LE PAROLE DELL’ARTE – 15


 

 

 

Didascalie delle opere a corredo dell’articolo precedente (n. 14)

Immagine n. 27

Paul Gauguin, (1848 – 1903)  La visione dopo il sermone, 1888, olio, cm. 73 x 92, , Scottish National Gallery of Modern Art, Edimburgo

Immagine n. 28

 Van Gogh, (1853 – 1890),Campo di grano con corvi, 1890, Van Gogh Museum, Amsterdam

 

 

  1. LE PAROLE DELL’ARTE

Fermo restando che ogni artista ha, in ogni tempo, cercato dentro di sé la forma più adatta ad esprimere la sua risposta al mondo, tra i due estremi nei quali si tende a collocare la produzione artistica –  ‘grandezza irraggiungibile’ (leggasi mito) per quanto riguarda l’arte del passato VSanarchia’ (leggasi diffidenza e insofferenza) per quanto riguarda l’arte contemporanea, da parte mia   preferisco parlare dell’arte come della vita.

È  difficile comprendere le opere d’arte che non rientrano nel nostro patrimonio visivo. È difficile conoscere gli altri: non sappiamo cosa pensano, a volte sembrano allontanarci. (v. articolo n. 9)

 

  • Considerando superato il preconcetto che il valore di un’opera d’arte sia dato dalla riconoscibilità del soggetto e/o dei sentimenti e/o della bellezza e/o dalla perfezione tecnica;
  • ricordando che un dipinto, indipendentemente  da ciò che rappresenta, è principalmente una superficie piatta riempita di colori … secondo un certo ordine e che le opere sono sempre e principalmente un artificio (v. articolo n. 6);
  • rammentando che il linguaggio parlato (o scritto) si fonda su una struttura gerarchica formata da elementi che sono in rapporto tra loro secondo regole stabilite e vanno dalle unità più semplici – il fonema – a quelle più complesse.
  • suggerendo che, per chi vuole comprendere, “il compito primo, permanente e ultimo è
  • tenere lo sguardo fermo al suo oggetto, superando tutte le confusioni che provengono dal proprio intimo” (v. le scarpe, articolo n.9)
  • precisando che ci sarà sempre tempo di parlare di arte pura, opere ineffabili , certezze, messaggi al mondo, perfezione, livello di eccellenza, linguaggio dell’utopia e della speranza
  • ribadendo che in questa occasione preferisco parlare di pensieri umani, di esperienza che forma, di ricerca di forme per pensieri, di lavoro costante che si confronta con l’errore;
  • sottolineando che l’artista è sempre il regista della sua opere

Per Questi Motivi

propongo di indagare la parola ‘relazione’ che lega, anzi collega.

 

Come ogni uomo e ogni donna che coltivano pensiero ed energia interiore per ‘crescere dentro’ cercano la forma di espressione più adatta, così l’artista si serve degli elementi che costituiscono il linguaggio della pittura: linee, colori, spazio, luce.

Vincent Van Gogh (1853 – 1890) e Paul Gauguin (1848 – 1903) coetanei, amici e artisti accomunati da un profondo amore per l’arte e dalla volontà di trovare una strada alternativa a quella tradizionale maturano uno stile totalmente diverso pur avendo vissuto, insieme per nove settimane, in una piccola casetta gialla ad Arles, in Provenza.

«I nostri litigi sono terribilmente elettrici… qualche volta ne usciamo con le teste esauste come batterie elettriche». Scriveva Vincent in una lettera al fratello Theo.

Veri  rivoluzionari nella pittura  furono entrambi incompresi dai loro contemporanei.

La razionalità de La visione dopo il sermone e la drammaticità  de Il campo di grano con corvi,  sintetizzano gli esiti formali del tutto diversi perché scaturiti da esigenze e caratteri diversi che determinano scelte stilistiche diverse.

Henry Matisse avrebbe parlato  di ‘architettura del quadro’ in relazione alla disposizione, sulla tela, di linee, colori, luce, spazio.

La vita è relazione con la natura e con gli altri l’arte è relazione con la vita e … (continua)

 Linguaggi a confronto

  1889 1889