David Carretta
Bruxelles. Per competere con Stati Uniti e Cina, per realizzare la doppia transizione climatica e digitale, per rafforzare la difesa, l’unione europea dovrebbe dotarsi di una sua versione dell’inflation Reduction Act (Ira), introdurre un nuovo meccanismo europeo di aiuti di stato e lanciare l’unione dei risparmi e degli investimenti. Sono queste alcune delle proposte che emergono dal rapporto sul futuro del mercato unico che Enrico Letta presenterà giovedì mattina al Consiglio europeo. La diagnosi di Letta è cupa. “I cambiamenti demografici e la ristrutturazione dell’economia globale rischiano di compromettere il ruolo complessivo dell’ue nel mondo”, scrive l’ex presidente del Consiglio. Tuttavia la perdita di influenza dell’ue non è “irreversibile”. Rimane un problema che divide i ventisette stati membri. Dove trovare i soldi per gli investimenti?
In attesa del rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi, il documento di Letta traccia una serie di proposte per adattare il mercato unico dell’ue a un mondo molto più grande e complesso. In circa 150 pagine ci sono diagnosi e potenziali cure. Letta ha lavorato in coordinamento con Draghi, ma senza uscire dai limiti del mandato che gli era stato dato. Non ci sono proposte esplicite di debito europeo. Il tema viene affrontato in modo più sottile. La prima proposta del rapporto riguarda il completamento del mercato unico. “La mancanza di integrazione nei settori finanziario, energetico e delle comunicazioni elettroniche è una delle ragioni principali del declino della competitività dell’europa”, scrive Letta. “E’ urgente recuperare il ritardo” in questi settori. Ma, tra la doppia transizione climatica e digitale e la necessità di rafforzare il settore della Difesa, la sfida principale sono i finanziamenti. “Nella prossima legislatura, sarà necessario dirigere tutte le energie verso il sostegno finanziario delle transizioni, canalizzando tutte le risorse pubbliche e private verso questo obiettivo per rendere possibile la trasformazione del sistema produttivo”, dice il rapporto.
Per il privato, Letta propone “la creazione di un’unione dei risparmi e degli investimenti”. I risparmi nell’ue ammontano a 33 trilioni di euro, ma attualmente 300 miliardi l’anno vengono investiti altrove, principalmente nell’economia americana. Per il pubblico, Letta evoca una versione dell’ue dell’inflation Reduction lanciato dall’amministrazione Biden. “Di fronte alla forte concorrenza globale, l’ue deve intensificare gli sforzi per sviluppare una strategia industriale competitiva in grado di controbilanciare gli strumenti recentemente adottati da altre potenze globali, come l’ira statunitense”, dice il rapporto. Il problema è che, con gran parte dei paesi fortemente indebitati o troppo piccoli, solo la Germania ha la potenza fiscale per lanciarsi in un programma del genere. Servono “soluzioni coraggiose e innovative che trovino un equilibrio tra, da un lato, la necessità di mobilitare rapidamente un sostegno pubblico mirato a livello nazionale per l’industria (…) e, dall’altro, la necessità di prevenire la frammentazione del mercato unico”. Un modo per superare il dilemma è “trovare un equilibrio tra un’applicazione più rigorosa degli aiuti di stato a livello nazionale e la progressiva espansione del sostegno finanziario a livello dell’ue”, dice il rapporto. Nello specifico, Letta suggerisce “un meccanismo di contributo agli aiuti di stato, che imponga agli stati membri di destinare una parte dei loro finanziamenti nazionali al finanziamento di iniziative e investimenti paneuropei”. Concretamente, i paesi potrebbero continuare a ricorrere agli aiuti di stato nazionali, ma una quota dovrebbe andare anche al resto dell’ue. L’idea di Letta ha il merito di essere originale. Difficilmente sarà accolta con entusiasmo da tutti i ventisette leader.
Fonte: Il Foglio