ROMA – “Abbiamo dimostrato che quando si lavora sulle cose che uniscono e non sulle differenze, che permangono, le cose si fanno e pure velocemente”. Roberta Lombardi, storica esponente del Movimento 5 stelle, è la nuova assessora alla Transizione ecologica e alla trasformazione digitale della Regione Lazio. Lavorerà al fianco di Nicola Zingaretti. Dà vita, con la benedizione del Garante Beppe Grillo, di Giuseppe Conte e di tutti i dirigenti M5S, alla prima giunta regionale giallo-rossa.
Che importanza ha un passo del genere nella vita del Movimento?
“È un percorso partito tre anni fa. La maggioranza aveva i suoi numeri, non aveva bisogno di noi, ma abbiamo cominciato fin dal principio a collaborare su alcuni temi. Abbiamo approvato misure importanti dal punto di vista legislativo e abbiamo capito che, pur restando due forze politiche distinte, c’è un pezzo importante di strada che possiamo fare insieme. Questo dimostra la trasformazione ineluttabile del Movimento: siamo nati raccogliendo rabbia, indignazione e rancore, ma siamo passati dalla frustrazione alla possibilità di realizzare le cose”.
Dal punto di vista dei superortodossi, anche dentro al Movimento, lei e Valentina Corrado, nuova assessora al Turismo, enti locali e sicurezza, vi siete prese due poltrone.
“Usano ancora il linguaggio della rabbia della prima ora. Tra noi c’è invece chi è cresciuto, maturato, non è rimasto un eterno adolescente in lotta col mondo. Ci siamo presi le poltrone perché sono posizioni che ti permettono di modificare veramente le cose. Se poi chi critica lo fa dopo averla persa, una poltrona, significa che cambiano a seconda di chi ci siede sopra”.
Ma non siete passati dal voto su Rousseau. Perché?
“Perché stiamo ridefinendo il rapporto con l’associazione Rousseau. Ci sono un po’ di nodi da sciogliere in maniera definitiva, per via di problemi che sono stati lasciati a bagno per anni. In questo momento non ci è stato consentito l’utilizzo della piattaforma, contiamo di risolvere l’intera questione entro la fine del mese per poter ricominciare a usare i nostri strumenti di democrazia diretta”.
Come la risolverete?
“Trovando un accordo sia di tipo economico sia definendo i reciproci ruoli. Altrimenti, cercheremo una formula di fine rapporto che sia equa”.
Il manifesto controVento di Davide Casaleggio sembra un elenco di condizioni.
“L’ipocrisia di fondo di quell’operazione mi ha profondamente disturbata. Io sono nei 5 stelle da sempre, so tutto, e ho trovato quelle parole incoerenti con i comportamenti messi in campo da chi quel manifesto lo ha stilato”.
L’esperienza della Regione Lazio, della Puglia dov’è entrata un’altra vostra assessora, si ripeterà alle prossime amministrative? Pd e 5 stelle insieme nelle città?
“Non a tutti i costi. Non serve affrontare insieme le elezioni se non c’è un progetto comune. È lavorando sui temi, sommando le differenze, che si possono trasformare in ricchezza. A me ad esempio non interessa il discorso di fare fronte comune contro la destra. Non serve correre contro qualcuno, ma per qualcosa”.
Chiara Appendino ha lanciato un laboratorio comune per Torino. E a Roma? La sua idea resta quella delle primarie, nonostante Virginia Raggi sia ormai ufficialmente la candidata del Movimento?
“Penso, ma è una mia idea, che tutte le forze che si riconoscono nella rete progressista debbano presentare un programma e un candidato e che i cittadini dovrebbero votare chi li convince di più. Per poi correre insieme”.
È preoccupata che a guidare il Pd non ci sia più Nicola Zingaretti?
“No. Sarei preoccupata se ci fosse una persona che non ha lo sguardo alzato verso il futuro, qualcuno concentrato sulle beghe di partito e sul bisogno di accontentare le correnti. Non mi sembra il caso di Enrico Letta però. Per come l’ho conosciuto, durante la sua esperienza di governo, sono abbastanza tranquilla. È stata un’epoca molto diversa da quella renziana”.
Avete affidato a Conte il nuovo Movimento, rendendo vano tutto il lavoro che avevate fatto agli Stati generali. Vi occorreva un salvatore?
“So che Conte sta leggendo attentamente il documento di indirizzo uscito dagli Stati generali perché è frutto di un’elaborazione e di una maturazione fatta in questi anni. Quel che può offrirci la sua figura è la possibilità di contaminarci con altri movimenti, altre sensibilità, altre esperienze”.
State uscendo dal blog.
“Dal blog siamo usciti da parecchio. C’è qualcuno che vorrebbe ridurre tutto alla dimensione digitale, ma la politica si fa in strada o nei palazzi. Ogni giorno”.
Con Conte capo, Grillo resterà garante?
“Ci sarà sempre. Deve esserci. Nei primi anni di legislatura ci siamo concentrati sui bisogni dei singoli, con il reddito di cittadinanza. Adesso lui ha spostato l’attenzione sui bisogni della collettività, del luogo che ci ospita tutti, del pianeta. E che fai, te lo perdi uno così?”.