(AGI) – Il Cts spinge per un utilizzo più esteso per il green pass, perché “servono scelte per contrastare la ripresa della circolazione virale” ed è quindi necessario limitare determinate attività a chi è vaccinato o comunque ha il certificato verde. La strategia sarà necessaria finché la copertura vaccinale non sarà più ampia e non verranno coperte alcune sacche di resistenza all’unico strumento disponibile per contrastare il Covid-19 e i nuovi casi legati alla variante Delta, sottolineano anche oggi gli esperti del Comitato tecnico-scientifico.
Grandi eventi, stadi e ristoranti (al chiuso)
“Credo che vadano fatte scelte per contrastare la ripresa della circolazione virale. Dare accesso a determinate attività a chi è stato vaccinato, o comunque ha il certificato verde, è una strategia inevitabile. Penso a concerti, grandi eventi, stadi, cinema, teatri, piscine palestre. In questi casi è fuori discussione la necessità del documento”, ha indicato il coordinatore del Cts e presidente dell’Istituto superiore di sanità Franco Locatelli in una intervista a Repubblica.
“Premesso che la scelta spetta al decisore politico – sottolinea Locatelli – a titolo personale, dico che va considerato seriamente anche il Green Pass per mangiare al chiuso nei ristoranti. Peraltro, chi esita a tornare nei ristoranti credo che lo farebbe con più tranquillità sapendo che vi hanno accesso persone con il certificato”.
La ripresa del virus
“I dati indicano una ripresa netta della circolazione virale nel Paese. Anche nelle ultime 24 ore abbiamo avuto un incremento, di circa 300 casi. Come ha documentato la Cabina di regia, l’età mediana dei contagiati è 28 anni, dato che dimostra come i contagi siano legati in buona parte alla popolazione giovane in ragione della maggior socializzazione del periodo estivo, un po’ come è successo l’anno scorso”, ha aggiunto Locatelli.
Il coordinatore del Cts ha portato l’esempio dell’aumento dei casi covid legato ai campionati europei di calcio. “Si cominciano a osservare e probabilmente ne vedremo di più. Del resto, è ben noto che l’incubazione del virus dura tra i 5 e i 7 giorni. Gli assembramenti e gli affollamenti hanno favorito la circolazione virale. Basta pensare anche ai focolai legati ai quarti e semifinali a Roma”, ha spiegato.
La corsa al vaccino
“L’esperienza di Paesi dove la variante Delta ha preso a diffondersi un mese prima dell’Italia ci indica che il Covid potrebbe essere declassato a un’influenza con un semplice gesto. Se tutta la popolazione si sbrigasse a vaccinarsi il rischio di piangere altri morti diventerebbe insignificante“, spiega invece l’immunologo Sergio Abrignani, che ha parlato al Corriere della Sera.
Su chi non ha ancora fatto e non ha intenzione ei fare il vaccino. Abrignani sottolinea che “sono sempre 2,4 milioni gli over 60 scoperti, il 15%. Sono un grande problema in effetti. Il 98% dei decessi riguardano queste fasce d’età. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. In Italia i no-vax sono sensibilmente meno rispetto alla Francia e all’Inghilterra. Credono più al preparatore atletico che alla scienza. Non ci sono giustificazioni. Purtroppo i social fanno da amplificatori”.
Source: agi