L’incredibile autolesionismo di una politica becera


di Augusto Lucchese

E’ disgustosamente assurdo che nessuno dei tanti personaggi politici (senza distinzione di colore, di provenienza o di posizionamento) che beatamente pascolano nelle ex feconde praterie italiane, abbia il coraggio di recitare un sacrosanto “mea culpa” riconoscendo le proprie responsabilità, passate e presenti.  È un indegno complessivo spettacolo quello che si sta ripetendo, vieppiù da qualche settimana a questa parte, nell’ambito dei vari spettacolari palcoscenici dei palazzi del potere.

Per comprendere chi siano i ben modesti attori e le molte comparse, non occorre procedere alla elencazione dei “papaveri alti alti” del discusso gotha politico peninsulare, non occorre fare alcun specifico riferimento.

Sono già parecchio rinomati e sono un po’ tutti da valutare in una scala da zero a zero, i vari Matteo, Giuseppe e Beppe, Silvio e Antonio, Enrico e Irene, senza dimenticare la amazzone Giorgia. Quest’ultima, poi, senza ricorrere alla “fantapolitica”, è unanimemente riconosciuta come la vera beneficiaria dei “ludi circenses” testé consumatisi nell’anfiteatro di Palazzo Madama.

Non occorre riportare alla memoria le malefatte che almeno da due lustri a questa parte, al ritmo di un governo l’anno, sono state consumate sulla pelle degli italiani.

Per altro verso, sono in molti ad asserire, più o meno provatamente, che neppure il mancato taumaturgo “Mario 2”, alla luce di quanto emerso, sia esente da eclatanti errori o da più o meno veniali colpe.  A parte i ventilati “rapporti segreti” a lui magari infondatamente attribuiti.

Sembrerebbe che l’invitto “Mario 2”, forse per sottovalutazione delle sapute pecche del quadro partitico parlamentare o forse per sopravvalutazione delle proprie qualità, abbia sbagliato di grosso quando ha spavaldamente accettato, da immodesto ipotetico “salvatore della Patria”, l’arduo compito riservatogli dal suo arcano “sponsor” quirinalesco, all’insegna del postulato “o appoggiate questo governo o vi sciolgo e vi mando a votare”.

E’ ben pensabile che conoscesse abbastanza bene la scadente caratura formativa, in alcuni casi anche morale – a parte la bramosia elettorale – dei manovratori di un po’ tutti i partiti accorsi a battergli le mani sotto l’egida di una inesistente “solidarietà nazionale”.

Ha sbagliato di grosso nell’illudersi di ascendere all’olimpo del mondo istituzionale europeo e mondiale affidando le proprie superlative facoltà discernitive e le dubbiose possibilità di successo al fasullo sistema del “manuale Cencelli”.

Ha dimostrato di essere un ben poco bravo psicologo nell’assumere le vesti di un novello Cicerone alla ricerca di un colpevole Catilina e dei suoi degni seguaci.

Il ricorso alla tattica della patata bollente non gli si addice di certo e indubbiamente non lo giustifica nel non avere impiegato, viceversa, il metodo del “buon padre di famiglia” che, con assennatezza e senso del dovere, sarebbe stato giusto adoperare senza inutile alterigia o controproducente irremovibilità, nel riportare entro i giusti binari taluni reprobi figli, prima di inasprire la loro tensione con improvvidi e sibillini sermoni.  Anche mettendo da parte vuoti formalismi di grado e di funzioni.

Sorge il dubbio che il detto “pater familias”, non essendo un politico di nascita e non essendosi liberato a fondo dalla mentalità del più bravo della classe, non sia riuscito a valutare appieno la responsabilità di un precipitoso abbandono del comando e del timone di una nave che stentatamente naviga in un mare tempestoso, peraltro con una ciurma di raccogliticci bettolieri vestiti da marinai, prima di essere in vista di un faro che indichi un porto sicuro. O, come qualcuno ha insinuato, trattasi dell’ultima fase di una “crisi pilotata” ?

Chissà se aveva ragione, per come riportato dalla cronaca, un certo trascorso inquilino del “Colle” quando si permise di “picconare” parecchio pesantemente il suo comportamento, nell’esercizio delle funzioni allora ricoperte, rispetto a talune situazioni riguardanti uno Stato europeo in difficoltà.

Tutto sommato, magari involontariamente, ha fatto un inaspettato regalo alla famelica mandria di marziani utilizzatori della penna e dell’uso strumentale della dialettica che, scalpitando, si muovono nella infida selva dei mass media (carta stampata, reti telematiche, canali TV) e che, come da inveterata abitudine, hanno immediatamente iniziato a bombardare la sprovveduta massa dei bonaccioni cittadini utenti, con logorroici, confusionari, ossessionanti “servizi”.

S’è scatenata una incontrollata gara di insulse “meditazioni”, di ostentativi “giudizi”, di lezioni di “prassi” parlamentare e istituzionale, di catastrofiche “previsioni”, che sicuramente non fanno bene alla opinione pubblica e non schiariscono le idee della gran massa dei potenziali prossimi elettori.

Circa la prima tappa dell’avviato “tour de force” pseudo informativo, la maglia di prima classificata, rosa o gialla che sia, va meritamente assegnata alla poco anfitrionesca direttrice di Rai 1, l’irrefrenabile Monica Maggioni che con il suo soporifero interloquire sommerge il telespettatore con ricorrenti “cascate” ….. di parole.

Circa il prevedibile e non quantizzabile danno che ricadrà sulla Nazione intera e sui cittadini della fascia medio bassa in special modo, ormai il dado è tratto, gli idi di luglio si sono consumati, la insicura corsa verso l’invocato “toccasana” (?) delle elezioni s’è avviata, la notte dei lunghi coltelli è iniziata.

E se dalle urne uscirà il consueto topo zoppo di tante “minoranze” frazionatissime e inconciliabili come la si potrà affrontare la corsa in salita della nuova legislatura e del nuovo sperabilmente efficiente governo di salute pubblica?

C’è solo da dire, oggi, che se le conseguenze della insana contesa partitica chiusasi in malo modo in data odierna, saranno meno pesanti rispetto alle purtroppo prevedibili dimensioni, il tutto sarà da attribuire ad un miracolo stile “Madonna di Lourdes”.