AGI – Sono colte, determinate, di successo, in equilibrio tra tradizioni e modernità. Ciò che le accomuna è la voglia di abbattere i luoghi comuni e presentare un’immagine alternativa a certi stereotipi sulla condizione della donna nei paesi arabi.
A portare sugli schermi televisivi degli Emirati Arabi il tema della parità di genere e dell’empowerement femminile è stata l’italiana Benedetta Paravia. Con quasi 1 mi-lione di spettatori a puntata su Dubai One TV, uno dei più popolari canali televisivi del Paese, ha catturato l’attenzione del pubblico con la serie cross-mediale Hi Emi-rates, composta, per la precisione, dalla prima parte HI DUBAI e dalla seconda HI EMIRATES (oggi visibili anche sui voli della Emirates Airlines).
Girata a partire dal 2018, la serie presenta una carrellata di donna arabe moderne ed emancipate che hanno acceso il dibattito pubblico sul loro ruolo nella società. Gli Emirati Arabi sono un Paese giovane, che proprio quest’anno celebra, oltre a Expo 2020 Dubai, anche il Giubileo d’oro, i primi cinquant’anni dalla fondazione.
Un lasso di tempo breve, in cui però, grazie alle grandi disponibilità economiche prodotte dall’estrazione degli idrocarburi, lo stile di vita e i costumi della federazione di monarchie hanno conosciuto una modernizzazione velocissima, esponenziale, confrontandosi con un contesto sociale sempre più dinamico e multiculturale, che oggi conta fino a quasi 200 diverse nazionalità.
L’occasione per incontrare alcune protagoniste del progetto, è stata la presentazione del libro che riporta il titolo della sere, Hi Dubai & Hi Emirates di Benedetta Pa-ravia (Graus Edizioni), con le testimonianze dell’Ambasciatore Italiano Nicola Lener e della Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Abu Dhabi Ida Zilio Grandi.
Il libro fotografico racconta il backstage, la storia, le passioni delle donne apparse sul set e che in modo diverso hanno trovato una realizzazione attraverso percorsi di vita e nel lavoro. Forte il è anche desiderio di presentare agli occhi del mondo occidentale un’immagine alternativa allo stereotipo di una donna araba sottomessa e limitata nelle proprie libertà.
“Sono arrivata negli Emirati Arabi al termine del miei studi in giurisprudenza, dove-vo rimanere per un breve periodo “sabbatico” ma ho messo radici” racconta Bene-detta Paravia. Salernitana di origine, istrionica, ha un nome d’arte (Princess Bee), è tra le italiane più famose negli Emirati, certamente tra le pochissime ammesse nei salotti (o meglio majilis) delle nobili locali.
“Ho sempre odiato i pregiudizi e devo dire che il nostro progetto ha trovato subito molto sostegno. Il team che ha realizzato e prodotto la serie televisiva è tutto italiano mentre le mie protagoniste sono tutte emiratine. Sono membri del Parlamento, membri di società per azioni, mana-ger, atlete. Ma ci sono anche piccole imprenditrici o studentesse, che già dalla prima giovinezza e dai primi anni di scuola sanno che contribuiranno al migliora-mento della società. Questo è un Paese pioniere nel mondo arabo rispetto alle te-matiche femminili e anche Expo 2020 Dubai darà un grande contributo a questi te-mi. ”
“Ho accettato subito di far parte del progetto – ha detto Sharifa Yateem, presidente dell’omonimo centro specializzato nel sostegno di bambini autistici, e che tiene a precisare di essere la prima donna del Paese ad aver conseguito la certificazione in quest’ambito – Penso che questa serie televisiva sottolinei l’importanza di raf-forzare il ruolo della donna, di unirci e inspirare altre per riuscire a fare quello che sognano.”
Dr. Khawla AlRomaithi è manager nel settore IT. Racconta di essere molto impe-gnata nella famiglia, nel lavoro e viaggia tantissimo. Si considera una donna mo-derna ma anche rispettosa delle tradizioni. “Le donne arabe sono il pilastro della famiglia e della società, per volere dei padri fondatori della Nazione. Tra noi ci sono donne ministro, astronauta, ingegneri e amplieremo sempre più i settori in cui sa-remo presenti. Expo 2020 Dubai porterà qui donne in arrivo da oltre 190 Paesi, sarà di grande aiuto nel dibattito non solo nella Regione.”
Source: agi