Lidi balneari: l’Italia messa in mora per le concessioni


di redazione

Siamo ancora a dicembre, ma già si prospettano possibili novità importanti per la prossima stagione balneare, nella speranza che il 2021 ci porti un’estate Covid free.

Infatti la normativa italiana che consente la proroga automatica delle concessioni balneari è incompatibile con il diritto dell’Unione europea, che proprio in questi giorni lo ha ribadito con una lettera della Commissione Ue al governo che mette in mora l’Italia per quest’annosa questione.  

Nella messa in mora si afferma che  “gli Stati sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (come le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e con procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi”.

Da Bruxelles viene sottolineata la necessità di “fornire a tutti i prestatori di servizi la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza e offrire vantaggi a consumatori e imprese”.

Già nel luglio del 2016 la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva emesso una sentenza di condanna per  l’incompatibilità della pratica italiana in materia di concessioni balneari con le normative europee. Adesso la lettera della Commissione sottolinea che l’Italia non ha dato corso a quella sentenza, ma anzi  “da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione”.

In conclusione l’Ue, attraverso la messa in mora dà all’Italia due mesi di tempo per controbattere le argomentazioni sollevate dalla Commissione, decorso tale termine Bruxelles proseguirà con la seconda fase della procedura d’infrazione, inviando un parere motivato.

La notizia della messa in mora sulle concessioni balneari ha subito suscitato la reazione degli operatori del settore balneare, i quali ritengono inaccettabile l’iniziativa della Commissione europea, definendola come un vero e proprio tentativo di distruggere l’attività della balneazione, che già ha dovuto subire pesantemente la crisi causata della pandemia.

A fare eco agli operatori sono intervenuti anche alcuni presidenti di regione, come l’abruzzese Marco Marsilio che ha rivolto un appello a tutte le regioni italiane che si affacciano sul mare ad allearsi per fare fronte comune contro la lettera della Commissione europea.