L’era delle sonde Mariner verso Marte


 

 La corsa al Pianeta Rosso prese ufficialmente avvio nell’autunno del 1960 quando l’Unione Sovietica lanciò verso Marte due sonde, la Marsnik 1 e la Marsnik 2.

Di questi tentativi, ben pochi ne erano a conoscenza persino in Unione Sovietica. Il resto del mondo, poi, se si eccettuano alcune spie americane che avevano una stazione di ascolto in Turchia, era praticamente all’oscuro di tutto.

I trionfi sovietici, e solo quelli, saranno conosciuti solo quando la propaganda di regime deciderà di rompere la cortina di mistero intorno all’attività spaziale.

Per il resto, sull’attività sovietica in campo spaziale non si sapeva alcunchè, come l’impresa dello Sputnik aveva dimostrato.

Così, a poco più di due anni dal lancio della prima sonda orbitante, mentre le due superpotenze erano impegnate a contendersi lo spazio con i programmi Mercury e Vostok, erano pronte sulle rampe di lancio le due sonde Marsnik.

Conosciute anche con il nome di Mars 1960A e Mars 1960B, vennero lanciate nell’ottobre del 1960 ma fallirono entrambe l’immissione in orbita e andarono perdute.

Sia la prima che la seconda sonda raggiunta la quota di 120 km precipitarono verso terra a causa della mancata accensione della pompa di iniezione del terzo stadio della navetta.

I sovietici, però, non mollarono e, reduci dal trionfo di Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (12 aprile 1961), si rimisero al lavoro pronti a riprovarci alla prima buona occasione.

Le condizioni favorevoli per un nuovo lancio capitarono due anni dopo. Nell’ottobre del 1962, in piena crisi cubana, lanciarono la sonda Sputnik 29 che però si disintegrò in orbita terrestre poco dopo il decollo. I pezzi della navetta vennero individuati dai radar americani orbitare per alcuni giorni attorno alla Terra e, almeno inizialmente, vennero scambiati per missili balistici intercontinentali sovietici.

Ritentarono un altro lancio pochi giorni dopo, il 1 novembre, con la Mars 1.

La sonda era predisposta per effettuare un volo che in gergo è chiamato flyby: volare vicino al pianeta senza entrare nella sua orbita ed effettuare misure con gli strumenti scientifici di cui era munita, tra le quali una fotocamera per riprendere immagini del pianeta.

Il lancio venne eseguito correttamente ma giunta a poco più di cento milioni di chilometri dalla Terra la sonda smise di inviare segnali, probabilmente a causa di un errore di orientazione.

Nel frattempo, dall’altra parte del globo, era da poco sorto quello che sarebbe divenuto l’ente spaziale più famoso del mondo: la Nasa (National Aeronautics and Space Administration).

L’ente spaziale, nato il 29 luglio 1958 dalle ceneri della Naca (National Committee on Auronautics) poteva ancora sperare di giungere prima sul Pianeta Rosso in virtù dei fallimenti russi, peraltro sempre assai abili a nascondere i fiaschi del loro programma spaziale.

La risposta marziana dell’agenzia spaziale americana arrivò, dunque, due anni dopo i tentativi sovietici, quando, nell’autunno del 1964 erano pronte sulle rampe di lancio due missioni gemelle, la Mariner 3 e la Mariner 4.

Lanciandone due si pensava di raddoppiare le probabilità di raggiungere il pianeta, un pò come era successo nel 1962 con l’invio verso Venere delle sonde Mariner 1 e 2.

Il 5 novembre del 1964 si accesero i potenti motori del razzo Atlas Agena e il Mariner 3 iniziò la sua avventura. Ma qualcosa non funzionò fin da subito. Lo scudo termico che proteggeva la navetta andò in avaria e al centro di controllo persero i controlli della sonda.

La delusione fu cocente, oltretutto si rischiava di perdere per lo stesso motivo anche l’altra sonda in procinto di partire.

Ai tecnici del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) di Pasadena rimaneva, dunque, poco tempo per correre ai ripari ed evitare che anche l’altra sonda facesse la stessa fine.

Marte, infatti, si trovava rispetto alla Terra in posizione molto favorevole e mancare l’appuntamento avrebbe significato rinunciare a inviare sonde per almeno due anni, ossia aspettare che Terra e Marte si sarebbero ritrovate di nuovo in posizioni vicine da permettere un altro lancio.

In sole tre settimane gli scienziati riuscirono a risolvere il problema e costruirono un nuovo scudo.

Il 28 novembre il Mariner 4 poté finalmente abbandonare la Terra diretto verso Marte.

La storia del Pianeta Rosso stava per cambiare per sempre.

 

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