L’ex premier israeliano Olmert , nessuno vuole una guerra in Libano


Per 17 anni alla guida del governo: “Siamo diventati arroganti e presuntuosi, questo esecutivo doveva andarsene prima del 7 ottobre”

AGI – “Né Israele né Hezbollah sono “interessati a una guerra su vasta scala”: i contenziosi riguardante il confine “si possono risolvere con negoziati pacifici” che permettano a entrambi di ottenere qualcosa ed è per questo che bisognerebbe “perseguire questa strada”. Ne è convinto l’ex premier israeliano Ehud Olmert che in un’intervista all’AGI ricorda come “ci sia stato un lungo periodo di tempo, 17 anni, senza grandi scambi di fuoco tra i due Paesi, e ritengo che sia stato un bene per entrambi. Nessuno dei due vuole ricominciare di nuovo”.
L’attuale “schermaglia sul confine” potrebbe degenerare, ha avvertito l’ex premier, sottolineando che “quando si inizia, c’è sempre il rischio che possa ingigantirsi”. Da qui, la convinzione di Olmert che sia necessario privilegiare la via diplomatica, “discutendo con il Libano – sotto la mediazione di Usa, Francia, Onu – per risolvere le questioni riguardanti il confine”. “I disaccordi su specifici punti si possono risolvere con negoziati pacifici”, raggiungendo “un accordo” che possa essere rivendicato sia da Hezbollah, “giustificando il respingimento a nord del fiume Litani”, che da Israele, “permettendo il ritorno dei residenti nelle loro case”. “È qualcosa che può funzionare per entrambi e dovremmo perseguirlo”, ha concluso Olmert.
Olmert: “Israele è diventato arrogante e presuntuoso”
“Israele era già molto cambiato prima del 7 ottobre, quello è stato l’inevitabile risultato” di un Paese diventato “arrogante e presuntuoso”, afferma l’ex premier israeliano Ehud Olmert in un’intervista all’AGI, puntando il dito contro Benjamin Netanyahu. Il capo del governo per anni “ha ignorato la questione palestinese e questa gli è scoppiata in faccia”. Per Olmert, l’attuale premier è responsabile in prima persona “non avendo capito che c’è bisogno di un approccio responsabile e realizzabile nei confronti dei palestinesi”. Non solo, Netanyahu ha lavorato contro l’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen, favorendo Hamas “nella consapevolezza che questo non è un partner potenziale per negoziati di pace”, al contrario di Ramallah.
Olmert: “Questo governo doveva andarsene già prima del 7 ottobre”
“Questo governo doveva andarsene a casa anche prima dell’inizio della guerra a Gaza, perché ha fallito lungo la strada. Credo quindi che se ne andrà a casa, non solo per quanto avvenuto il 7 ottobre, ma anche per il 7 ottobre”, sostiene Olmert, molto critico nei confronti dell’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, protagonista prima dello scoppio del conflitto di un durissimo scontro con una vasta opposizione interna al Paese, contraria al suo progetto di riforma della giustizia. Quanto alle polemiche interne per l’attacco di Hamas del 7 ottobre e le richieste di dimissioni avanzate da una parte della popolazione, che è tornata a manifestare tutte le settimane nelle piazze, “non si discute che gli alti comandi dell’esercito, dei servizi segreti, hanno tutti fallito” nel non prevedere la massiccia operazione palestinese, riconosce Olmert in un’intervista all’AGI.
“Ma – aggiunge l’ex premier – la persona che più di tutti ha contribuito alla percezione che il governo israeliano ha avuto di Hamas negli ultimi 15 anni è Netanyahu. È lui che ha rilasciato dal carcere Yahya Sinwar (leader di Hamas a Gaza, ndr). Non solo, quando Hamas era vicino al collasso nel 2016-2018, dopo che l’Anp aveva interrotto il trasferimento dei fondi, fu Netanyahu a organizzare per Hamas il sostegno finanziario del Qatar, quei fondi che permisero di costruire i tunnel”. “Quindi dire che c’è la responsabilità dell’esercito, dell’intelligence e non del comandante in capo è una battuta. E Netanyahu pensa di poterla vendere all’opinione pubblica, ma questa volta fallirà e dovrà ritirarsi a vita privata”, conclude Olmert.