Di Silvano Lonardo
Siamo al Nurburgring per la decima prova del Gran Premio di Germania 1976. In qualifica Niki Lauda non riesce a stare davanti al rivale James Hunt con la sua McLaren. La gara per Lauda si mise subito male perché aveva appena piovuto e l’austriaco aveva scelto gomme da pioggia, ma durante il primo lunghissimo giro, aveva perso diverse posizioni rispetto ai piloti con gomme slick, quindi si fermò a cambiarle e ripartì cercando di recuperare.
Poi alle 14.31 il dramma: la Ferrari 312 T2 esce di strada al Bergwerk, Niki Lauda perde il controllo della propria vettura, colpisce una roccia a lato del circuito e termina la sua corsa in mezzo alla pista, privo del casco scalzatosi nell’urto. La monoposto prende fuoco per la fuoriuscita di benzina e il pilota rimane intrappolato nella vettura in fiamme.
Arrivano sull’incidente alcuni colleghi che coraggiosamente tentano di aiutarlo. Parliamo di Harald Ertl, Guy Edwards e Brett Lunger ma fu soprattutto grazie ad Arturo Merzario, che lo estrasse dall’abitacolo in fiamme.
Le condizioni erano gravissime, non tanto per le ustioni subite, quanto per aver inalato i velenosi fumi della benzina che potevano avere conseguenze letali.
La gara fu vinta proprio dal rivale diretto James Hunt seguito da Jody Scheckter con la Tyrrell e Jochen Mass con l’altra McLaren.
LE PAROLE DI CHI C’ERA *
Guy Edwards – “Ho visto la Ferrari sparire sulla destra del tracciato, come se il pilota ne avesse. perso all’improvviso il controllo. Ho frenato, buttandomi tutto all’interno della curva. Al centro, mentre io mi fermavo, ho visto Lunger che non ha potuto fare altro che colpire la Ferrari già incendiata. Sono sceso e mi sono precipitato verso il rottame. Il danno era notevole anche se non erano ancora passati forse nemmeno trenta secondi. Niki Lauda cercava di muoversi. Non ricordo bene chi fosse a cercare di togliergli il casco. Poi ho visto Merzario slacciargli le cjnture e allora ho capito che dovevo fare come l’italiano e ho preso Lauda sotto le ascelle. Quando lo abbiamo appoggiato lontano dalla macchina sull’asfalto gli abbiamo levato il casco e il suo viso era tutto sporco di sangue.”
Harald Ertl – “La mia prima sensazione quando ho visto la Ferrari mettersi di traverso sulla pista e girarsi verso il lato destro, è stata quella di pensare a una perdita di controllo del pilota. Tuttavia, poi, riflettendo a mente fredda ho pensato che, se in una curva che gira verso sinistra e da affrontare a oltre 200 all’ora in quarta o in quinta, a seconda dei rapporti del cambio, fosse il pilota a sbagliare la macchina punterebbe verso l’interno e non verso l’esterno della curva. Qualcuno mi ha chiesto se è vero che ho visto anch’io una ruota posteriore staccarsi. In tutta onestà, nonostante questi dubbi non posso dichiararlo. So che il fondo era asciutto, almeno in quel punto e che la Ferrari dopo aver travolto le barriere, è rimbalzata in pista già incendiata perdendo addirittura in mezzo alla pista uno dei serbatoi di benzina. Io ho cercato di frenare e di passare nello spiraglio che avevo visto aprirsi sulla destra dopo che Edwards sulla sinistra aveva chiuso l’altro passaggio. Tuttavia in seguito al colpo che Lungere, il quale era davanti a me, ha dato alla Ferrari spostandola dal centro nuovamente verso destra, non sono riuscito a passare, ma sono a mia volta finito contro la monoposto di Niki. Le fiamme erano già alte. Ho cercato l’estintore. Mi è sembrato che Edwards ne avesse uno in mano, ma piccolo. Quello che poi io personalmente ho usato dirigendo il getto sulle fiamme, mentre Guy e Merzario lavoravano nell’abitacolo, ho dovuto strapparlo di mano a un commissario. Niki in quei frangenti stava fermo nella macchina e sembrava non avesse coscienza. Ho sentito dire che i soccorsi sono arrivati dopo molto tempo. Non mi pare. Anche se non mi riferisco a quelli ufficiali. A noi che eravamo lì in mezzo è chiaro sembrava che il tempo scorresse con una velocità del lampo. Tuttavia ritengo che dopo 40-50″ dall’incidente Niki fosse fuori dall’abitacolo in fiamme. Ai commissari, che avevano il posto a non più di cento metri da luogo dell’incidente, si può rimproverare di non essere stati tempestivi nell’entrare nelle fiamme e di non aver usato gli estintori immediatamente. Dopo l’arrivo dell’ambulanza sono andato a vedere il luogo della sbandata della Ferrari. Per terra c’erano tracce di pezzetti di magnesio e alluminio.”
Brett Lunger – “Quando sono ripartito dai box, dopo aver cambiato le gomme, ho visto subito dopo qualche chilometro di avere negli specchietti la macchina di Lauda. Poiché io ero accodato Edwards, Niki ha dovuto aspettare qualche altro chilometro per passarmi. Quando lo ha fatto non mi è sembrato avesse problemi. Al contrario l’ho visto molto sciolto e pulito. Quando me lo sono ritrovato davanti alla pista a Bergwerk con la macchina in fiamme, dopo che in precedenza all’entrata della curva me l’ero visto sparire davanti con un improvviso scarto verso destra, non ho realizzato subito che fosse lui. Anche perché io cercavo un posto dove passare e avevo la sinistra chiusa da Edwards e la destra coperta da Ertl. Dopo la botta contro la Ferrari sono saltato a terra. La monoposto dell’austriaco giaceva su un lato in fiamme. Non so chi ho strappato un estintore di mani, ma non sapevo usarlo, per cui l’ho gettato al mio fianco dove qualcuno, forse Ertl, l’ha raccolto. Io dal canto mio sono salito in piedi sulla fiancata della macchina e ho cercato di tirare fuori Niki prendendolo per le spalline che aveva sulla tuta. Il caldo era impressionante. Grazie ai guanti non mi sono bruciato le mani ma ho dovuto ugualmente mollare la presa perché mi si stava incendiando la scarpa sinistra. Mi sono allontanato impaurito e ho visto Merzario buttarsi nelle fiamme. Non ne sono sicuro, ma dieri di aver visto Niki cercare disperatamente di togliersi il casco mentre era nell’abitacolo in preda alle fiamme.”
Arturo Merzario – “La macchina di Niki Lauda bruciava in mezzo alla pista e nessuno sembrava volere fare qualche cosa. I commissari sembravano come impietriti. Il tempo passava. Ho deciso di entrare nel fuoco. Niki aveva le cinture molto strette, non riusciva a slacciarle. Quando ci sono riuscito l’ho preso subito sotto le ascelle. Edwards dall’altra parte mi ha aiutato. Il caldo era notevole, ma il getto che Ertl aveva diretto con l’estintore contro l’abitacolo cominciava a fare effetto. Quando Niki è stato disteso sull’asfalto gli ho slacciato il casco. Il volto era una maschera di sangue. Niki mi ha riconosciuto e in italiano mi ha farfugliato – “Arturo la mia faccia come è“? Gli ho detto: “Stai bene non preoccuparti“. Ma c’era da arrabbiarsi perché non si riusciva a vedere un’ambulanza. Non esagero, ma almeno cinque minuti prima dell’arrivo dell’ambulanza sono trascorsi!”
Fonte: f1race.it/