Dei circa 700 mila emigrati sardi che vivono in varie regioni d’Italia, ogni estate sono quasi 250 mila quelli che rientrano in Sardegna per trascorrere le vacanze. In media, chi lavora, sfrutta le ferie e si trattiene nelle seconde case o nelle abitazioni di parenti, circa tre settimane. Chi, invece, è già in pensione, di solito, arriva a Pasqua e rientra nella regione di residenza a settembre.
Tanti emigrati non rinunciano all’auto e iniziano a prenotare i viaggi in nave con un largo anticipo, già tra fine dicembre e l’inizio di gennaio, quando le tariffe sono in genere più convenienti. Tutte le eventuali ulteriori restrizioni legate all’emergenza per il Covid-19, impossibili da prevedere in questo momento, rischiano di riflettersi anche sul loro rientro in Sardegna. I dati sono stati forniti dai vertici della Fasi, la Federazione delle associazioni sarde in Italia, a cui sono iscritti circa 33 mila emigrati.
In questo momento, anche per loro, la situazione è critica. Tonino Mulas, responsabile della Commissione Trasporti della Fasi e titolare del centro servizi Eurotarget Viaggi, spiega: “Attraverso la nostra agenzia, che si trova a Milano, iniziamo a prendere le prenotazioni fin da dicembre. Quest’anno, già tra la fine di febbraio e l’inizio marzo è iniziato un calo delle richieste. Adesso, l’agenzia è chiusa al pubblico, ma le dipendenti stanno continuando a lavorare dalle proprie case e, purtroppo, stanno ricevendo moltissime chiamate per le disdette. Cercano, ovviamente, di convincere chi sta contattandoci a non annullare, per ora, i viaggi e ad attendere. Le disdette, se le cose non dovessero cambiare in meglio, si possono fare anche una settimana prima e non ha senso farle ora”.
Mulas sottolinea che nella maggior parte dei casi “sono persone che hanno una seconda casa in Sardegna, oppure che vengono ospitate da parenti o semplicemente scelgono l’Isola per le vacanze, da turisti. Poi, bisogna tener conto che molti di loro ritornano anche in altri periodi dell’anno, per le festività natalizie, nel periodo pasquale, oppure per la vendemmia, perché hanno ancora vigne, o per raccogliere le olive perché magari possiedono degli oliveti. Insomma, tanti emigrati contribuiscono alle presenze nell’Isola nell’arco di tutti l’anno”.
Serafina Mascia, presidente nazionale della Fasi, ammette che “ora, per noi emigrati sardi, c’è la preoccupazione di non riuscire a rientrare nell’Isola quest’estate. Ciò che ci ha spaventati, è stata la comunicazione da parte della Regione sullo stato d’emergenza fino al prossimo 31 luglio. Inizialmente, c’è stata poca chiarezza e abbiamo ricevuto tantissime telefonate di persone che volevano disdire le prenotazioni. La maggior parte di noi rientra in Sardegna portando la macchina e, quindi, ogni anno prenota il viaggio in nave a gennaio, febbraio e marzo, anche perché i prezzi sono più bassi”.
La presidente della Fasi auspica che “la situazione possa risolversi al più presto. In caso contrario, ovviamente, per noi sarà un grande dispiacere rinunciare al ritorno in Sardegna”.
Vedi: L'estate a rischio degli emigrati sardi
Fonte: cronaca agi