Libri: presentato ‘Dodici respiri-l’ospedale in Fiera’, storia di un’esperienza eccezionale


Una sfida che all’inizio sembrava impossibile, ma poi è diventata realtà: un ospedale, completo di un modernissimo reparto di terapia intensiva con 157 posti letto, allestito all’interno dei padiglioni di Fiera Milano City e realizzato in soli dieci giorni. Tutto questo è raccontato in ‘Dodici respiri – l’Ospedale in Fiera Milano’, un libro scritto da Saschia Masini, presentato oggi a Palazzo delle Scintille, Milano.

‘Dodici respiri’ non è la mera cronaca di quanto è avvenuto nei 17 giorni intercorsi tra la prima idea di usare gli spazi di Fondazione e la sua realizzazione, ma il racconto di tutti quelli che hanno avuto un ruolo, grande o piccolo, in questa vicenda: “Dalle storie e dalle testimonianze di chi ha vissuto l’avventura dell’ospedale in fiera, traspare, oltre all’orgoglio di esserci stati, lo stupore e l’incredulità nell’affrontare una sfida che sembrava impossibile”, spiega Guido Bertolaso. Questo è “il fascino ed il miracolo dell’emergenza: affrontare ostacoli e tempistiche mostruose magari quasi a mani nude e riuscire a farcela. E’ un qualcosa che ti rimane nel Dna, tanto che ogni altro gesto o momento della tua vita poi ti appare banale, quasi noioso”.

Eppure “il messaggio più importante e segreto di questa avventura è proprio questo -sottolinea Bertolaso-: agisci ogni giorno, nel tuo quotidiano con la stessa passione e tenacia con la quale hai lavorato per quel piccolo grande miracolo, porta sempre con te quegli occhi febbrili, quel sudore pieno di stanchezza, quelle notti dai silenzi rotti solo dal martellare delle macchine, quelle strade deserte piene di angoscia e dolore che aspettavano parole e azioni piene di speranza. Conserva nel tuo cuore e imita quegli operai, quei tecnici, quegli ingegneri, quei medici e infermieri, quegli amministrativi, quei volontari del Cisom, dell’Ana e delle altre associazioni e fai quindi in modo che ogni giorno sia un piccolo passo avanti, un tassello ulteriore nella costruzione di una vita piena di significati e cose utili per tutti”. Allora “l’ospedale in fiera potrà davvero rimanere un esempio di un metodo vero, serio, efficace, una piccola pagina di storia quotidiana della nostra grande Patria”.

Questo è stato “probabilmente uno dei momenti più drammatici degli ultimi anni -ricorda il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali-; insieme alle istituzioni abbiamo deciso di fare qualcosa che all’inizio ci era parso impossibile. Ci si è chiesti: ‘Si può tirare su un ospedale in dieci giorni?’ e anche se sembrava impossibile, è successo. Insieme a centinaia di persone e a migliaia di benefattori è stata creata una vera e propria terapia intensiva nei padiglioni della Fiera, al Portello. Una struttura di 25mila metri quadri di superficie, modernissima, con 157 letti che hanno accolto, e in larga parte curato, oltre 530 pazienti, la maggioranza dei quali in gravi condizioni. Tutto ciò -evidenzia Pazzali-non sarebbe stato possibile senza la proverbiale generosità dei lombardi, che anche in questa occasione hanno dimostrato di voler esserci in caso di necessità”.

Dal punto di vista professionale, “è stata una esperienza unica per tutti noi -afferma il direttore generale del Policlinico di Milano, Ezio Belleri-. Una vera e propria rivoluzione nella gestione dell’organizzazione sanitaria. Dietro un singolo posto letto, dietro ogni singolo paziente hanno lavorato decine di collaboratori, che non smetterò mai di ringraziare, di funzioni e di protocolli. All’Ospedale in fiera, di letti ne abbiamo avuti 157 e nel frattempo abbiamo continuato a gestire i 900 letti nel nostro ospedale. Anche in Fiera riuscivamo a fare tac e radiografie esami del sangue, consulti specialisti, senza la necessità di spostare i pazienti. Per noi era a tutti gli effetti un padiglione del nostro stesso Policlinico. Bisogna pensare che prima del Covid -19, a un grande ospedale come il nostro bastavano 17 letti di terapia intensiva; invece, durante le 2 ondate siamo arrivati a ricoverare contemporaneamente 110 pazienti in terapia intensiva e altri 220 in terapia sub-intensiva: un terzo dell’intero ospedale era occupato da persone in condizioni gravissime. Sono stati momenti difficili ma non ci siamo mai sentiti soli: sanitari, professionisti, istituzioni e società civile ci hanno messo in condizioni di lavorare al nostro meglio”.

Questo libro, insomma, descrive la vicenda da tanti punti di vista, storie, ricordi, dettagli, per raccontare a chiunque abbia voglia di ricordare. Perché spesso, il ricordo è l’unico modo per far luce sul nostro ieri, vivere meglio il nostro oggi e costruire un domani ancora più bello. La vicenda è raccontata con occhi differenti; gli occhi di chi, lavorando 17 e più ore al giorno senza pensare alla possibilità di ammalarsi, ha profuso ogni goccia delle proprie energie per arrivare in fondo all’opera nei tempi fissati. Quelli di chi ha preso in carico la gestione dell’ospedale assicurando le migliori cure e attenzioni che si potessero avere in quei momenti. Quelli di chi non ci ha pensato un secondo e ha deciso di destinare piccole o grandi somme a questa causa. Quelli di chi ce l’ha fatta ed è tornato a casa dopo una degenza più o meno lunga e complicata, ma anche quelli dei parenti di chi, purtroppo, a casa non ha fatto ritorno.