Liguria: Orlando incassa ok Calenda, ma base Pd ‘fischia’ Iv


Andrea Orlando incassa il sì di Carlo Calenda alla candidatura in Liguria e può dedicarsi al cantiere del programma. Il leader di Azione aveva chiesto rassicurazioni al deputato Pd sulla volontà di continuare sulla strada degli investimenti in grandi opere nella regione e un chiaro impegno in senso garantista. Rassicurazioni che sono immediatamente arrivate: “Carlo Calenda ha posto nei giorni scorsi una serie di condizioni spinose che riguardavano la questione delle infrastrutture e su questo abbiamo già detto che rallentamenti e ritardi non sono la conseguenza delle idee diverse, che dovremmo far convivere garantendo l’applicazione del programma che costruiremo e di cui eventualmente sarò garante. Ma del fatto che la destra ha tolto le risorse o non ha vigilato sul rispetto dei tempi di quelle previste, come nel caso del Terzo valico che rischia di uscire dal Pnrr nel prossimo mese”. Ne sono seguite interlocuzioni tra i livelli regionali di Pd e Azione, ma anche fra lo stesso Calenda e Orlando, al termine delle quali Azione definisce “positive le parole chiare e nette di Andrea Orlando sui tre punti sollevati” da Carlo Calenda, “per una campagna che metta in sicurezza le grandi opere (quelle già avviate e quelle che dovranno partire), rifiuti il giustizialismo e preveda una leale collaborazione con l’amministrazione Bucci. Su queste basi il lavoro per la presentazione di una lista di Azione e di altre forze autenticamente riformiste può partire”. Se Azione è un rebus risolto, Italia Viva resta il nodo sul tavolo del canddiato di centrosinistra. Un nodo che, nonostante i tentativi della segretaria di accantonarlo, continua ad agitare il Pd e la sua base. Basta ascoltare le bordate di fischi arrivate all’indirizzo di Paolo Gentiloni quando, dal palco della Festa Nazionale dell’Unità, sottolinea: “Senza Italia Viva e Azione non vinciamo le elezioni”. Non solo: il commissario europeo è stato contestato, seppure in misura più ridotta, anche nel passaggio sulle armi a Kiev e sulla possibilità che vengano utilizzate contro postazioni russe, oltre il confine. Un nervo scoperto per i dem che, su quetso, hanno al loro interno sensibilità diverse. L’area riformista e liberal, minoranza dentro il partito, è dell’idea che si debba consentire a Kiev di distruggere le postazioni dalle quali partono i missili russi. Come ha spiegato, tra gli altri, anche Lorenzo Guerini, componente del Copasir ed ex ministro della Difesa. “Mantenere questa limitazione” all’utilizzo delle armi per Kiev “significa non consentire all’Ucraina di difendere il suo popolo e le sue città, sotto costante attacco di missili che i russi inviano dal sicuro delle postazioni nel loro territorio”, ha detto il deputato dem. Fermamente contrari a questa possibilità è Giuseppe Conte e, con lui, il M5s. I Cinque Stelle hanno interposto un ‘niet’ al ritorno di Italia Viva, con il leader Giuseppe Conte a definire l’eventuale operazione un “suicidio politico”. Per Campo Marzio il tema è tutto interno al Pd, come spiega il capogruppo Francesco Silvestri: “Quello che sta succedendo con Renzi in Liguria non è un nostro problema, ma un tema tutto interno al Pd. Non lo stanno vedendo arrivare, come dicono loro, e se ne accorgeranno”, avverte Silvestri. Intanto, Andrea Orlando va avanti nel lavoro di costruzione del programma e della campagna elettorale. Che definisce “breve, ma intensa”. E a chi gli chiede delle resistenze degli alleati e di parte del Pd sul’ingresso di Italia Viva nella coalizione, risponde: “Ragioneremo insieme su presupposti, forze civiche e compatibilità con cui andare avanti. Dobbiamo discutere nel merito, questo è il punto fondamentale”. (AGI)