AGI – Il Partito democratico guarda con preoccupazione a quanto si muove in seno all’alleato Cinque Stelle. Non tanto per la vicenda Venezuela che, per dirla con un deputato dem, “rimane alquanto fumosa”, quanto per la posizione sul Meccanismo di Stabilità Europeo e per la fuga in avanti di Alessandro di Battista che, con la richiesta del congresso, ha reso un’immagine plastica della spaccatura che attraversa i gruppi parlamentari.
Una spaccatura che potrebbe portare a un incidente di percorso potenzialmente fatale se, quando il Parlamento sara’ chiamato a votare sul ricorso al Mes, il Movimento dovesse votare contro il resto della maggioranza. Certo, ragionano fonti parlamentari Pd, per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lasciare la parola al Parlamento potrebbe essere un modo per “aggirare l’ostacolo” e non prendere posizione sull’argomento.
Eviterebbe così di entrare in rotta di collisione con l’uno o con l’altro azionista della maggioranza. Inoltre, i numeri dicono che il partito trasversale pro-Mes – formato da Partito Democratico, Forza Italia, Italia Viva e, salvo eccezioni, Liberi e Uguali – l’avrebbe vinta. Ma il formarsi di una maggioranza alternativa in Aula su un argomento tanto importante avrebbe un peso troppo elevato sulla maggioranza che sostiene il governo. Il parallelo a cui si guarda con timore nei gruppi Pd è quello con le mozioni sulla Tav che sono risultate letali per il Conte I. “I fan di Di Battista nel gruppo al Senato non sono pochi”, ragione un senatore dem: “Conti alla mano, potrebbero essere circa una decina e hanno un peso politico importante”. Eppure, “c’è stato un breve periodo in cui sembrava che alcune aperture potessero manifestarsi a favore del Mes”, viene osservato ancora.
La tenuta dei gruppi parlamentari
“Il viceministro Sileri, ma anche altri esponenti M5s, avevano cominciato a dire che occorreva vedere le carte prima di decidere. Ora, invece, sembra di essere tornati indietro. E ieri quell’uscita di Di Battista che, su questo argomento, mostra di avere le stesse posizioni di Di Maio o, per lo meno, molto ma molto simili”.
C’è una “certa preoccupazione per la tenuta in genere dei gruppi parlamentari e per l’incidenza delle polemiche interne al M5s sui gruppi parlamentari”, confermano fonti dem di Montecitorio. “Noi vediamo il rischio di una screpolatura nel M5s, per usare un eufemismo, perché la tensione all’interno del loro gruppo c’è e il rischio che si possa scaricare sulle istituzioni altrettanto”.
È sua, si sottolinea, “la responsabilità maggiore” perché “è Conte che deve assumere delle iniziative politiche“. Sulla legge elettorale, ad esempio, “il fatto che lui non faccia nulla e che i Cinque Stelle non spingano in questa direzione è segno che ha un suo disegno, altrimenti non avrebbe fatto gli Stati Generali e non si comporterebbe in un certo modo”.
Al sospetto si aggiunge l’irritazione per ritrovarsi “di nuovo a fare i cirenei della maggioranza”, a portare la croce al posto di qualcun altro. Eppure, “se puo’ spendere soldi che, è bene ricordare, non sono ancora arrivati è merito della battaglia fatta dal Pd in Europa. Ed è bene ricordare anche che è li’ in quota Cinque Stelle, non per volonta’ divina. Metta ordine in casa sua”.
A luglio sarà un Vietnam
La preoccupazione maggiore, però, riguarda il calendario della politica: “A luglio sarà un Vietnam perchè avremo la variazione di bilancio, il Mes, la richiesta di sforamento di debito che è stata annunciata, il decreto rilancio da convertire, il decreto semplificazioni e dovremmo avere la legge elettorale. La speranza è che Conte lo capisca anche se, come canta Guccini: è difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito gia’”.
Vedi: Le tensioni nel M5s preoccupano il Pd: "A luglio sarà un Vietnam"
Fonte: politica agi