistemi di intelligenza artificiale al largo delle coste portoghesi, dove si collegano alla terraferma una parte dei cavi di rete posati lungo i fondali dell’Oceano Atlantico per collegare Europa e Nord America. Oltre al Portogallo, hanno partecipato Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Grecia, Lettonia, Paesi Bassi, Danimarca, Polonia, e la Svezia, formalmente ancora un membro esterno all’alleanza.

Secondo la Nato, la Russia sta effettuando la mappatura dei cavi e delle reti energetiche sottomarine utilizzando una combinazione di navi da guerra della marina, navi per la ricerca scientifica, pescherecci commerciali, navi porta-container e petroliere. Il rischio è che Mosca prenda di mira e colpisca, o faccia colpire a dei mercenari, le infrastrutture critiche che attraversano i fondali marini in Europa e Nord America

La posta in gioco è altissima: ogni giorno attraverso i cavi sottomarini passano i dati di transazioni finanziarie per un valore di decine di miliardi di dollari, e quasi la totalità del traffico Internet. A livello energetico, attraverso gli oleodotti e i gasdotti off-shore passa una quantità enorme di petrolio e soprattutto di gas naturale, in particolare dalla Norvegia e dal Regno Unito nel mare del Nord, e dall’Azerbaijan e dall’Algeria nel Mediterraneo.

Alcuni di questi sistemi infrastrutturali sono lunghi migliaia di chilometri e posati a una profondità di centinaia di metri sotto il livello del mare, caratteristiche che li rendono estremamente difficili da sorvegliare.

In base al racconto di Bloomberg sull’esercitazione della Nato in Portogallo, in uno degli scenari simulati gli alleati hanno cercato di fermare un attore ostile che tentava di interrompere le reti di dati e provocare il caos sui mercati finanziari, utilizzando una normale nave commerciale per rendere la loro attività più difficile da individuare.

I sensori in fibra ottica sui cavi dell’infrastruttura hanno rilevato che la nave del nemico fittizio – in esercitazioni come questa la Russia non viene mai esplicitamente menzionata – stava tentando di schierare un drone sottomarino. Dopo aver identificato la minaccia, la Nato ha inviato una combinazione di droni aerei, droni di superficie e droni sottomarini per intercettare la nave sospetta, e scortarla fuori dalla zona.

La tecnologia svolgerà un ruolo sempre più importante per prevenire tali minacce. L’intelligenza artificiale può essere utilizzata per tracciare e seguire i movimenti delle navi che attraversano più volte infrastrutture critiche, identificandone l’origine ed elaborando i dati in modo da riconoscere attività potenzialmente sospette anche in un arco di tempo prolungato. In futuro, potrebbero essere gli stessi cavi sottomarini in fibra ottica a rilevare eventuali interferenze nelle vicinanze.

Di fronte alla crescente importanza della sicurezza sottomarina, a luglio gli alleati della Nato hanno istituito un nuovo centro marittimo per le infrastrutture sottomarine critiche presso il comando marittimo di Northwood, nel Regno Unito. Hanno inoltre concordato di creare una rete per migliorare la condivisione delle informazioni tra gli alleati e il settore privato, per agire più velocemente e con maggiore efficienza sull’intelligence rilevata dai sensori o dai sistemi di intelligenza artificiale.

«Il rilevamento in tempo reale invia un segnale deterrente al nemico, sia esso la Russia o qualcun altro», ha detto ai cronisti di Bloomberg il generale Hans-Werner Wiermann, capo della cellula della Nato per la protezione delle infrastrutture sottomarine.

I timori di azioni ostili della Russia contro le infrastrutture sottomarine transatlantiche sono tali da aver avvicinato alla Nato anche l’Irlanda, un Paese inequivocabilmente occidentale ma che per ragioni storiche, economiche e geografiche non ha mai sentito il bisogno di entrare a far parte dellAlleanza atlantica, preferendo di conservare la sua orgogliosa neutralità.

Lungo i fondali marini a Sud dell’Irlanda sono posati i cavi che collegano il Nord America al Regno Unito, ma che passando per zone marittime di competenza di un Paese che non fa parte della Nato risultano più vulnerabili alle operazioni della Russia. Dublino ha pochi mezzi per proteggere e presidiare militarmente questo spazio marittimo, e sta riesaminando completamente il suo approccio alla difesa.

L’opinione pubblica irlandese continua a favorire una politica di non allineamento, sebbene dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina i sondaggi abbiano registrato un aumento del sostegno all’adesione alla Nato. Per ora l’Irlanda non ha intenzione di chiedere di entrare nell’alleanza, ma sta intensificando gli attuali accordi di partnership con la Nato per unirsi all’iniziativa per proteggere i cavi sottomarini che attraversano le acque irlandesi da potenziali sabotaggi russi.

 

 

Di Federcio Bosco –  fonte: https://www.linkiesta.it/