L’industria in dfficoltà. Cala il credito alle imprese


Industria in difficoltà con la produzione che frena a luglio in maniera brusca. Un calo mensile dello 0,7% che a livello tendenziale tocca quota 2,1%. Uno scenario prevedibile, vista la revisione al ribasso di tutti gli indicatori economici, che è intrecciato a doppio filo con il contesto europeo. Grazie agli aumenti della produzione industriale a maggio e giugno, la media del periodo maggio-luglio fa registare un aumento dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, ma è una magra consolazione.

L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+3,7%); mentre cala per i beni intermedi (-0,5%), per i beni strumentali (1,5%) e per i beni di consumo (1,6%). I soli settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). A livello tendenziale, invece, tra i principali settori cresce solo quello dei beni strumentali (+3%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-3,7%), l’energia (-4%) e i beni intermedi (-4,5%).

Il sistema produttivo è in affanno: lo dimostra anche la stretta sul credito con le imprese che tra tassi di interesse alle stelle e ordini in calo hanno tirato il freno a mano. I dati della Banca d’Italia diffusi ieri testimoniano un calo del 2,3% per i prestiti al settore privato rispetto all’anno scorso (-1,7% nel mese precedente). I prestiti alle famiglie sono diminuiti dello 0,3 per cento sui dodici mesi (erano cresciuti dello 0,2 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 4% (-3,2% nel mese precedente). «Sono dati che sono segnali d’allarme, in qualche misura aspettati » ha commentato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso spiegando che «ci sono fattori internazionale che incidono» a partire dall’aumento del prezzo del petrolio, Ma più di tutto pesano la crisi della Germania, principale partner economico e produttivo che «è in recessione da tanti mesi ed aggrava il suo stato recessivo e l’aumento dei tassi di interesse ha reso più difficili gli investimenti delle imprese». Per la Cgil i dati dell’industria sono il frutto di scelte mancate e sbagliate del governo sulla ricostruzione delle filiere industriali. «Agli errori fatti su asset strategici, dalla Tim alla siderurgia passando per l’automotive si stanno aggiungendo i ritardi e la rimodulazione del Pnrr voluti dal ministro Fitto» ha sottolineato il segretario confederale Pino Gesmundo. La Coldiretti denuncia un crollo della produzione alimentare del 4,5% segno che il taglio della spesa alimentare si è trasferito dal commercio all’industria. « L’export che continua a tirare da solo non basta più» ha commentato Luigi Scordamaglia di Filiera Italia ricordando che i consumi alimentari in Italia valgono 260 miliardi di euro a fronte dei 61 di export. Secondo Confcommercio a preoccupare non sono tanti i dati ma il quadro generale in rallentamento. « La domanda delle famiglie semnbra aver esaurito la spinta al recupero soprattutto per la componente relativa ai beni come testimoniano alcune criticità della produzione industriale» ha rimarcato l’Ufficio Studi. Per le associazioni dei consumatori nel terzo trimestre dell’anno è iniziata una fase discendente per l’economia. «Dopo che il Pil nel secondo trimestre 2023 è calato dello 0,4%, le industrie restano in profondo rosso. Un chiaro campanello d’allarme che avvicina l’Italia al rischio di una recessione tecnica, dalla quale ci salveremo solo grazie alle ferie estive degli italiani che faranno decollare i servizi » ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.