Libia: Haftar prepara la transizione, figli sempre più potenti

General Khalifa Haftar holds a news conference in Abyar, a small town to the east of Benghazi. May 31, 2014. Haftar spoke about fighting terrorism and thanked supporters of "Operation Dignity", a self-declared campaign against extremists he accuses Islamist parties in the GNC of allowing to flourish. REUTERS/Esam Omran Al-Fetori (LIBYA - Tags: CIVIL UNREST MILITARY POLITICS)


Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, ha nominato uno dei suoi figli capo dell’esercito, rafforzando la presa della sua famiglia sulla regione.
Saddam Haftar è il terzo dei sei figli del feldmaresciallo ad assumere un posto chiave e gli esperti lo vedono come un segno che l’81enne patriarca si stia preparando alla successione.
Una mossa che inasprisce la divisione del Paese nordafricano, nel caos dal rovesciamento di Muhammar Gheddafi nel 2011 e diviso tra la Tripolitania con un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite a ovest e l’amministrazione rivale sostenuta da Haftar che governa da Bengasi e Tobruk a est. Le elezioni presidenziali che miravano a unificare il Paese erano previste per la fine del 2021, ma sono state rinviate a data da destinarsi.
All’inizio di giugno, il figlio più giovane di Haftar, il generale Saddam, 33 anni, ha assunto la carica di capo di stato maggiore delle forze di terra all’interno delle autoproclamate forze armate arabe libiche.
Il fratello maggiore di Saddam, Khaled, è stato nominato lo scorso luglio capo di stato maggiore delle “unità di sicurezza”.
E a febbraio, un altro figlio, Belgacem, ha preso il timone di un fondo per lo sviluppo e la ricostruzione appena creato.
Le nomine portano avanti “quella che è stata fin dall’inizio la costituzione di un esercito privato e familiare mentre Haftar rafforza il suo potere”, ha affermato Wolfram Lacher dell’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza. “La cerchia ristretta” che controlla “le unità chiave e le risorse di questo impero privato” è composta da “i suoi figli ma anche i suoi cugini, i suoi nipoti, i suoi generi”, ha aggiunto. Haftar un tempo era un alleato di Gheddafi, ma si è scontrato con il dittatore e poi ha trascorso anni negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza, prima di tornare in Libia per aiutare a rovesciarlo.
Negli anni di guerra seguiti alla cacciata e all’uccisione di Gheddafi, le forze di Haftar acquisirono il controllo di circa due terzi del territorio libico, comprese le cruciali infrastrutture petrolifere nel deserto del Sahara meridionale.
Nel 2019-2020, Haftar ha tentato di conquistare Tripoli ma ha fallito, nonostante il sostegno di Emirati Arabi Uniti, Egitto, Russia e alcune potenze occidentali di fronte alla resistenza degli avversari forti degli aiuti militari dati dalla Turchia.
Haftar è un nemico dichiarato delle forze islamiche e dei Fratelli Musulmani, ma i critici sostengono che abbia precedentemente collaborato con i jihadisti.
Secondo Khaled al-Montasser, professore di relazioni internazionali all’Università di Tripoli, l’anziano generale ha accelerato la transizione dopo l’ictus che lo ha colpito nel 2018. Per Imad Jalloul, analista politico libico, gli alleati di Haftar all’estero hanno iniziato a considerarlo “inadatto a guidare la Libia”, da qui la necessità di “sangue nuovo”.
Lacher ha affermato che negli ultimi anni i figli di Haftar hanno goduto di “una rapida ascesa” nei ranghi militari, “raggiungendo in pochissimo tempo ciò che ad altri ufficiali avrebbe richiesto decenni”. Secondo lui questo “è diventato oggetto di scherno” ma che “da allora, vedendoli ogni giorno sui social media, il pubblico libico ha iniziato ad abituarsi a loro”. Lacher ha affermato che Saddam Haftar detiene ora un vero potere militare e un ruolo chiave nei torbidi rapporti d’affari in un paese tormentato dalla corruzione, noto per il traffico di migranti irregolari. Saddam è coinvolto nella “repressione, nella gestione dei traffici, nell’appropriazione indebita di fondi pubblici e nella negoziazione di transazioni losche con i rivali politici a Tripoli”.
I recenti rimpasti sono “un chiaro segno di preparazione al giorno in cui Haftar scomparirà e tutta la sua struttura di potere sarà in pericolo”, ha aggiunto Lacher “ed è anche un segno che lo stesso Haftar sta invecchiando e non riesce più a gestire questa struttura da solo”.
Il clan Haftar ha represso brutalmente gli oppositori in una vasta zona della Libia orientale e meridionale, dove esponenti politici, tribali e della società civile sono stati arrestati e sono scomparsi sono stati uccisi.
L’ultimo esempio è stata la morte, ad aprile, dell’attivista Siraj Dughman mentre era detenuto in una base militare controllata da Haftar.
Lo scorso dicembre, l’ex ministro della Difesa Al-Mahdi al-Barghathi e altri sei sono morti mentre erano in custodia delle autorità orientali dopo il loro arresto a Bengasi.
Lacher ha affermato che “quello che è angosciante vedere negli ultimi mesi è che i diplomatici occidentali e dell’ONU, incontrando pubblicamente i figli di Haftar, hanno cominciato a legittimare questa struttura di potere familiare, che vede i due terzi del Paese e la sua ricchezza sotterranea come una proprietà privata”. (AGI)

UBA