La serata finale della finale della 71esima edizione del Festival di Sanremo si apre con dei militari sul palco, hanno scoperto chi ha minacciato Random per cantare? Prima ospite della serata Serena Rossi, non sappiamo chi sia esattamente ma viene presentata come attrice, poi annuncia la conduzione di un nuovo programma di RaiUno e alla fine canta Jovanotti; l’impressione è che il palinsesto Rai è più o meno come il gioco del fazzoletto ma con un microfono, chi primo arriva, prende lo prende e ci fa quello che vuole.
Finalmente un superospite degno di questo nome, arranca dalle scale dell’Ariston Ornella Vanoni, la vera ragazzaccia della nostra musica. “Pubblico in sala non ce n’è – sbiascica entrando – ma di pubblico ce n’è molto di là”, credeva di essere a “C’è posta per te”. Quando apre bocca per cantare stende tutti, è talmente intensa, giovane e sveglia che meriterebbe di vincere la categoria Nuove Proposte. È magnifica, ingestibile, inattaccabile, puro punk, classe innata, stordita, superiore. Non rappresenta niente che c’è o ci siamo lasciati alle spalle, è avanti, è oltre. Achille Lauro prenda appunti se vuole far saltare gli schemi, se vuole spiazzarci, studi la differenza tra fare qualcosa ed essere qualcosa. Anche Zlatan Ibrahimovic si prende la soddisfazione di un monologo, forse anche il migliore di tutti quelli che ci siamo dovuti sorbire questa settimana; Achille Lauro infatti lo intercetta dietro le quinte per fargli i complimenti: “Ma quinni, chi tte fà dizzzione?”. Anche Giovanna Botteri si prende il suo momento per un monologo, più che Sanremo sembra un TedX. Il dialogo con Amadeus è surreale, la parte in cui fa chiudere gli occhi al conduttore chiedendogli di immaginare il pubblico a casa è tratta da “Paura e Delirio a Las Vegas”.
Achille Lauro per il suo ultimo “quadro” canta sobriamente la sua “C’est la vie” in un palco invaso dal fumo, “Ornella! Chiudi la porta del camerino!”. Non resiste e conclude la canzone in ginocchio, sanguinante suicida con una rosa infilzata nel petto…mi spiace, troppo tardi. Divertente il medley di Umberto Tozzi, del quale ci ricordiamo solo quando siamo all’estero in vacanza e il dj passa “Gloria”, allora avviciniamo in pista una straniera che balla e attacchiamo “Davvero conosci Umberto Tozzi??”…quanti ricordi, grazie Umbertone. Prima di entrare in scena passa a fare un salutino a Ornella Vanoni, entra nel suo camerino Umberto Tozzi ed esce Flavio Briatore. Annunciata a tempo di record la classifica definitiva fino al quarto posto, quindi quelli fuori dalla corsa alla vincita. Il risultato è scandaloso: 20esimi i Coma_Cose, 17esimo Max Gazzè, 16esimo Fulminacci, 15esima Malika Ayane, 14esima Noemi, 11esimi La Rappresentante di Lista, ottava Madame, sesto Willie Peyote, quarti Colapesce e Dimartino.
Ci meritiamo Al Bano e trap, chiusi in una stanza, h24, a pane e acqua per un mese intero, così magari impariamo. Al televoto finale dunque Ermal Meta, Maneskin e la coppia Francesca Michielin/Fedez, a testimonianza che ci accartocciamo sempre su noi stessi. Prima però dell’annuncio del vincitore c’è spazio per Fausto Leali, Michele Zarrillo e Paolo Vallesi, nei videogame vintage si chiamava “mostro finale”. Alla fine la spuntano i Maneskin, salvando questo festival in calcio d’angolo; noi li avremmo piazzati in una posizione dignitosa, probabilmente anche lontani dal podio, ma considerato cosa abbiamo rischiato, la loro proclamazione ci fa tirare un sospiro di sollievo.
Ghemon – “Momento perfetto” – Voto 6 : Entra in scena acconciato come il gangster di un film di Scorsese che si compra il suo primo vestito elegante negli anni ’50, e solitamente è anche il primo a tirare le cuoia. Confermiamo che la canzone è buona, ma serve di più per arrivare dove può arrivare.
Gaia – “Cuore amaro” – Voto 4,5: Chissà chi è che il giorno dopo la prima esibizione le ha detto “Che figo quel balletto!”. La canzone è cosa povera, ben lontana da quel che è capace di fare, che non sarà cantautorato impegnato, ma non è nemmeno questa roba così poco congeniata.
Irama – “La genesi del tuo colore” – Voto 7: è la terza volta che guardiamo questo video di Irama, sta diventando come il rigore di Baggio ai mondiali del ’94, lo puoi vedere un milione di volte ma ogni volta speri che la metta dentro. Ecco, noi speriamo che succeda qualcosa di diverso da quanto già visto, ma niente…canta anche stavolta.
Gio Evan – “Arnica” – Voto 4,5: Deve aver letto le critiche della stampa specializzata riguardo i completini sfoggiati in queste serate, così si presenta vestito da cameriere…ottima idea.
Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti” – Voto 6: Troviamo sia un bene che Ermal “Mani di forbice” Meta, com’è stato ribattezzato sul web negli ultimi giorni, non sia andato oltre il terzo posto; non perché Ermal Meta, persona deliziosa tra l’altro, ci abbia fatto qualcosa, ma perché la sua canzone è semplice, troppo semplice, e non è il caso che il Festival della Canzone Italiana avalli la produzione di altra musica semplice, perché è una valanga incontrollabile che già ci ha sommersi.
Fulminacci – “Santa Marinella” – Voto 9: L’amore raccontato con una poetica agile e impegnata sullo sfondo di una Roma ridotta alla propria bellezza più schietta. Non c’è nessuno che all’età di Fulminacci scrive come Fulminacci, ce ne sono pochini anche tra i più grandicelli.
Francesco Renga – “Quando trovo te” – Voto 5: La canzone è scritta da Dardust, una volta finita l’incisione lascia lo studio e fuori ad aspettarlo c’è Mahmood: “E quindi? Dai, raccontami, c’ha creduto veramente??”
Extraliscio feat. Davide Toffolo – “Bianca luce nera” – Voto 7: è evidente che gli Extraliscio siano stati invitati da Amadeus dopo una bottiglia di limoncello. La telecamera infatti coglie chiaramente il labiale di Davide Toffolo che da dietro la maschera, prima di cominciare a suonare, rivolto a Mirco Mariani, chiede: “Ma me lo fai vedere questo messaggio che ti avrebbe mandato Amadeus?”.
Colapesce e Dimartino – “Musica leggerissima” – Voto 9: Più la ascolti e più ti piace. È un labirinto di suoni e parole cui significato si mimetizza nei meandri di un ritmo andante e certamente vintage. Erano favoriti ma mancano il podio di pochissimo, vincono la serata in cui vota la sala stampa ma vengono superati in volata da Willie Peyote per il Mia Martini. Peccato, si, ma il loro è stato un grande Sanremo e la loro “Musica leggerissima” la sentiremo spessissimo.
Malika Ayane – “Ti piaci così” – Voto 8: La dimostrazione che si può avere classe, cantare da gran signora, senza per forza annoiare a morte. Poi la Ayane con questa canzone ci fa proprio l’amore, si diverte da matti a cantarla e lo spettacolo è assolutamente coinvolgente.
Francesca Michielin / Fedez – “Chiamami per nome” – Voto 5: La Michielin per l’occasione ha tirato fuori il vestitino della recita delle elementari di Biancaneve, Fedez prova a distrarci dalla sua interpretazione vestendosi come Willy il Principe di Bel-Air. Lasciando il palco il rapper e influencer dice: “è stato importante per tutti, credo”, assolutamente, abbiamo imparato la lezione, non si può andare così vicini a vincere Sanremo con una canzone così debole e così male interpretata. Il mondo sta cambiando e noi, lo ammettiamo, spesso facciamo fatica a stargli dietro, ma non si possono risolvere tutte le cose della vita con una manciata di follower.
Willie Peyote – “Mai dire mai (La Locura)” – Voto 10: Dipinto illuminato del nostro decadentismo, che scioglie in un groove quasi danzereccio, ma il cocktail che ci serve, attenzione, è avvelenato dal lume di una ragione. Nuoce gravemente al problema, tenere lontano dalla portata dei cretini. Vince il Premio della Critica, il minimo.
Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato” – Voto 6: Entra in scena poco dopo Ornella Vanoni, le due si incrociano dietro le quinte “Ci vediamo al bar, per me un Negroni”. Anellazzi alle mani, inseguimenti con la polizia, dichiarazioni scomode su presunti futuri duetti con naziskin…un Sanremo così rock manco i Placebo.
Arisa – “Potevi fare di più” – Voto 5,5: Avete presente quando vostra moglie vuole rimproverarvi ma non vuole darvi la soddisfazione di rivolgervi la parola? Ecco, i suoni che sentite provenire dalla stanza vi sembrano inutili borbottii, in realtà sta cantando la canzone di Arisa.
Bugo – “E invece si” – Voto 6: Canta come se avesse il taxi che lo aspetta fuori dall’Ariston, come se ci stesse facendo un favore, continua a lagnarsi delle prese in giro per la questione Morgan, allora per distrarci (o punirci, non sappiamo scegliere) si presenta con un cappottone inguardabile; non vincerà Sanremo, ma almeno la sua contrada ha vinto il Palio.
Maneskin – “Zitti e buoni” – Voto 8: Si, ok, più si ascoltano e più si trovano riferimenti al rock più classico, ma in fondo chissenefrega, la verità è che ascolti il brano, magari anche mentre fai altro, e cominci istintivamente a fare “si” con la testa. Vincono e tutto sommato va bene così, perché vince una certa idea di fare musica, che non è quella che strizza l’occhio al mercato, non è quella con un computer. Questi ragazzi suonano degli strumenti e si divertono un sacco a suonarli; sono giovani e fighi, credono tanto nei loro mezzi, affrontano ogni situazione con spregiudicatezza. Va bene così.
Madame – “Voce” – Voto 9: Una finestra sul futuro, grande interpretazione di un grande pezzo. Domina il palco con una tale naturalezza che non ha nemmeno paura a mostrare due occhi meravigliosi e impauriti, tutto funzionale ad una narrazione struggente.
La Rappresentante di Lista – “Amare” – Voto 9: Semplicemente magnifici, talmente magnifici che lei fa show anche immersa dentro un’enorme meringa. La canzone è solo l’antipasto di un’esplosione che ci illuminerà tutti presto.
Annalisa – “Dieci” – Voto 5,5: Come le altre esibizioni, tutto molto pulito, intonato, ma senza alcuna personalità. Piccolo test: voltatevi verso la persona che avete più vicino e chiedetele all’improvviso che ne pensa di Annalisa; vedrete che farà un prudente passo indietro e vi dirà “Ehm…bene…si…e questa Annalisa è qui con noi adesso?”. La facessero gareggiare ogni anno tra le Nuove Proposte non se ne accorgerebbe nessuno.
Coma_Cose – “Fiamme negli occhi” – Voto 10: L’amore per come dovrebbe essere raccontato, l’amore per come dovrebbe brillare tra due persone, l’amore su cosa si dovrebbe basare, la vita di tutti i giorni, fatto di tostapane e basilico in balcone, ma tutto preso con poesia, con luce. L’amore per come chiunque lo vorrebbe vivere, l’amore come spesso non riesce, l’amore che può essere tutto e il contrario di tutto, l’amore per come dovrebbe essere tradotto in uno sguardo. L’amore per come andrebbe cantato, soprattutto. Che importa quante persone capiranno e ameranno questa canzone? Chi la capisce è fortunato e se la terrà stretta come un tesoro.
Lo Stato Sociale – “Combat Pop” – Voto 6,5: “Combat pop” non funziona come una “Vita in vacanza”, eppure noi preferiamo di gran lunga “Combat pop”, perché ci riconosciamo Lo Stato Sociale che ci piace, quel contenitore colorato dove dentro ci puoi trovare di tutto.
Random – “Torno a te” – Voto 2: Ha prestato la macchina ad Amadeus, gliel’ha rigata, ora canta a Sanremo. Così, buttiamo ipotesi…
Max Gazzè – “Il farmacista” – Voto 9: Un calendario di parole, un dipinto di Pollock, la vita presa per fondelli e messa in musica, provando sempre a stiracchiare i limiti del pensabile.
Noemi – “Glicine” – Voto 7,5: Una canzone che le calza a pennello sulla quale può far danzare la sua voce. Noemi è certamente una delle sorprese di questo festival, bentrovata.
Fasma – “Parlami” – Voto 5: Tutto molto debole, più Festivalbar che Sanremo, più ospitata tv che club, tutto troppo superficiale. Sta andando forte su Spotify, gli auguriamo il meglio, ma è tempo di farsi le ossa in contesti più consoni.
Aiello – “Ora” – Voto 6: Avete presente quando state al bancone di un bar e un tizio più avanti di voi nella sbronza vi attacca bottone per raccontarvi i fatti suoi e a te non frega niente?
Source: agi